Il mese scorso, verso fine aprile, mi ha particolarmente colpito la vicenda del piccolo Alfie Evans, il bambino inglese colpito da una grave malattia neurologica degenerativa, al centro di un vasto e variegato movimento di opinioni sull’opportunità di staccare le macchine che lo tenevano in vita. Problema comunque già superato perché il bambino è morto il 28 aprile, dopo cinque giorni che i medici avevano staccato la spina.
E’ uno di quei casi che,
Oggi la morte viene cancellata e scompare, è oggetto di vergogna e diventa un tabù, prendendo il posto del sesso (!) come principale divieto. Cancellata perfino nei riti dell’elaborazione del lutto e il lutto protratto diventa di pertinenza dello psicologo o dello psichiatra. Una volta la morte era quasi sempre annunciata, oggi il malato troppo spesso viene privato del diritto di conoscere la propria morte e di prepararla.