Il Fuoco 02

Il fuoco sacro filosofico

Abbiamo visto nel numero precedente i riti del fuoco e abbiamo individuato un elemento che accomuna i vari riti cioè la funzione di rinnovamento che il fuoco assume nelle varie tradizioni. Così è anche per la tradizione cristiana che ad esempio nei rituali della Pasqua inserisce la cerimonia dell’accensione del nuovo cero per simboleggiare con la resurrezione del Cristo l’inizio di una nuova vita.
Ma come può rinnovare il fuoco se la sua azione sul piano fisico è quella di distruggere?

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Il Fuoco 01

I rituali del fuoco

Marzo è il mese che inaugura l’arrivo della Primavera: al 21 del mese, infatti, cade l’equinozio primaverile. Anticamente in questo periodo si usava propiziare l’inizio della nuova stagione con i riti del fuoco. A Roma, nel tempio di Vesta, il fuoco perenne, che veniva accudito dalle vergini Vestali, veniva spento e poi riacceso per simboleggiare la fine di un ciclo e l’inizio di uno nuovo. Questo rito era comune a molti popoli di stirpe indoeuropea come gli Indiani e i Persiani e rifletteva una concezione arcaica del fuoco come simbolo dell’energia divina che mediante una scintilla ha il potere di suscitare la vita nel mondo.

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Alcuni medici e filosofi dell’antichitĂ  definirono il cibo come “Res non naturalia”, che, tradotto alla lettera, significa “cose non naturali”. In questo loro atteggiamento si alludeva al sovrapporsi dell’agire umano su prodotti presenti in natura, scelti dall’uomo, talora coltivati negli orti e nei campi, manipolati e infine trasformati mediante l’uso del fuoco.

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