calendula-fiorrancio

Calendula Fiorrancio

Calendula sp. L. Asteraceae
Fioritura: aprile-dicembre
Parti raccolte: fiori e la pianta intera
Tempo di raccolta:fiori (aprile-giugno), la pianta intera (settembre-novembre)

Etimologia

Calendula è il nome del genere e ha origine dal latino calendae che significa il primo giorno del mese nel calendario romano e sarebbe riferito al fatto che la pianta durante la bella stagione ha la caratteristica di fiorire ogni mese per quasi tutto l’anno, così come nel calendario romano arcaico la luna ritornava alle calende di tutti i mesi, che allora erano lunari. I fiori si aprono al mattino, nel corso della giornata si muovono secondo la direzione assunta dal sole e si chiudono al tramonto. I latini usavano anche indicarla come solesquium, letteralmente traducibile con “che segue il sole”. Officinalis indica il nome della specie, viene dal latino officina e allude alla farmacia intesa come laboratorio.

Simbologia

la caratteristica di rivolgersi verso il sole la collega alla Grande Madre e ad Afrodite, che afflitta per la morte di Adone, il suo giovane amante, versò lacrime talmente disperate che appena toccarono terra si trasformarono nei fiori delle calendole. Per questo, nel linguaggio dei fiori, le è stata anche attribuita una mitologia sentimentale triste. Anche se dovrebbe essere al contrario poiché i principi attivi ricavati dai fiori curano piaghe, ferite e varie malattie epidermiche.

Bussoletta Botanica
Come riconoscerla
Erbacea perenne dal fusto allargato sul terreno, ramificato e fitto di foglie oblungo-lanceolate, intere e dal margine lievemente dentellato. I fiori, di colore giallo-arancio, sono riuniti in infiorescenze (capolini) solitarie e terminali, che si schiudono al mattino e si richiudono alla sera.

Dove osservarla
Orti, giardini, prati , luoghi incolti, bordi strada,

Frammenti di etnobotanica
Usi cosmetici:mescolando i fiori con quelli di fiordaliso (Centaurea cyanus), si otteneva un decotto decongestionante da usare per gli occhi stanchi e come un buon rimedio per le “zampe di gallina”.
Usi alimentari:alcune giovani foglie aggiunte alle insalate conferiscono un particolare aroma amarognolo; i fiori le ornano di una delicata colorazione. Sia freschi che essiccati i fiori venivano usati come succedanei dello zafferano nei risotti, e nelle minestre. I fiori in boccio, sbollentati in aceto, stuzzicavano l’appetito e così pure un aceto in cui era stata messa a macerare una manciata di fiori freschi, ben mondati.
Usi magici:se i fiori si aprivano presto, tra le sei e le sette del mattino, sarebbe stato un giorno di sole, se restavano chiusi anche il cielo sarebbe stato, per ventiquattro ore, chiuso e coperto.
Usi medicinali:le foglie contuse svolgevano un’azione cicatrizzante su ferite, scottature, piaghe, foruncoli; l’uso delle foglie e dei fiori, ridotti in poltiglia e misti con olio di vasellina, era utilizzato neutralizzare le sostanze velenose inoculate con le punture degli insetti (e di zanzare nelle nostre pianure ve n’erano molte e tutte virulenti) e per curare i geloni; il decotto, preparato con le infiorescenze, veniva assunto oralmente per favorire e regolarizzare il flusso mestruale; le infiorescenze infuse in olio di oliva per una quindicina di giorni consentivano di ottenere un olio adatto per disinfettare le ferite; le foglie fresche, macerate nell’aceto, venivano applicate localmente: favorivano il distacco dei calli e delle verruche; il succo delle foglie, pestate in un mortaio, curava piaghe, scottature, geloni, foruncoli e le screpolature della pelle.
Usi ornamentali: erano molto apprezzate per decorare le aiuole dei giardini, per confezionare mazzolini di fiori assieme ad altri fiori freschi di campo, portarle al camposanto o in chiesa oppure lasciarle nell’orto, perchĂ©, a guardarlo, sembrasse piĂą bello.

Briciole d’Archivio
Sinonimi
Calendula, Dod.; Calendula simplici flore, Ger.; Chrysanthemum. Lob.; Cyclamen. Diosc.; Caltha floresimplicis, I.B.; Caltha vulgaris, Tourn.; Clatha, Durante;

Ricetta locale
Unguento di calendula. Si prendono due manciate di fiori freschi e alcune foglie e si uniscono, per una notte, a mezzo litro di olio di oliva, precedentemente scaldato (non deve fumare). Il giorno seguente si riscalda nuovamente e si filtra attraverso un pannolino. Si aggiunge un paio di etti di cera d’api e si riscalda nuovamente l’olio, finchĂ© la cera si scioglie. La pomata che si ottiene è efficace per curare le gambe gonfie ed irritate e le vene varicose. Si usa pure per curare eruzioni cutanee, ulcere, dolori reumatici.

Cocina
“Fassi de i fiore, et delle cime tenere con rosso d’ovo una frittata, che mangiata ferma i mestrui superflui.” (Durante, 84)
 â€ś si usa solo mangiarla nell’insalata…e ragionevolmente può accompagnarsi con altr’herbe … ch’hanno forza di rinvigorire il cuore, e di far resistenza a veleni, Com’è la boragine, la pimpinella, l’acetosa, la melissa, e altre simili;” (Massonio, 1627, p.185)

Nota
era un fiore che non poteva mancare nei mazzi di fiori offerti alla Madonna.

Giovamenti / Nocumenti
“Virtù. Di dentro. Provoca i mestrui bevendosi il succo, overo mangiata l’herba alquanti giorni continui. Il succo bevuto al peso d’un’oncia con una dramma di polvere di lombrichi terrestri guarisce il trabocco del fiele. Mangiansi le foglie, e i fiori utilmente nelle insalate, messi ne i bordi da lor buono odore, et sapore. Conferisce quest’herba ne gli affetti del cuore, nelle difficultà del respirare, nel trabocco del fiele.”
 VirtĂą. Di fuori. … sana l’herba le ferite, la polvere de i fiori messa con bambagio nel dente, ne leva il dolore. I fiori et le foglie secche facendone profumo alla natura provocano meravigliosamente i mestrui, le secondine ritenute nel parto. Il fiore fa i capelli flavi, facendolo bollir nella liscia.” (Durante, 1585, p.85)

Nota storica
“Modo di cavare il succo della Calendula. Pigliate tutta l’erba fuorché la radice, cioè a dire, le foglie, i fiori et il gambo… pestatela in un mortaro con un pistone di legno, e spremetene il succo con le mani, il qual colerete … Questo succo va fatto di nuovo ogni mattina; poiché si corrompe facilmente … si deve ancora osservare, che alle volte il luogo o’ è il male s’enfia molto, ma non bisogna stupirsene, se non più di quando scoppia e se ne vedono uscire alcune pietrucce bianche, che rassomigliano alla scorza d’ovi ben pesti, perché tutto ciò è buon segno.” (Fochetti, 1731, p.74)

Biolcalenda di Gennaio 2016


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