Per capire come mai manca cibo a una parte dell’umanità è necessario considerare cosa comporta la diffusione di una dieta ricca di carne e di prodotti animali in genere.
A parità di territorio utilizzato, le rese produttive dei legumi e dei cereali sono nettamente maggiori di quelle del bestiame. Quindi la produzione di cibo ottenuta con i vegetali è decisamente maggiore di quella che deriva dall’allevamento di animali. Ma molti dei vegetali che oggi produciamo, sono utilizzati, nei paesi più ricchi, per produrre mangimi per gli animali.
A tal proposito possono essere utili alcuni dati: 10 anni fa in Italia (sulla base dei dati ISTAT) il consumo di mais, come alimento umano, era un decimo di quello che consumavamo negli anni ’50, pur producendone almeno 4 volte di più; oggi produciamo oltre 6 milioni di tonnellate di mais e quasi altrettante ne importiamo, ma l’85% del totale va ai mangimi, quasi il 10% alle industrie non alimentari e agli impianti a biomasse per produrre energia e solo il 5% all’alimentazione umana, soprattutto per additivi, come gli addensanti, mentre solo un piccolo residuo riguarda il consumo classico, come polenta.
Inoltre produciamo e importiamo enormi quantità di soia, che in minima parte consumiamo direttamente. Soia e mais, cioè un legume e un cereale, ottimi per l’alimentazione umana, vengono trasformati in mangimi per gli allevamenti di animali. Ma ogni volta che soia e mais si trasformano in cibo per animali, che poi diventeranno cibo per l’uomo, con i legumi e i cereali necessari a produrre la carne della porzione per una sola persona, si poteva alimentare, in modo equilibrato, da cinque a otto persone.
Negli Stati Uniti, ad esempio, su circa 370 milioni di mais prodotti, 140 servono a produrre mangimi; aggiungendo soia e altri vegetali, si utilizzano oltre 170 milioni di tonnellate all’anno per ottenere circa 28 milioni di tonnellate di carni, per l’alimentazione dei cittadini americani. Dai calcoli effettuati da alcuni esperti emerge che se i terreni coltivabili della terra venissero usati soprattutto per produrre alimenti per vegetariani, ci sarebbe cibo per oltre 15 miliardi di abitanti. Del resto la stessa FAO (l’organizzazione mondiale per il cibo e l’agricoltura) ha dichiarato che il cibo, se equamente distribuito, sarebbe sufficiente per quasi il doppio dell’attuale popolazione umana.
La spiegazione ecologica di questa perdita di disponibilità di cibo è molto semplice: tutta la produzione naturale del pianeta è garantita dall’energia solare, attraverso la fotosintesi clorofilliana. Questa produzione primaria dà origine alla massa totale delle piante; questa biomassa può sostenere una biomassa molto più piccola di consumatori primari, cioè di erbivori, che a loro volta non possono che sostenere una biomassa molto più piccola di carnivori. Nel corso della sua evoluzione l’uomo, che probabilmente in origine consumava prevalentemente vegetali, ha trovato vantaggioso integrare la dieta con prodotti di origine animale, ricchi di proteine che in passato erano essenziali per la sopravvivenza. Ma oggi i paesi ricchi consumano il doppio o il triplo delle proteine necessarie e in tal modo l’uomo, che biologicamente è un onnivoro prevalentemente vegetariano (cioè si trova soprattutto a livello dei consumatori primari), negli ultimi decenni è diventato prevalentemente carnivoro (salendo al livello dei consumatori secondari).
Il consumo di carne nelle popolazioni dei paesi più ricchi, un ottavo circa della popolazione mondiale, è arrivato a oltre 100 Kg pro capite all’anno, mentre una quota circa uguale di popolazione, nel sud del mondo, ogni anno o muore di fame o soffre di grave denutrizione.
Se tutta l’umanità volesse consumare la stessa quantità di carne pro capite degli Stati Uniti o dell’Europa, occorrerebbe avere a disposizione una superficie almeno doppia o tripla di quella del pianeta Terra, da adibire tutta o a pascolo o a coltivazioni di cereali.
Risulta dunque evidente la necessità di ridurre i consumi di alimenti di origine animale per tentare di garantire sia cibo per tutti che un futuro al nostro Pianeta.
Questa scelta, oltre ad offrire un apporto di cibo a tutti gli abitanti ed un futuro sostenibile alla Terra, andrà anche a vantaggio della salute dei cittadini dei paesi ricchi. La scelta vegetariana, sulla base di molte ricerche, è risultata infatti la migliore dieta per prevenire alcune malattie tipiche dei paesi a più alto sviluppo economico (ma di questo parleremo in una prossima puntata).