Le piante spontanee vengono da sempre apprezzate e studiate per il loro ruolo centrale svolto all’interno dell’economia naturale, a favore della vita. Una delle funzioni più importanti riguarda la produzione di biomassa (carbonio organico, sostanza organica) attraverso il processo della fotosintesi.
Questo fattore va a favorire la fertilità organica dei terreni rappresentando un elemento di primaria importanza poiché la vegetazione spontanea arricchisce il suolo stimolando la genesi del terreno.
Molte specie vengono studiate anche per scopi curativi, come piante medicinali per ottenere infusi, decotti, estratti vari o altri rimedi. Numerose specie spontanee vengono utilizzate anche in cucina (fitoalimurgia).
Ma vi è una specie in particolare che merita di essere citata per le sue notevoli proprietà: questa pianta è il TARASSACO, che gode di facoltà davvero uniche.
Appartiene alla famiglia botanica delle Asteracee (o Composite), la famiglia più evoluta e progredita per quanto riguarda l’intero Regno vegetale.
Non è affatto casuale la scelta di questa specie come componente dei preparati biodinamici da cumulo (vedi Biolcalenda di Aprile 2020), o preparato biodinamico 506, anche per via del rapporto particolare con il silicio, ma tutta la forza e la validità del Tarassaco può essere apprezzata nel suo apparato radicale che può raggiungere la profondità di 240 cm. (fonte immagine: Università di Wageningen).
Questa sua caratteristica consente di fessurare e rompere suoli compattati, asfittici e duri favorendo drenaggio, fessurazione e arieggiamento. In molti casi tende a svilupparsi proprio in terreni che presentano un certo grado di compattamento esercitando un’azione miglioratrice e risanatrice.
Il Tarassaco agisce dunque come elemento naturale risanatore anche tramite l’apporto diretto di composti organici all’interno del sottosuolo, negli strati più profondi del terreno.
Questo fattore contribuisce a stimolare la vitalità del substrato minerale più profondo.
Può esercitare anche una funzione di bonifica ambientale tramite l’assorbimento di metalli pesanti e altri composti nocivi (se presenti nell’ambiente). Per questo motivo è studiata come pianta per il fitorisanamento dei suoli contaminati.
Il Tarassaco contiene numerose sostanze distribuite nei diversi organi, ed il fiore viene utilizzato in agricoltura biodinamica anche per allestire tisane che hanno la funzione di stimolare le autodifese naturali delle colture migliorando la qualità e le caratteristiche dei tessuti.
La tisana è allestita utilizzando i capolini fiorali, e viene impiegata in frutticoltura e viticoltura come integrazione per le strategie di difesa. Unitamente alle buone pratiche agronomiche che hanno il compito di prevenire le malattie, l’uso delle tisane in agricoltura può contribuire alla riduzione dei dosaggi di rame e di zolfo.
L’allestimento della tisana è molto semplice: si fanno bollire a fiamma bassa 10 grammi di capolini fiorali essiccati per un breve periodo (sono sufficienti 20 secondi), poi si spegne il fuoco e si lascia in infusione per 5 minuti avendo cura di coprire il tutto con un coperchio.
Per questa operazione sono sufficienti 3-4 litri d’acqua priva di impurità, con pH neutro o leggermente acido. Al termine dell’infusione si può diluire il tutto con altra acqua in proporzione di 1:10 in modo da ottenere 40 litri totali.
Ovviamente si possono allestire tisane più o meno concentrate o diluite a seconda delle necessità del caso. E si può miscelare con argilla in polvere oppure con zeolite micronizzata (polvere fine) seguendo i dosaggi standard.
Risulta efficace anche in orticoltura, da utilizzare come corroborante preventivo.
Sarebbe opportuno irrorarlo sulla vegetazione in giorni di “luce” e “calore” indicati sul calendario biodinamico; in questo modo la sua azione può risultare più incisiva.
Per esercitare una attività ancora più marcata lo si può distribuire per 3 giorni consecutivi; in questo modo si favorisce un elemento ritmico che può consentire di penetrare maggiormente nel corpo vitale della pianta. I risultati migliori si possono ottenere quando la coltura si trova in fase di sviluppo e crescita, dunque prima della sua maturazione finale.
Si può impiegare anche la radice tramite decotto: sobbollire per 5 minuti a fiamma bassa 100 grammi di radici essiccate in un litro d’acqua. Diluire poi 1 a 10. Si può utilizzare sulle piante come concimazione fogliare (nebulizzato) oppure sul terreno. Da usare soprattutto in primavera.
La radice di Tarassaco è ricca di composti organici. La tisana di fiori di Tarassaco può essere utilizzata anche per effettuare un bagno-semente prima della semina (vedi Biolcalenda di settembre 2022), oltre che come bagno-radice prima della messa a dimora delle piantine in pieno campo (trapianto).
Sia la raccolta dei capolini fiorali che quella della radice deve essere svolta nel “momento balsamico” più opportuno e indicato per questi organi, in modo da favorire la maggior presenza di princìpi attivi utili.
Così facendo si incrementa la bioattività dell’estratto e la sua efficacia. Spesso i dettagli fanno la differenza. Sarà opportuno raccogliere il Tarassaco lontano da fonti di inquinamento, oppure provvedere al suo acquisto presso produttori o distributori garantiti e certificati.
Dunque il Tarassaco oltre ad essere utilizzato come preparato biodinamico (506) per migliorare il processo di compostaggio (insieme agli altri preparati da cumulo), può essere utilizzato sotto forma di estratto vegetale, come infuso, per rinforzare le naturali autodifese delle colture.
L’umile Tarassaco va dunque ammirato e apprezzato per le sue straordinarie proprietà!
