Il Vaticano per la prima volta alla Biennale di Architettura di Venezia, dal 26 maggio al 25 novembre 2018! Dieci architetti di fede e provenienza diverse hanno realizzato dieci cappelle nel bosco dell’isola di San Giorgio.
L’ispirazione di tutti viene dalla Cappella nel Bosco, progettata dall’architetto Gunnar Asplund nel cimitero-foresta di Stoccolma nel 1920. Un piccolo edificio in legno, con pareti bianche e il ripido tetto nero di trucioli di legno incatramati. Edificio umile, quasi un eremo, situato in un bosco di abeti. Figura femminile che allarga le braccia per accogliere.
Ma il portico in stile classico e l’apertura nella cupola le danno una dignitĂ che conforta.
Come dice Francesco Dal Co, curatore del progetto, le cappelle non sono consacrate ma fungono come punti di riferimento, per orientarsi nelle difficoltĂ della vita.
E’ come perdersi nel bosco, essere senza una direzione, entrando e vivendo il mistero della natura e cominciando un dialogo silenzioso con alberi, fronde, luci filtrate, ombre, sottobosco.
Sapendo che lì può esserci la risposta che si cerca. Senza alcuna pretesa di comprensione.
Scrive il cardinale Gianfranco Ravasi: E’ il risultato di un lungo itinerario. Alla fine dell’Ottocento si è consumato il divorzio tra arte e fede che per secoli avevano camminato insieme.
Una frattura che anche in tempi recenti ha prodotto “edifici sacri modesti, privi di spiritualità e di bellezza. Lo scopo è, dunque, riallacciare un filo, favorire un nuovo incontro”.
Le Vatican Chapels custodiscono solo un altare e un leggio, la croce non è obbligatoria.
Le forme e le fattezze sono molteplici, nel piccolo parco dell’isola.
Silenzio e piccole architetture che rendono vivente lo spazio, che permettono di dilatare lo sguardo e di sviluppare un pensiero, lontano dai rumori della cittĂ .
Dieci chiesine frutto di una molteplicitĂ di pensieri e visioni legate alla spiritualitĂ , che interpretano con modi diversi e originali il desiderio umano di fare comunitĂ .
Forme strane, legni sottili che evocano i tetti dagli spioventi arditi del nord, le fessure in cui la luce penetra sottile: la cappella dell’architetto americano Norman Foster.
L’interno della capanna del giapponese Teronobu Fujimori, dove la croce s’innesta nella struttura lignea e ne diviene parte. La cappella della brasiliana Carla Juaçaba, due croci in acciaio, una verticale e l’altra appoggiata sulla terra che si rispecchiano, dando vita a un luogo anche in assenza di muri. Il portoghese Souto De Moura organizza un recinto in blocchi di pietra di Vicenza, parzialmente coperto da lastre monolitiche: la seduta corre lungo il perimetro interno e avvolge l’altare, in un’intimitĂ di calore e di luce. Qui, tra i blocchi incastrati a secco, non c’è rapporto con il paesaggio; si entra nel profondo della pietra, nella sua nuditĂ .
Volume a forma di parallelepipedo rettangolare con un transetto che interseca il soffitto e contiene l’altare e il leggio, il tutto rivestito di ceramica lucida: questa la cappella di Francesco Cellini.
Le opere sono ispirate ai criteri della SostenibilitĂ , sia nei materiali che nella possibilitĂ di essere smontate e ricostruite in altri luoghi.
Nell’enciclica Laudato sii papa Bergoglio scrive di ecologia come la casa di tutti o della casa comune: l’uomo è un essere “personale” ma non è il padrone della natura. E la natura non è “materia bruta” a nostra disposizione, gli esseri viventi non sono “meri oggetti” di sfruttamento e profitto ma hanno un valore proprio davanti a Dio.
Sorta di pellegrinaggio nel bosco, il luogo del silenzio, che riavvicina alla fratellanza.
Il coraggio della Chiesa di misurarsi e di considerare l’architettura come un riferimento per le persone. Per evitare di produrre ancora luoghi del culto orrendi, come dice ancora Ravasi: Luoghi impressionanti, sale, o, per citare Turoldo, garage sacrali con i fedeli parcheggiati di fronte a Dio…
Nel respiro dell’aria e dei colori della marina veneziana.