“Ci voleva un vero genio poetico per sganciarsi da quella mania di classificazione e ridare vita, amore e sesso al mondo vegetale”.
(Tompkins & Bird, “La vita segreta delle piante”, riferendosi a J. W. Von Goethe)
Cucinare è un gioco, il gioco della vita.
Gli ingredienti, che sono vita e si trasformano in vita (vivande), si offrono alla nostra esistenza secondo un ciclo perenne di nascita e morte, di dare ed avere, creando un movimento che si genera continuamente da questa insistita e infinita offerta. In cucina possiamo aggiungere questa vitalità alle cose tramite il nostro immaginare. Nella citazione che trovate in testa all’articolo, la “mania di classificazione” a cui fa riferimento Tompkins era quella di Linneo: classificare ossessivamente tutto senza cogliere l’essenza della pianta osservata, ridotta a segno da incasellare in uno scaffale mentale: la natura come dei mattoncini Lego da incastrare e comporre. Ma chi posiziona i Lego? Lo vogliamo ignorare?
Goethe interpreta il mondo della Natura, invece, in forma di Relazione con l’Uomo: come una occasione per partecipare al gioco, come il terreno, vitale e proteiforme, in cui poter cogliere l’essenza, diventare gioco e giocatore, mattoncino e mano che lo mette. L’Uomo, forma della Natura autocosciente, ha questo come compito: riconoscere e riconoscersi, in Verità .
C’è quindi una dimensione fisica, materiale, classificabile, ma anche una dimensione sottile, impalpabile, eterica, senza la quale non potremmo interpretare correttamente il mondo. Noi siamo e ci nutriamo infatti non solo di materia grezza, ma anche di corpo eterico, di vita, di immagini. Non ci alimentiamo solo dei mattoncini denominati proteine, carboidrati, lipidi, sali minerali, oligoelementi ed acqua, ma anche della vita che in essi scorre e che noi stessi esseri umani possiamo portare alle preparazioni stesse, a partire dagli ingredienti in natura.
L’attenzione verso quella vitalità che Goethe utilizzò per interpretare il mondo è fondamentale anche in cucina. Lasciate ogni tanto perdere le “ricette”, i pesi e le misure, e di-vertitevi, girate il vostro animo al piatto che state preparando, riempitelo del vostro amore! Usate un modello di riferimento vitalistico e non meccanicistico. Mettete un po’ di poesia nei vostri piatti!
Stiamo abitando tempi che ci invitano a fare esattamente il contrario: le regole, le procedure.
Non voglio dire che non se ne debba tener conto: usiamo pure i riferimenti tecnici, utilissimi, ma impariamo anche a perderci dentro alle immagini mutanti, che nel loro variare significano qualcosa per noi. Usiamo quel che è automatico senza dimenticare quel che invece in noi è autentico. Sarebbe impossibile fuggire dal mondo delle regole: un’auto in corsa funziona perchĂ© segue determinate regole: il motore, la carrozzeria, … Ma dobbiamo imparare NOI a guidarla! Senza mettere sotto alle ruote la nostra creativitĂ ma portandola alla guida, tra mente e cuore. E lo possiamo fare solo se impariamo a conoscerla e a conoscerci, insieme.
Per condurci in questo gioioso e giocoso percorso è fondamentale attivare le immagini interiori, “quello che è invisibile agli occhi”, capirne la potenza significante. In questo possiamo aiutarci, ad esempio, con i Tarocchi, immagini viventi in noi, potentissima arma a nostra disposizione. Lo farò in questo articolo con l’aiuto di una amica che li conosce profondamente, Francesca Mokhsa, che mi offrirà le immagini per le due non-ricette di questo articolo. Eccole!
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