Gli interventi meccanici per rendere il suolo più adatto ad accogliere le colture rappresentano lo strumento principale con cui l’uomo può incidere sulle caratteristiche fisico-chimiche e biologiche del terreno. Senza entrare nel merito del singolo attrezzo e delle modalità con cui si può utilizzare un qualsiasi strumento per la lavorazione del terreno va ribadito un concetto fondamentale: ciò che fa la differenza è la capacità dell’operatore e la sua sensibilità nell’usare i vari utensili.
È l’operatore che fa la differenza, non l’attrezzo. I pro e contro dei vari attrezzi e delle varie lavorazioni sono determinati in gran parte dalla persona che svolge il lavoro. Capire il giusto momento per intervenire, saper interpretare le necessità del suolo, usare uno strumento in maniera adeguata, evitare lavorazioni inutili, sono tutti fattori determinanti. Anche se gli strumenti hanno la loro importanza, è l’uomo che determina la buona riuscita di una lavorazione.
Anche la giusta velocità di avanzamento è un altro elemento di rilievo poiché, solitamente, si tende a correre troppo velocemente con il trattore mentre sarebbe necessario essere “gentili” con il suolo. Oggi, per vari motivi, le lavorazioni vengono svolte troppo velocemente, quando la velocità di avanzamento non dovrebbe essere elevata. In questo modo non si da tempo al suolo di aprirsi ma lo si comprime troppo. Questo crea problemi specialmente quando si usano attrezzi che tagliano il terreno (come l’aratro), comprimendo, andando a ridurre la quantità di aria e andando a compattare soprattutto i terreni pesanti, argillosi o tendenti all’argilloso. Questo taglio contribuisce alla formazione di zolle dure e compatte, difficili da rompere una volta che si sono seccate e indurite. La rottura di queste zolle richiede poi maggiore energia e molteplici passaggi (in questo caso il gelo invernale è un ottimo alleato).
Nel caso, invece, di attrezzi rotanti come frese o erpici rotanti sarà opportuno mantenere un regime di giri non eccessivo, evitando di polverizzare il terreno lavorato (in relazione alla giusta velocità di avanzamento).
L’aria è fondamentale per la vita, e lo è anche per il suolo. Il terreno è ricco di organismi viventi (batteri, microrganismi, micorrize, funghi ecc.) che, come tutti gli organismi, devono nutrirsi, devono idratarsi ma, soprattutto, devono poter respirare. Potremmo resistere diversi giorni senza cibo o senz’acqua, ma senz’aria resisteremmo poco…
Nella valutazione globale dei vantaggi e degli svantaggi offerti dalla lavorazione del terreno bisogna tenere conto dell’importanza che ha l’aerazione dell’apparato radicale per lo sviluppo della pianta. Questa aerazione potrebbe e dovrebbe essere ottenuta tramite la vivificazione del suolo poiché un terreno fertile e vitale migliora la propria struttura, diviene più soffice, ed è in grado di assimilare e trattenere aria e scorte idriche a sufficienza (oltre ai nutrienti).
Ma lo strumento migliore per lavorare e fessurare il terreno, fino in profondità senza generare inconvenienti, è l’apparato radicale. Tramite il sovescio e tramite l’inerbimento è possibile ottenere risultati notevoli soprattutto con quelle specie che, come le Graminacee, dispongono di apparato radicale fascicolato.
Anche la Facelia ed il Favino favoriscono lo sbriciolamento e l’aerazione del terreno. Drenaggio e decostipamento si possono ottenere anche con Crucifere, Lupino e Trifoglio rosso, o altre specie a radice fittonante, con notevoli benefici per il suolo fin negli strati più profondi. Le colture poi ne trarranno giovamento.
Nel caso del sovescio sarebbe importante utilizzare contemporaneamente una trentina di specie differenti, poiché ogni specie rilascia nel terreno essudati radicali che vanno a nutrire la flora batterica e microbica del sottosuolo. Ed ogni specie, grazie al proprio essudato radicale, è specializzata nell’allevare una determinata flora batterica, con grande vantaggio per la biodiversità del sottosuolo. Inoltre le varie tipologie di radici, insieme, svolgeranno un’azione migliore e più completa sulla “lavorazione” del suolo. Le Leguminose non vanno mai dimenticate.
Anche l’inerbimento, che potrà essere permanente o temporaneo, dovrebbe essere costituito da più specie differenti. L’azione delle radici migliora la qualità e le caratteristiche del suolo, contribuendo alla sua stabilità.