L’American Institute for Cancer Research (Aicr) ha pubblicato nel 1997 uno studio, frutto di anni di indagini, che lancia l’allarme sulle proteine animali quale fonte di incremento dell’azione cancerogena, mentre conferma che i prodotti vegetali ne contrastano l’attività.I vegetali svolgono il compito di “agenti anticancro” perché contengono antiossidanti come le vitamine C ed E, che prevengono danni genetici e offrono all’organismo sostanze come il folato di sodio, retinoidi ed altri composti fitochimici che contribuiscono a “riparare” il DNA danneggiato dai processi cancerogeni iniziali. Sono migliaia a livello mondiale, oltre a quello americano dell’Aicr, gli studi recenti (vedi www.wcrf.org/dietandcancer/cancer-prevention-recommendations) che confermano le proprietà anticancro di legumi, pane e alimenti integrali, zucchine, insalata, aglio, cipolle, cavoli, broccoli, riso, carote, pomodori, carciofi, bietole, e persino erbe aromatiche come menta, rosmarino e coriandolo (dotati di potente azione di prevenzione verso diversi tumori).
Più recentemente anche una Commissione della rivista The Lancet (www.thelancet.com Vol 393, 2019) ha chiarito che il consumo di frutta e verdura è associato a una ridotta incidenza di cancro. Ma i benefici di una dieta vegetariana, che richiede maggior consumo di vegetali e soprattutto di frutta e verdura cruda, potrebbero essere vanificati dalla presenza di sostanze tossiche nei vegetali coltivati con pesticidi.
Molti pesticidi sono risultati cancerogeni e interferenti endocrini, cioè in grado di alterare il normale equilibrio ormonale, con rischio di provocare vari tipi di malattie degenerative.
Ad esempio il più diffuso diserbante utilizzato nel Veneto (e forse nel mondo), il glifosate, contenuto nel Roundup della Monsanto (ora Bayer), non solo è la più frequente causa di problemi e avvelenamenti in Italia (Sistema Nazionale di Sorveglianza delle Intossicazioni Acute da Fitosanitari, 2005), ma risulta probabile cancerogeno (IARC, 2015) e interferente endocrino che può influire anche sullo sviluppo del feto.
Per queste ragioni i vegetariani devono utilizzare solo prodotti provenienti da agricoltura biologica, cioè senza utilizzo di sostanze chimiche di sintesi. Anche le uova, che per i vegetariani vanno usate saltuariamente (per i vegani mai), devono provenire da agricoltura biologica, che prevede un carico massimo di qualche centinaio di galline per ettaro. Ciò significa che biologicamente non è possibile produrre gli attuali 12 miliardi di uova consumati ogni anno dagli italiani (occorrerebbero 5 milioni di ettari): un ulteriore ragione per mangiare meno uova, ma di maggiore qualità, quella biologica.