Gianni Tamino: È tempo di bilanci

Tiriamo un po’ le somme

Da quando scrivo per Biolcalenda l’editoriale di fine anno devo quasi sempre incominciare dicendo, a prescindere da quale sia l’anno, che, per gli argomenti di cui si occupa la rivista e in particolare per l’ambiente e per la salute, anche questo è probabilmente il peggiore degli ultimi anni. Purtroppo così è anche per il 2024.

Incominciamo dai cambiamenti climatici. Secondo il servizio europeo sul clima, i mesi di giugno e agosto sono stati i più caldi mai registrati e nel complesso l’estate è stata la più calda da quando vengono registrate le temperature nelle stazioni meteorologiche del Pianeta. Ma questo incremento non riguarda solo le temperature medie dell’aria a livello del suolo, ma anche le temperature dei mari compresi tra 60° nord e 60° sud, dove la temperatura media della superficie in agosto ha raggiunto 20,91°C, il secondo valore più alto registrato dopo quello del 2023, per una differenza di 0,07 gradi.
Ma l’estate di quest’anno in Europa è stata anche tra le più aride e nel corso dell’anno la perdita di ghiaccio è stata tra le più elevate, sia a livello marino, nell’area artica, che a livello dei ghiacciai di montagna. Ovviamente questa situazione ha conseguenze rilevanti sugli ecosistemi, sulla salute umana e sull’agricoltura!

Questi dati come del resto un rapporto realizzato per le Nazioni Unite (Global Stocktake) mettono in luce quanto il mondo sia lontano dal raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima (cioè mantenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto di 2°C in più rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5°C) e quanto scarsa sia la volontà dei singoli stati di affrontare seriamente il problema.

Molto grave è stato anche l’inquinamento. Come dice Greenpeace “plastica, sostanze tossiche, agricoltura industriale e allevamenti intensivi sono tutti tasselli di un sistema malato che sta distruggendo l’ambiente.” In particolare l’aria che respiriamo è inquinata e la maggior parte dell’inquinamento atmosferico deriva dall’uso dei combustibili fossili. Eppure, nonostante gli avvertimenti e i rischi per la salute di milioni di persone, i governi e le aziende alimentano la crisi invece di affrontarla.

Ma c’è un’altra fonte di emissioni nocive: la produzione intensiva di cibo. Agricoltura industriale e allevamenti intensivi sono responsabili del 90% delle emissioni di ammoniaca. In Italia, l’ammoniaca prodotta dagli allevamenti intensivi costituisce la seconda causa di formazione di polveri sottili (PM2,5) che ogni anno causano circa 50.000 morti premature.

Nel Rapporto State of Global Air del 2024, che fornisce un’analisi completa dei dati sulla qualità dell’aria e sugli impatti sulla salute per i paesi di tutto il mondo, si afferma che l’inquinamento atmosferico ha causato 8,1 milioni di decessi a livello globale, diventando il secondo fattore di rischio di morte, anche per i bambini sotto i cinque anni.  

Poi ci sono le sostanze tossiche immesse nell’ambiente come i PFAS, i pesticidi, le diossine e tutte le plastiche che degradandosi diventano microplastiche.
Nell’ultimo anno sono stati eliminati nell’ambiente circa 12 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica che gradatamente si trasformeranno in microplastiche inalabili ed ingeribili, che trasportano altre sostanze tossiche come i PFAS o il bisfenolo A, cioè composti pericolosi e in grado di alterare il sistema endocrino.

Ma l’anno che sta per finire ci ha riservato ulteriori brutte notizie: il Governo Meloni ha riproposto a livello energetico l’utilizzo del nucleare e in agricoltura la possibilità di impiego dei nuovi OGM, in questo caso in accordo con la Commissione Europea.

Eravamo riusciti ad avere l’Italia libera dal nucleare e dagli OGM, grazie all’appoggio della cittadinanza: si pensi a ben due referendum contro il nucleare o all’opposizione ai prodotti contenenti OGM da parte dei consumatori e alla scelta della maggioranza degli agricoltori di non volere sementi transgeniche. I cittadini italiani dovranno di nuovo respingere questo ennesimo tentativo di favorire multinazionali, a scapito di fonti energetiche pulite e di cibi sani.

Tuttavia, a mio avviso, il fatto più grave che si sta verificando sul nostro Pianeta è l’incremento degli scenari di guerra: non solo Ucraina e Palestina, ma vaste zone dell’Africa, dell’Asia e del Sud America sono attraversate da conflitti o da guerre civili.
È estremamente preoccupante che i governi di paesi, anche non direttamente coinvolti, anziché facilitare percorsi di pace, stiano favorendo questi conflitti, fornendo armi, ignorando le indicazioni dell’ONU e accettando massacri e genocidi. Siamo ad un passo dal ricorso alle armi nucleari.

Non stupisce dunque che questa situazione abbia reso sempre più precario il rapporto tra attività umane, società ed ambiente.

L’overshoot day globale, cioè il giorno in cui abbiamo esaurito le risorse rinnovabili del Pianeta, quest’anno è stato raggiunto il primo giorno di agosto, consumando l’equivalente di 1,7 pianeti. Ma per l’Italia l’overshoot day è arrivato già il 19 maggio: da quella data siamo in debito di 226 giorni, ovvero, se tutti vivessero come gli italiani, servirebbero 2,6 pianeti Terra per soddisfare i bisogni collettivi.

Ma ancora più preoccupante è quanto affermano gli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists, che ogni anno presentano l’orologio dell’apocalisse che simbolizza con la mezzanotte la fine dell’umanità: nel 2024 siamo arrivati alle ore 23:58:30, cioè siamo a un minuto e mezzo dall’apocalisse. Guerre, con relativa minaccia nucleare, crisi climatica, malattie e nuove epidemie ci stanno portando a soli 90 secondi dalla catastrofe, con la fine non certo della vita sul Pianeta Terra, ma dall’invadente presenza della specie umana, tutt’altro che sapiens!


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