L’Essere Umano è fatto per amare. Ma il vero e puro Amore si estrinseca in relazione e in conoscenza del mondo. La sua espressione è nell’Azione, non nella re-azione. In ciò che spontaneamente nasce in noi, quello che è giusto e buono per il nostro essere “qui ed ora”. Non nella ripetizione di formule pensate, volute e vissute da altri.
“Il vero amore di sè è amore del mondo: si attinge nell’amare ciò che è in quanto si possa conoscere oltre il limite della natura” (Massimo Scaligero, dell’Amore immortale).
“Mastica e sputa, da una parte il miele. Mastica e sputa, dall’altra la cera. Mastica e sputa: prima che venga neve” (F. de Andrè, Ho visto Nina volare).
Questo vale per qualsiasi attività. Anche per la cucina, che come è noto caratterizza in forma così marcata l’essere umano. Non c’è animale che cucina se non l’umano: Claude Levi-Strauss, fondatore dell’antropologia culturale, segna il momento della nascita della cultura (e quindi dell’uomo, secondo lui) nel momento in cui si inizia a trasformare (e a pensare di poter trasformare) il mondo per nutrirsene, il momento nel quale l’uomo comincia a cucinare.
Per nutrire, oltre che il nostro corpo, anche il nostro immaginario abbiamo a disposizione infinite storie, sgocciolate nella vita degli uomini dalla notte dei tempi.
Storie che ci raccontano di quel mondo oltre il limite di cui parla Massimo Scaligero nella frase citata, un mondo che nutre gli uomini, per farsi raccontare da loro ad altri uomini.
Due di queste storie sono quella del pugnale d’oro, dalla antichissima tradizione persiana, e l’episodio della tana del bianconiglio, dalle avventure di Alice nel paese delle meraviglie.
Due fra migliaia di possibili storie che hanno in comune tra loro la “terra”, la nostra relazione con la terra.
Il pugnale d’oro è il preziosissimo dono che l’eroe Jamshid riceve da Ahura Mazda, la divinità solare, al tempo della guerra che avvenne tra Iran e Turan nella mitologia persiana. Guerra tra divinità solari e divinità ctonie, tra uomini che seguivano il progetto di umanità da costruire e uomini che li contrastavano, nutrendosi delle antiche forze, ormai inadatte a interpretare il mondo in cambiamento. Un po’ la storia dei tempi nostri, insomma! 😀
Jamshid riceve con quel pugnale l’aspirazione alla saggezza, che compenetra le forze decadute pervadendole della possibilità di applicare la forza spirituale interiore al piano fisico esteriore.
Il pugnale d’oro servirà a Jamshid per penetrare fisicamente la terra in più riprese, come un aratro, rendendo il terreno coltivabile e portando all’umanità scoperte e la civiltà, per consentire la sua espansione. Il pugnale dona all’umanità la forza di elaborare il mondo esteriore dei sensi per renderlo armonico allo spirito. Anche questa azione, come tutto quello che riguarda il mondo fisico, giunge a un limite. Arriverà il momento nel quale sarà necessario rifugiarsi in una grotta che sia riparo e riposo. Jamshid la costruisce comprimendo con il suo piede (volontà!) la terra di argilla e poi la sigilla: con un anello d’oro, altro dono del Dio solare.
Il pugnale d’oro, l’azione, l’anello d’oro, il mondo conchiuso. Finito un ciclo. Arriva il tempo di pensare alla nuova costruzione mentre sopra la grotta, come annunciato a Jamshid da Ahura Mazda, infuria la tempesta di neve. E anche qui, sembra la storia dei nostri tempi…
Veniamo al signor White Rabbit: il bianconiglio. “Non c’è tempo, non c’è tempo”, corre come un ossesso cercando rifugio con il suo panciotto e l’orologio a cipolla fuori dal taschino, affannato, impaurito: ma non si sa da cosa. Forse semplicemente del tempo che passa. Un classico esempio di nevrosi! (E anche qui, un pensiero ai tempi di oggi…).
La tana del banconiglio è il suo rifugio. Alice lo vede rintanarsi lì, lo segue.
Quella del bianconiglio è però un riparo offerto, disponibile e pronto: non una grotta che noi, con la nostra volontà, costruiamo Realizziamo per noi, usando la dotazione che il mondo spirituale ci offre, dotazione d’oro. È facile perché è già fatta, è lì. Ma nasconde per questo delle insidie! Certamente, è lo strumento attraverso il quale possiamo fare delle esperienze. È il luogo dell’esperienza.
Alice entra nella grotta, vive delle esperienze e ciascuna la rinvia ad una domanda che ritorna ossessiva: chi sei tu? “Chi sei? – disse il Bruco. Non era un bel principio di conversazione. Alice rispose con qualche timidezza: – Davvero non te lo saprei dire ora”.
La tana del bianconiglio è piena di sorprese, di immagini, di vita, di distrazioni, di curiosità. Ma non è il luogo di Alice. Certo, la aiuta a capire. Anzi, forse è proprio lì per questo. Quindi, è ANCHE il suo luogo.
Alice, tra emozioni, rincorse, processi, a un certo punto capisce che non è più tempo. Lo capisce perché è cresciuta, non ci sta più. C’è un luogo per ogni tempo, c’è un tempo per ogni luogo. Lei diventa grande, e vede nella loro natura le immagini illusorie: “Non siete altro che un mazzo di carte!”, sentenzia agli ometti e alle immagini della tana, e decide di uscire.
Magari, qualcuno le darà in mano un pugnale d’oro, e un anello per sigillare il SUO mondo. E ci auguriamo che sia presto la storia anche dei nostri tempi!
Eccomi quindi qui anche io, essere umano tra altri, a rimescolare storia e leggende, per cercare di trasmettere un concetto: È IMPORTANTE AGIRE CON CONSAPEVOLEZZA!
Cucinando, così come svolgendo qualsiasi attività, non combiniamo semplicemente ingredienti, ma conosciamo, creiamo relazioni e mondi: diventarne consapevoli ci apre spazi di consapevolezza, di pace, di gioia, di vita vera. Questo è il principio di base della nostra proposta di Cucina Relazionale
Cucinando, possiamo incidere la storia che siamo noi, nella terra, il nostro destino, come se avessimo in mano un pugnale d’oro.
Grazie del gusto, e della vostra capacità di percepire il mondo per essere e divenire quello che siete.