Quando un alimento costa troppo poco siate certi che qualcuno o qualcosa è stato sfruttato? A nessuno viene in mente di fare due conti e domandarsi se le “grandiose” società siano opere pie di beneficenza oppure abbiano come scopo il profitto?
Siamo bombardati di pubblicità ma è rarissimo che per convincere la gente ad acquistare qualcosa si faccia leva sulla qualità del prodotto. Capita per le vetture. Ma per gli alimenti sembra che conti solo il prezzo, la convenienza. Sfogliando le offerte presentate nei volantini della grande distribuzione abbiamo una prova inconfutabile di quanto poco valga la qualità.
Possibile che a nessuno venga in mente di fare due conti e domandarsi se queste grandiose società siano opere pie di beneficenza oppure abbiano come scopo il profitto? Chi pensate che paghi? Chi rinuncia al proprio tornaconto ogni volta che viene proposto un “sottocosto”? Sono domande scomode, ma permettono di spiegare come mai nella grande distribuzione non troverete MAI produzioni artigianali. Quale piccolo produttore infatti sarebbe in grado di fornire oggi e ricevere un compenso stiracchiato tra 8 mesi, per di più pagando per affittare spazi sugli scaffali? Voi lavorereste in queste condizioni? Ecco che il problema si presenta nella sua vera veste: una guerra tra poveri. Poveri che esigono prezzi stracciati e costringono i produttori a sfruttare altri poveri. Quando un alimento costa troppo poco siate certi che qualcuno o qualcosa e’ stato sfruttato: la terra, gli animali, l’uomo. Allo stesso modo noto che si e’ diffusa la “filosofia del gratis”, ossia la pretesa che alcuni possano o debbano, lavorare senza percepire alcun compenso, specialmente se si tratta di lavoro intellettuale. Questo svilimento della professionalità è particolarmente diffuso, probabilmente perché il mercato dei professionisti, o sedicenti tali, è inflazionato. Si ritiene che internet sia un serbatoio di informazioni prezioso e gratuito, quindi perchè frequentare corsi, perchè pagare qualcuno che ti spieghi, perchè impegnarsi a studiare testi? Basta fare una rapida ricerca su Google e il gioco è fatto! Peccato che internet sia un grande minestrone in cui le fesserie (tante) sono presentate allo stesso modo, anzi spesso in forma più accattivante, delle informazioni corrette (poche).
Un tempo c’era il consulente, oggi ci sono i blog (termine che a me fa pensare a fermentazioni intestinali anomale). In pratica i blog sono una possibilità offerta al popolino per avere informazioni e fare domande a professionisti senza spendere nulla. Pensate CHE AFFARE, e’ gratis!!!
Pazienza se la risposta non potrà che essere parziale, vista la scarsità di dettagli su cui dovrà basarsi. Il vero dramma tuttavia si consuma quando gli argomenti sono quelli della salute.
Perfino a me è stato chiesto di gestire un blog dando quotidianamente “pillole di alimentazione” (eh già, dimenticavo, bisogna che le informazioni siano anche stringate perchè chi legge non ha tempo…) con la scusa di “dare consigli alle mamme sull’alimentazione dei bimbi”.
Esistono in rete medici disponibili a intrattenere corrispondenza telematica su temi scottanti. A volte però viene fuori che non sono medici e del resto chi ci dice che faccia si nasconde DAVVERO dietro lo schermo? La cosa preoccupante è che qualcuno pensa di poter gestire in questo modo problemi gravi come i tumori, le malattie croniche, l’ipotiroidismo ormai dilagante. Le domande che vengono rivolte hanno evidentemente lo scopo di ottenere consigli professionali senza l’obbligo del compenso. Già i famosi “consigli per gli acquisti” hanno diffuso l’abitudine a fidarsi solo per simpatia. Mi sei simpatico quindi credo a qualsiasi cosa tu mi dica. Pazienza se sei esperto in tutt’altro… Mi sembra che si sia disposti a dar credito a chiunque, purché con aspetto rassicurante, il sorriso sulle labbra e gratis, ed è così che i furbetti della rete diventano i tuttologhi della nutrizione. “L’ho letto su Internet” è frase ricorrente a supporto di gigantesche stupidaggini presentate con atteggiamento compiacente, di chi la sa lunga. Poveracci, schiavi inconsapevoli di un sistema che sfrutta e indottrina a fare, dire e comprare ciò che ALTRI hanno deciso. E loro il tornaconto ce l’hanno SEMPRE.