Crucifere (dal latino crucifer = portatore di croce): così si chiama la famiglia perché i fiori portano quattro petali disposti due a due, quattro stami due più lunghi e due più corti, un calice a quattro sepali in croce e un ovario superiore semplice. Da questa caratteristica forma dell’infiorescenza e dell’infruttescenza si possono riconoscere tutte le crucifere.
La famiglia comprende circa 2000 specie erbacee non facilmente distinguibili, neppure per lo specialista. Alcune sono erbe selvatiche che hanno una straordinaria forza vitale e fecondità anche su terreni quasi morti (rosa di Gerico, borsa pastore, senape selvatica, rafano selvatico); altre si fanno notare per il loro odore penetrante e il loro gusto, sono al tempo stesso piante aromatiche e medicinali (senape, crescione dei prati, crescione d’acqua, coclearia, barbaforte), altre ancora sono vere e proprie verdure: cavolfiore, cavoletti di Bruxelles, cavolo verza, cavolo rapa, navone, rafano, ramolaccio. Secondo dove si concentra la forza di crescita in una delle parti costitutive della pianta così si possono avere le più svariate forme. Tutte queste piante molto diverse tra loro hanno una caratteristica comune: la gran vitalità che non inaridisce mai, compenetrando profondamente le forze di luce e calore con la materia terrestre.
Le forze del “basso”, solido, liquido, ombroso, non escludono mai quelle dell’alto”, aria, calore, luce; la vita delle crucifere ha bisogno delle forze della piena luce, sia questa nelle steppe, nei deserti o sia delle alte montagne o nel grande Nord. Sotto gli effetti di luce e calore, anche in climi relativamente rigidi, si formano ad esempio i semi rotondi e oleosi della colza e della senape da cui si ricavano dei grassi pregiati altamente insaturi. L’essere vegetale delle crucifere è ben adatto alle condizioni terrestri, non ha mai la tendenza al parassitismo, non si solidifica in albero o arbusto, ma resta malleabile e pieno di linfa. Il suo ciclo vegetativo abbraccia tutte le stagioni, non cessa di germogliare, fiorire, produrre frutti in parecchie generazioni successive da marzo fino ad ottobre. Ha un ritmo vitale rapido, energico, ardente. I colori dei fiori delle crucifere sono “atti” della luce allo stato puro: bianco, giallo, arancione.
Si trovano più raramente le “passioni della luce”: il rosa malva, il blu, il viola. La fioritura sembra senza limiti: l’infiorescenza continua a crescere con forza e produce nuovi fiori via via che quelli vecchi fruttificano. Il ricco corimbo si trasforma presto in un fascio di silique piene di semi, che in alcune specie sono fini e numerosi come sabbia del mare. La borsa pastore ne può contenere anche 60.000 in una sola pianta. Nei frutti (silique), si rivela il carattere formale della pianta ed è soltanto guardando i frutti che il botanico classificatore trova i segni di riferimento sicuri per distinguere le specie e determinarle. Le ghiandole che si trovano sul fondo della corolla secernano un abbondante nettare, la maggior parte delle crucifere sono delle buone piante mellifere anche se i fiori s’impollinano da soli. Non hanno profumi molto forti, sono dolci e richiamano il garofano e la violetta: sono semplicemente mielati. In tutte le crucifere i chimici hanno trovato la presenza di zolfo e, proprio lo zolfo, è l’artefice dell’enorme versatilità di questa famiglia vegetale.
Essa attira lo zolfo dal cosmo (Sulfur: solfero = porto il sole) e se ne compenetra col calore e la luce. Rudolf Steiner nel suo corso d’agricoltura esprime questo concetto con le seguenti parole:” Lo zolfo è la sostanza con cui lo Spirito creatore si bagna le dita per operare nell’elemento terrestre”. Nella colza l’elemento solfureo, appare puro e brillante nel colore luminoso dei fiori gialli, mentre il rafano e il ravanello che lo contengono nel fittone hanno fiori bianchi. Nella pianta del cavolo, rigogliosa ed acquosa, la forza sulfurea è diluita e spenta come avviene quando s’immerge un ferro rovente nell’acqua. Il sapore di questa sostanza si fa sentire però durante la cottura e più ancora quando il cavolo marcisce o va in fermentazione. Vi sono infine crucifere che anziché trattenere l’azione dello zolfo al loro interno, preferiscono espanderlo nell’ambiente esterno trasformato però in gradevole profumo com’è il caso della violacciocca gialla e viola della reseda. Secondo il proprio carattere particolare vi sono piante che sfoggiano i loro pregi e altre che li custodiscono nella linfa che li pervade.
Ricette
Consommè di verza allo zafferano | Sformatino di saraceno | |||
Timballo di batate alla curcuma | Dolcetti all’arancia |