Dr. George Wald (1), Premio Nobel per la Medicina nel 1967, Professore di Biologia all'Università di Harvard: "La tecnologia del DNA ricombinante [ingegneria genetica] mette la nostra società di fronte a problemi senza precedenti non solo nella storia della scienza, ma anche nella storia della vita della Terra. Essa mette nelle mani umane la capacità di riprogettare gli organismi viventi, i prodotti di circa tre miliardi di anni di evoluzioni." "Tale intervento non deve essere confuso con le precedenti intrusioni nell'ordine naturale degli organismi viventi; la riproduzione degli animali e delle piante, per esempio, o l'induzione artificiale delle mutazioni con i raggi X.
Tutte queste procedure lavoravano all'interno di una singola specie e tra specie strettamente correlate. Il nocciolo della nuova tecnologia è di muovere i geni avanti e indietro, non solo attraverso le linee della specie, ma attraverso ogni confine che ora divide gli organismi viventi. I risultati saranno essenzialmente nuovi organismi, auto-perpetuantesi e quindi permamenti. Una volta creati, essi non possono essere fermati." "Fino ad adesso, gli organismi viventi si sono evoluti lentamente, e nuove forme di vita hanno avuto molto tempo per stabilirsi. Ora intere proteine saranno trasposte in una notte in associazioni completamente nuove, con conseguenze che nessuno può predire, né per l'organismo ospite, né per i suoi vicini." "È tutto troppo grande e sta avvenendo troppo velocemente. Così questo, il problema centrale, rimane quasi non considerato. Esso presenta probabilmente il più grande problema etico che la scienza abbia mai affrontato. La nostra moralità fino ad oggi è stata di andare avanti senza restrizioni per imparare tutto quello che potevamo sulla natura. Ricostruire la natura non faceva parte dell'accordo. Andare avanti in questa direzione può non solo essere poco saggio, ma pericoloso. Potenzialmente, esso può produrre nuove malattie di animali e di piante, nuove forme di cancro, nuove epidemie."
Bernard Rollin (2) professore di fisiologia, biofisica e filosofia dell'Università del Colorado si chiede: "Sappiamo con certezza che se prendiamo animali le cui caratteristiche sono ben conosciute, ben comprese e ragionevolmente prevedibili, e li introduciamo in ambienti che non sono familiari, molto probabilmente rischiamo di provocare un disastro, a cui, talvolta non possiamo rimediare. Ma se ciò è vero, quanto di peggio possiamo fare con i nuovi organismi di cui non comprendiamo ancora le caratteristiche?"
Professor Richard Lacey (3), microbiologo e Professore di sicurezza alimentare all'Università di Leeds, è diventato una delle figure più conosciute della scienza alimentare dalla sua previsione della crisi della BSE (malattia della mucca pazza) fatta più di sette anni fa. Recentemente il Professor Lacey ha parlato chiaramente e fortemente contro l'introduzione dei cibi geneticamente modificati, a causa dei 'fondamentalmente illimitati rischi per la salute' "Il fatto è che è in pratica impossibile anche solo concepire una procedura di testing per stimare gli effetti sulla salute dei cibi geneticamente modificati quando essi vengono introdotti nella catena alimentare, né vi è una qualche valida ragione di interesse nutrizionale o pubblico per la loro introduzione."
Professor Dennis Parke (3) dell'Istituto di scienze biologiche dell'Università del Surrey, exconsulente capo sulla sicurezza alimentare per la Unilever Corporation e consulente britannico per la US FDA sugli aspetti di sicurezza delle biotecnologie, scrive: "Nel 1983, centinaia di persone in Spagna morirono dopo aver consumato olio di semi di colza adulterato. Questo olio di semi di colza adulterato non era tossico per i topi". Dr Parke avverte che le attuali procedure di testing per i cibi geneticamente modificati, incluso i tests sui roditori, non stanno dimostrando la sicurezza per gli uomini. Egli suggerisce una moratoria sul rilascio di organismi, cibi e farmaci geneticamente modificati.
Dr Peter Wills (3), biologo teorico all'Università di Auckland scrive: "I geni codificano proteine coinvolte nel controllo, in pratica, di tutti i processi biologici. Trasferendo geni oltre le barriere delle specie che sono esistite per milioni di anni tra specie come gli uomini e le pecore, noi rischiamo di aprire un varco nelle soglie naturali a processi biologici inattesi. Per esempio, una forma non correttamente chiusa di una comune proteina cellulare può sotto certe circostanze essere replicativa e dare origine ad malattie neurologiche infettive".
Dr John Fagan (3), biologo molecolare e ricercatore sul cancro vincitore di awards, Professore di Microbiologia alla Maharishi University of Management, ha rinunciato a tre milioni di dollari in assegnazioni di ricerche da parte del governo degli Stati Uniti per pubblicizzare i pericoli di un uso scorretto delle biotecnologie. Egli sostiene un approccio scientifico precauzionale che richiede l'etichettatura di tutti i nuovi cibi. Egli dice: "senza etichettare, sarà molto difficile per gli scienziati tracciare la fonte di nuove malattie causate dai cibi geneticamente modificati".
Dr Norman Ellstrand (3), Professore di genetica alla University of California, è una delle principali autorità nel mondo nel campo dell'ingegneria genetica. Egli commenta le implicazioni economiche per gli agricoltori dello scambio di geni tra i raccolti e le erbacce imparentate. "Noi lo vediamo come un problema da molti milioni di dollari. In Europa, c'è già un grande problema con il flusso di geni tra la barbabietola selvatica e la barbabietola coltivata. Anche la colza per semi da olio è in stretta relazione e causerà problemi nel futuro. Ci si aspetta che il tipo di geni che si stanno ingegnerizzando siano quelli che hanno una maggiore potenzialità per causare problemi".
