Il cambiamento climatico purtroppo sta generando diversi problemi in agricoltura legati principalmente alla carenza di risorse idriche. Stiamo assistendo inoltre a picchi meteorologici di caldo e di freddo che danno origine a condizioni di stress per le colture.
Queste “anomalie” stanno favorendo sempre più la comparsa e la proliferazione di patogeni, causando problematiche di varia natura, mentre sta diventando sempre più difficoltosa la previsione di pioggia oppure la previsione relativa alle temperature.
L’Istituto sull’inquinamento atmosferico del CNR di Bologna ha effettuato una ricerca dedicata a questi aspetti, ed il climatologo Antonello Pasini (uno degli Autori della ricerca) dichiara quanto segue:
“Abbiamo analizzato i dati di 54 stazioni italiane nel periodo 1961-2016 estraendo le informazioni della variabilità di temperatura nel ventennio 1961-1980 e simulando, con una tecnica statistica innovativa, il numero di record mensili di caldo e freddo che si sarebbero avuti dal 1981 in poi se non fossero cambiate le condizioni di temperatura e variabilità.
Dal confronto tra questi andamenti e i dati reali abbiamo trovato che, specie in estate, ci sono stati record di caldo molto superiori a quelli attesi con la situazione attuale. Non solo. Le ondate di calore sono state più frequenti e più lunghe a fronte di un calo della frequenza dei record di freddo, rispetto agli anni ’90”.
In alcune aree si sta assistendo alla proliferazione di determinati parassiti dovuta principalmente alla mancanza di basse temperature durante la stagione invernale. Il freddo e il gelo avrebbero proprio la funzione di contenere le popolazioni di fitofagi entro limiti accettabili.
È il caso, ad esempio, della Mosca bianca delle serre (Trialeurodes vaporariorum) che si sta diffondendo in diverse aree del Paese anche in pieno campo. La proliferazione di molti parassiti è favorita proprio dalle anomalie climatiche e dal surriscaldamento globale (oltre alla mancanza di biodiversità).
Ma la cosa forse più sconcertante è la scarsità di precipitazioni che ha interessato tutto il periodo invernale, epoca nella quale invece dovrebbero manifestarsi piogge frequenti e nevicate.
Anche questo dato purtroppo è un segnale evidente dei cambiamenti climatici in atto, ed è un motivo in più per applicare e sostenere al meglio i princìpi dell’agroecologia nel loro insieme possibilmente su scala di paesaggio, investendo cioè la maggior parte del territorio coltivato (se non tutto) adottando anche pratiche come agroforestazione e, dove possibile, riforestazione.
La conversione vera verso modelli produttivi ecologici dunque sta divenendo sempre più una necessità per riuscire a mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico.
L’agricoltura biodinamica ha come obiettivo primario l’incremento dell’humus all’interno del terreno, e questo favorirebbe proprio l’accumulo di acqua nel suolo.
Un terreno ricco di humus ha la capacità di trattenere acqua in buone quantità e agirebbe dunque da “serbatoio” e scorta idrica nei casi di emergenza. Questo perché l’humus agisce come una sorta di spugna.
Tra le funzioni della sostanza organica nel suolo (humus) vi è proprio la ritenzione idrica: la sostanza organica può trattenere una quantità d’acqua fino a 20 volte il suo peso.
Ciò aiuta a prevenire fenomeni di essiccazione e di ritiro dei suoli, e può aumentare in modo significativo la capacità dei terreni sabbiosi di trattenere l’umidità. Ma il ricorso all’uso di fertilizzanti di sintesi, nel tempo, ha ridotto sempre di più il contenuto di composti organici nel suolo (carbonio organico).
Mentre l’Università di Sydney ha rilevato che i terreni biodinamici trattengono mediamente il 55% in più di acqua rispetto ai metodi di coltivazione industriali.
Ciò è dovuto anche alle sostanze cementanti (colloidi organici) prodotte dalle comunità batteriche che costituiscono l’humus. E poi una corretta gestione del suolo permette di mitigare il cambiamento climatico: “Con le azioni giuste, il suolo può sequestrare abbastanza carbonio da compensare fino a un terzo delle emissioni agricole globali” (FAO).
Inoltre favorendo la miglior radicazione delle colture, anche grazie ai preparati biodinamici, si ottengono piante più resistenti e meno soggette a problemi di scarsità idrica poiché la radice è in grado di arrivare ad attingere a risorse presenti negli strati più profondi del suolo.
Ma è divenuto ormai necessario rivedere e ripensare tutta l’agricoltura nel suo insieme poiché la disponibilità di acqua (purtroppo) è sempre minore. Vi sono colture come il mais (ad esempio) che hanno un eccessivo fabbisogno d’acqua; si tratta di una delle colture più diffuse in Pianura Padana per via degli allevamenti intensivi zootecnici.
Questo tipo di allevamento richiede un ingente quantità di foraggi che possono essere forniti solamente tramite un modello produttivo altamente energivoro e ormai insostenible. Occorre dunque puntare su colture e pratiche alternative e veramente sostenibili, dirigendosi anche verso ciò che viene definito “cibo intelligente”.
Ora siamo nel pieno della Primavera, e questa fase dell’anno si sta rivelando sempre più critica per via dei repentini quanto marcati sbalzi termici che creano non pochi problemi alle colture. Purtroppo bisognerà temere gelate tardive e ritorni di freddo anche nel mese di maggio; ciò che la tradizione contadina indicava con “I Santi di ghiaccio” (vedere Biolcalenda di Giugno 2021).
Si tratta di un fenomeno sempre più accentuato i cui effetti avversi possono essere mitigati e contenuti organizzandosi in anticipo, utilizzando strumenti come il preparato di Valeriana (507), la zeolite oppure tramite irrigazione antibrina.
Con queste considerazioni ovviamente non si vuole definire solamente uno scenario problematico fine a se stesso, ma si vuole porre l’accento sull’importanza e sulla necessità di adottare pratiche ecologiche sostenibili, come l’agricoltura biodinamica, che per sua natura dispone delle caratteristiche utili a migliorare il quadro ambientale e climatico nel suo insieme.
I rimedi e le soluzioni esistono; basta solo applicarle concretamente tramite volontà, organizzazione, pianificazione e progettazione.