Il mese di settembre è ancora un mese abbastanza caldo e quindi sarà piacevole gustare ancora piatti semplici e freschi. Per l’antipasto una crema di pomodori secchi e olive all’aroma di buccia di limone, un po’ sullo stile delle tapenade del sud della Francia.
Un primo veloce e proteico, ma leggero con gli ultimi piselli freschi della seconda semina estiva (ma anche surgelati) dell’orto, con una pasta di chinoa che abbiamo già conosciuto nel mese di maggio, ma questa volta accoppiata con l’amaranto, un altro pseudo cereale proveniente anch’esso dall’America latina. Originario del Perù, era considerato l’oro degli Aztechi e degli Inca per la grande importanza che aveva nell’alimentazione di questi popoli. Non è un cereale, ma può essere trattato come i cereali a grani, in particolare il miglio. I suoi chicchi sono molto piccoli e saporiti sono i semi della pianta.
Dal punto di vista della coltivazione si tratta di una pianta molto resistente, che resiste addirittura a molti erbicidi, anche al famigerato RounUp della Monsanto, e questo probabilmente grazie alla alta ricombinazione naturale data dal grande numero di semi che ogni pianta produce, fino a 300 mila per pianta; l’amaranto può infestare anche campi di soia OGM.
Insieme alla chinoa, l’amaranto è considerato una delle pinte del futuro per l’alimentazione umana, perché oltre che contenere carboidrati, è molto ricco di amminoacidi essenziali, in particolare la lisina, oltre che proteine, sali minerali come fosforo, magnesio, calcio e vitamine, in particolare vitamina E. La presenza di fitosteroli nell’amaranto lo rendono utile per abbassare il colesterolo ‘cattivo’ LDL e aumentare il colesterolo ‘buono’ HDL.
L’indice glicemico è piuttosto basso (35 contro il 45 della pasta di frumento), quindi può essere consigliato per chi soffre di diabete. Possiamo dire che i semi di amaranto costituiscono un pasto leggero, digeribile ma energetico. Alcune varietà di amaranto si sono diffuse anche in Italia ed Europa dopo la scoperta dell’America e oggi lo si può trovare nei campi fra le erbe selvatiche; le sue foglie si possono consumare cotte come gli spinaci e utilizzare per minestre, ripieni, frittate, risotti.
Le ricette