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Le lavorazioni stagionali di fine inverno

Con il concludersi dell’inverno e l’arrivo della primavera l’organismo aziendale riprende vita o, per meglio dire, si sveglia dalla stagione fredda per prendere un ritmo via via più incalzante il cui culmine coincide con il solstizio estivo.

In questa stagione dell’anno la variabile meteorologica condiziona pesantemente le tempistiche di intervento e, conseguentemente, la possibilità di coltivare o meno determinate specie. Non risulta infrequente, infatti, dover rinunciare ad alcune coltivazioni a causa dell’impossibilità di praticare i terreni per le eccessive piovosità e dover rivedere del tutto o in parte la programmazione colturale della propria azienda.

È perciò importante essere pronti ad intervenire appena le condizioni meteorologiche lo permettono cercando, per quanto possibile, di osservare le prescrizioni dettate dal proprio metodo di lavoro. In questo senso si fa espresso riferimento al fatto che alcune operazioni vanno svolte, secondo il metodo biodinamico ad esempio, in alcuni precisi momenti al fine di porre le piante nelle migliori condizioni per tutto il periodo vegetativo e produttivo. È opportuno precisare, però, che non sempre è possibile seguire queste prescrizioni (attenzione: in generale non è “vietato” svolgere lavori in periodi “non consigliati”) ma si sarà quantomeno consapevoli di ciò e, pertanto, si adotteranno tutte le necessarie contromisure al fine di minimizzare le influenze negative previste.

La lavorazione del terreno
Il terreno va lavorato preferibilmente in condizioni di tempera od almeno si deve evitare di lavorarlo quando è eccessivamente bagnato ed il passaggio con i mezzi potrebbe comportare un danno che, specie nei terreni argillosi, porterebbe conseguenze ed effetti negativi che si pagherebbero anche nelle annate successive.

Partendo sempre dal presupposto che il terreno sia stato lavorato correttamente nella stagione autunnale basterà fare una lavorazione superficiale nel caso in cui si seminino piselli, mentre una lavorazione sarà leggermente più profonda (o con la preparazione di aiuole) nel caso in cui sia previsto l’impianto dei tuberi di patata.

Piselli e patate, infatti, sono le specie che generalmente aprono l’annata di lavorazione e partiamo da queste per passare in rassegna tutte le specie (o i gruppi di specie) più interessanti dal punto di vista orticolo e cerealicolo.

Il pisello
Il pisello è una leguminosa annuale tipica della stagione primaverile. Può essere seminato prima dell’inverno (in questo caso anticiperemo la raccolta di qualche settimana rispetto a quelli seminati nell’anno nuovo) oppure nei mesi di febbraio, marzo e aprile. Semine più tardive possono essere fatte ma si incorre nel rischio di perdite di fioritura dovute alle temperature troppo elevate dei mesi estivi.

I semi vanno posti a distanza di circa 5/7 cm sulla fila e a file binate (distanti tra loro 30/40 cm circa) o a file distanti la larghezza utile necessaria a far passare gli strumenti che abbiamo a disposizione nella nostra azienda (generalmente tra i 70 e i 90 cm). Il terreno deve essere preparato in profondità in modo tale che almeno i primi 20 cm siano soffici per poter permettere una penetrazione ottimale delle radici ed un conseguente adeguato passaggio di gas e liquidi.

Esistono varietà diverse, classificate generalmente per l’altezza della pianta. Non sono richiesti tutori per le varietà nane e quelle comunemente dette a “mezza rama” mentre sono necessari degli appositi sostegni (che possono essere costituiti dalle frasche raccolte l’anno precedente oppure da reti plastiche con maglie quadrate a lati di dimensioni di circa 10 cm). L’altezza della pianta ne caratterizza, ovviamente, la produttività: sono generalmente preferite le piante nane per chi effettua un’unica raccolta, mentre sono più indicate quelle alte per chi raccoglie in più passaggi. Dal momento della semina alla raccolta passano dai 60 agli 80 giorni circa. È importante raccogliere al giusto punto di maturazione per evitare che diventino sovramaturi perdendo la caratteristica dolcezza degli stessi.
La pianta di pisello viene difficilmente attaccata da parassiti animali o fungini, pertanto non si segnalano specifiche necessità di utilizzo di prodotti specifici o particolari.

La patata
La patata è una solanacea annuale la cui riproduzione è generalmente affidata al tubero che viene interrato nel periodo da febbraio ad aprile. Semine più tardive comportano una forte riduzione della produttività e del calibro dei tuberi raccolti.

I tuberi interi o preventivamente tagliati a pezzi (e lasciati asciugare per qualche giorno) vanno posti a una profondità di circa 7/8 cm ed una distanza variabile tra i 20 e i 30 centimetri. La distanza tra le file è variabile tra i 70 e i 100 cm in funzione degli attrezzi disponibili e tenendo conto che la patata dovrebbe essere rincalzata anche più volte. La rincalzatura mantiene sempre coperti i tuberi in fase di ingrossamento senza che siano esposti alla luce (ricordiamo che un tubero rinverdito in seguito all’esposizione al sole non è vendibile) e permette di soffocare le erbe infestanti quando sono ancora piccole.

La lavorazione del terreno precedente alla semina deve essere tale da garantire uno strato soffice di circa 30 cm, che verrà poi aumentato con la rincalzatura. In ogni caso le patate preferiscono terreni leggeri ed arieggiati e generalmente abbisognano di irrigazione nella fase terminale della coltivazione.

Le patate sono sensibili a diversi parassiti. Ricordiamo quelli di natura fungina come la peronospora (che si combatte attraverso l’utilizzo di prodotti a base di rame o miscele di propoli ed olio di semi di pompelmo) e la scabbia che è presente nel terreno e comporta una pesante “screpolatura” della buccia delle patate. La scabbia, a differenza della peronospora, non risulta controllabile ed è “residente” nel terreno. L’unico mezzo di lotta praticabile è l’utilizzo di tuberi sani alla semina (si consiglia in questo senso l’utilizzo di prodotti nazionali poiché la nazione che produce il maggior quantitativo di tuberi semi mondiali – l’Olanda – esporta prodotti che spesso hanno livelli di malattia importanti anche se “nei limiti della normativa vigente”).

Un’altra importante patologia è il virus per il quale non esistono rimedi se non un controllo costante sul campo e la scelta di un fornitore di semi affidabile come precisato anche nel caso della scabbia.

L’ultimo parassita che ricordiamo è la dorifora: un insetto che provoca danni alle piante di patate quando si trova allo stadio di larva la quale defoglia intere piante nell’arco di pochi giorni poiché gli adulti depongono molte uova e vi sono più generazioni nel corso di un’unica stagione produttiva. Per il controllo della dorifora si consiglia la lotta manuale (attraverso la raccolta degli adulti e la loro eliminazione fisica) nel caso di piccoli appezzamenti o l’intervento con prodotti a base di Bacillus thuringensis o a base di Spinosad eventualmente addizionati di piretro, tenendo opportunamente in considerazione il loro impatto sull’intera fauna presente nel territorio.

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Fig.1 Patate di montagna

Biolcalenda febbraio 2014


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