Nessun vaccino funziona come la malattia contratta naturalmente. È un fatto innegabile che dei vaccinati che si ammalano della malattia che volevano evitare ce ne sono a iosa.
Dopo anni di ricerca e di risultati non proprio tranquillizzanti, non saprei veramente dire per quale miracolo, mia moglie ed io siamo riusciti a pubblicare una parte importante di ciò che è uscito da 15 anni di analisi nostre sui vaccini (A.M. Gatti & S. Montanari – New Quality-Control Investigations on Vaccines: Micro-and Nanocontamination – International Journal of Vaccines and Vaccination scaricabile anche da http://medcraveonline.com/IJVV/IJVV-04-00072.pdf).
Pubblicare qualcosa che non sia gradito alle ditte farmaceutiche è un’impresa difficilissima, spesso impossibile, perché sono proprio quelle ditte a mantenere economicamente i giornali medici che, senza le loro più o meno generose sovvenzioni, chiuderebbero bottega. Comunque sia, ce l’abbiamo fatta e non intendo rivivere il cammino percorso raccontando le difficoltà incontrate. Dico solo che non ci è stato risparmiato nulla perché noi non rendessimo pubblici i risultati e si sta facendo davvero di tutto per bloccare le nostre ricerche la cui libertà è garantita perfino a livello costituzionale dall’articolo 33.
In realtà, chiunque abbia letto ciò che ho scritto negli anni, magari anche nel libricino “Vaccini: Sì o No?”, non troverà nulla di veramente sconvolgente nell’articolo. Chi voleva sapere al di là delle grottesche stravaganze raccontate dai mezzi che, chissà perché, ci ostiniamo a definire “d’informazione” aveva da anni tutti gli elementi a disposizione. E qui sono compresi tutti gli enti di controllo che erano stati abbondantemente informati da lungo tempo, qualcuno anche con la consegna dei dati completi dei risultati usciti dalle analisi di microscopia elettronica che avevamo disponibili allora. Ma i vaccini sono una categoria di farmaci troppo importanti per le industrie farmaceutiche: non essendo sperimentati e, dunque, non dovendo sostenere spese importanti per la loro realizzazione, regalano valori aggiunti estremamente appetitosi e, per di più, vengono acquistati in quantità enormi da parecchie nazioni che, poi, se le aziende hanno agito nel modo “giusto”, ne rendono obbligatorio l’uso. Questo, se non altro, perché non facciano la triste fine di qualche vaccino acquistato a qualche decina di milioni di dosi per un’epidemia influenzale esistente solo nella fantasia di qualcuno e, a fattura pagata, finiti in qualche fogna. Per ottenere il risultato non si esita a minacciare sia i medici non proprio entusiasti sia chi non intende sottoporsi al trattamento sia, addirittura, chi pone domande. Inutile nascondersi dietro un dito tanto ipocrita quanto rachitico: intorno ai vaccini ruota un diffuso sistema di corruzione a tutti i livelli a fronte del quale non esiste pudore.
Se siamo disposti a lasciare per un attimo da parte ciò che è convinzione personale e fede quasi religiosa, e siamo disposti a guardare, per qualcuno magari coraggiosamente, in faccia la realtà, dobbiamo accettare l’evidenza secondo cui non esiste la minima prova che i vaccini abbiano evitato anche un solo caso di epidemia. Meno che mai che abbiano eradicato una malattia. Patologie di fatto scomparse come la peste se ne sono andate ben prima dell’arrivo di qualunque vaccino e i dati statistici ufficiali di nazioni come Gran Bretagna ed USA raccolti a partire dal 1900 sono inequivocabili: l’introduzione dei vaccini non ha avuto la minima influenza sull’andamento della mortalità per una serie di malattie infettive, tutte in calo vistoso in parallelo al miglioramento delle condizioni igieniche. Mi rendo conto dello scandalo che un’oggettività del genere può suscitare, ma, piaccia o no, è innegabile: dati freddi alla mano le cose stanno proprio così.
Nella migliore delle ipotesi, un vaccino potrà funzionare in una frazione dei soggetti cui lo si è somministrato, ma questo per un tempo decisamente limitato e a rischio di effetti collaterali che possono essere ben più gravi della malattia che ci si propone di evitare. Inoltre è un fatto che certe vaccinazioni hanno dato origine ad una generazione decisamente indebolita nelle sue capacità di difesa perché, semplificando un po’, per un organismo affrontare una malattia è quello che per un atleta è l’allenamento. Un esempio di effetto deleterio è quello della vaccinazione contro il morbillo. Se una bambina contrae la malattia in modo naturale, ne esce immune a vita. Quando verrà il tempo e partorirà un bambino, gli trasmetterà un’immunità che durerà per alcuni anni, vale a dire durante il periodo in cui il morbillo potrebbe essere particolarmente pericoloso. Se, invece, la bambina sarà stata vaccinata, prescindendo dal fatto che la copertura, sempre che sia ottenuta, sarà solo temporanea, non trasmetterà alcuna immunità al figlio il quale sarà aggredibile proprio quando potrebbe risultarne offeso.
È un fatto innegabile che di vaccinati che si ammalano della malattia che volevano evitare ce ne sono a iosa. Davanti a questa evidenza la risposta è che chi è vaccinato si ammala in forma più lieve di quanto non sarebbe accaduto senza che il soggetto si fosse vaccinato. Chi si avventurasse a chiedere una prova scientificamente provata dell’assunto si troverebbe aggredito da contumelie, unica reazione possibile, visto che la cosa è frutto goffo di pura invenzione per trarsi d’impaccio.
Una delle bufale di maggior successo è quella relativa alla cosiddetta immunità di gregge e di questo ho già detto in un numero passato di questa rivista. Occorre anche tenere conto del fatto che nessun vaccino funziona come la malattia contratta naturalmente, cosa provata anche dalla necessità di ricorrere a richiami, e la copertura eventualmente ottenuta, come già ricordato, svanirà entro un periodo che non sarà mai lunghissimo. Insomma, chi opera credendo all’immunità di gregge non potrà esimersi dal controllare se il vaccino ha funzionato e, periodicamente, di controllare se sta funzionando. Se non lo si fa, è perché siamo di fronte a chiacchiere e niente di più e lo scopo è solo quello di smerciare i prodotti. E, ahimè, non lo fa nessuno.
Ma nessuno fa nemmeno ciò che è obbligatorio fare: accertarsi che la persona da vaccinare non sia già naturalmente immune e non sia allergica nei riguardi di uno o più componenti del vaccino. Non farlo, e, ahimè, nessuno lo fa, è un atto di pura sventatezza perché mette a serio rischio il soggetto. Occorre dire, però, che nessuno sa davvero che cosa c’è nei vaccini se non a grandissime linee. Dunque, anche volendo, non sarebbe nemmeno possibile attuare il controllo, per obbligatorio che questo sia. Non bisogna poi farsi ipnotizzare da affermazioni totalmente infondate come, ad esempio, l’assenza di mercurio nei vaccini. In alcuni di loro la presenza è chiaramente indicata dal produttore mentre diventa difficile credere che il mercurio usato di regola come antibatterico e antifungino in fase di preparazione sia del tutto allontanato dal prodotto finale. Ora, a pubblicazione avvenuta anche al di fuori del nostro libro divulgativo “Vaccini: Sì o No?” di fatto arrivato con dati scientifici originali prima delle pubblicazioni paludate, come si risponderà a chi nutre qualche dubbio circa l’innocuità d’iniettare farmaci inquinati?