Dr Michael Antoniou (3), Senior Lecturer in patologia molecolare al London teaching hospital dichiara, "La produzione di piante e animali geneticamente modificati coinvolge l'integrazione casuale di combinazioni artificiali di materiale genetico da specie non correlate nel DNA dell'organismo ospite. Questa procedura si risolve nel disgregamento del 'progetto' genetico dell'organismo con conseguenze totalmente imprevedibili. La produzione inattesa di sostanze tossiche è stata ora osservata nei batteri, lieviti, piante e animali modificati geneticamente con il problema che rimane non identificato fino a che non si presenti un maggior pericolo per la salute. Inoltre, il cibo geneticamente modificato può produrre un effetto immediato o può impiegare anni perché venga alla luce una completa tossicità."
Dr Erwin Chargaff (3b), eminente biochimico a cui ci si è spesso riferito come il padre della biologi molecolare, avverte che non tutte le innovazioni finiscono in "progresso". Egli una volta si è riferito all'ingegneria genetica come "un Auschwitz molecolare" e avverte che la tecnologia dell'ingegneria genetica pone una minaccia più grande per il mondo che l'avvento della tecnologia nucleare. "lo ho la sensazione che la scienza ha violato una barriera che avrebbe dovuto rimanere inviolata,'" egli scrisse nella sua autobiografia, "Heraclitean Fire". "Notando la 'terrificante irreversibilità' degli esperimenti di ingegneria genetica che si stanno progettando, Chargaff avverte che, "…non si può revocare una nuova forma di vita … Essa sopravviverà a te e ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli. Un attacco irreversibile sulla biosfera è qualcosa di cosi inaudito, cosi impensabile per ie precedenti generazioni, che io potrei solo desiderare che Ia mia non sia stata colpevole di questo."
Vandana Shiva (4), scienziata e filosofa indiana, direttrice della Research Foundation for Science Technology and Natural Resource Policy di Dehra Dun, scrive: "È necessario mettere a confronto il paradigma ecologico con quello dell'ingegneria, collocando la biotecnologia nel secondo. Il paradigma dell'ingegneria genetica prospetta una soluzione tecnologica dei problemi complessi, ma ignorandone la complessità genera nuovi problemi ecologici, successivamente giustificati come 'effetti collaterali indesiderati' ed 'esternalità negative'. Con la logica dell'ingegneria genetica, è impossibile prevedere le rotture ecologiche prodotte da un intervento d'ingegneria. Le soluzioni ingegneristiche sono cieche circa il loro stesso impatto. La biotecnologia, come l'ingegneria biologica, non è in grado di fornire il quadro di valutazione dei suoi impatti ecologici sull'agricoltura." E ancora: "La biotecnologia può ridurre la diversità genetica e accrescere la vulnerabilità genetica."
Jeremy Rifkin (5), presidente della Foundation on Economic Trends a Washington, da anni si occupa di studiare come l'innovazione scientifica e tecnologica potrà influire sull'economia, sul lavoro, sulla società e sull'ambiente. Dal punto di vista ambientale, egli sostiene: "Ogni organismo manipolato geneticamente rappresenta una potenziale minaccia per l'ecosistema". E ancora: "Ogni volta che un organismo trattato geneticamente viene liberato, esiste almeno una piccola probabilità che esso diventi pericoloso perché .. è stato introdotto artificialmente in un ambiente complesso, che ha sviluppato una complessa rete di relazioni integrate attraverso un lungo periodo nella storia evolutiva. Introdurre nell'ambiente esseri nuovi significa innescare una specie di 'roulette ecologica'…. Si prevede che le società che si occupano delle scienze della vita introdurranno nell'ambiente, nel prossimo secolo, migliaia di nuovi organismi manipolati geneticamente…Mentre molti di questi organismi modificati geneticamente saranno benigni, calcoli statistici sulle probabilità suggeriscono che almeno una piccola percentuale di essi si dimostrerà pericolosa e altamente distruttiva per l'ambiente."
References:
(1) Da: 'The case against genetic Engineering' by George Walt, in "The Recombinant DNA Debate": Jackson e Stich, eds. P. 127-128. (Ristampato da "The Sciences", Sept./Oct. 1976), disponibile al sito web: http://www.natural-law.ca/genetic/ScientistsonDangers.html
(2) Bernard E. Rollin, 'The Frankestein Syndrome: Ethical and Social Issues in The Genetic Engineoring of Animals' (New York, Cambridge University Press, 1995), pp 118-119, citato in (5) pag. 131.
(3) Compilato dal 'New Zealand Natural Food Commission'- Disponibile ai siti Web: http://www.psrast.org/scicomm.htm; http://www.natural law.ca/genetic/ScientistsonDangers.html
(3b) Compilato dal 'New Zealand Natural Food Commission' – Disponibile ai siti Web: http://www.natural-law.ca/genetic/ScientistsonDangers.html
(4) Vandana Shiva, "Monocolture della mente – Biodiversità, biotecnologia e agricoltura "scientifica" Bollati Boringhieri, 1995, Torino.
(5) Jeremy Rifkin, IL SECOLO BIOTECH – Il commercio genetico e l'inizio di una nuova era, Baldini&Castoldi, 1998 Milano.