Parliamo dei coloranti: sostanze aggiunte a moltissimi nostri alimenti senza che ce ne sia l’effettiva necessità. Eh già, i coloranti servono solamente ad ingannare l’occhio, a ripristinare il colore originario, perso durante i molti trattamenti industriali a cui vengono sottoposti alcuni alimenti, oppure per illuderci di una freschezza che non c’è più. Ma perché un dentifricio e uno sciroppo al sapore di menta devono per forza essere verdi?
Perché l’aranciata deve avere un colore arancione così acceso? Perché, come si dice, si mangia anche con gli occhi, e oramai ce lo aspettiamo che le cose vadano così. Leggere alcune etichette è una vera sorpresa, almeno a giudicare alle molte “E” che vi compaiono, anche se non tutti sono codici che si riferiscono ai coloranti, ma ecco qui di seguito una chiave di lettura dei coloranti, che probabilmente vi interesserà. Nella progressione numerica che segue la lettera “E”, si ha la seguente suddivisione dei colori:
100-109 GIALLO
110-119 ARANCIO
120-129 ROSSO
130-139 BLU
140-149 VERDE
150-159 BRUNO-NERO
160-197. COLORI MISTI
Per alcuni alimenti la legge italiana vieta l’uso di ogni tipo di colorante, caffè, cioccolato, torrone, aceto, succhi di frutta, vino, birra, olio, acqua, pane, pasta, riso, zucchero, miele, torrone, caffè, cioccolato, carne, pesce devono essere proposti al pubblico nella loro colorazione naturale, in caso contrario si tratta di una frode per mascherare la mancata genuinità di un prodotto o il suo stato di alterazione. E meno male!
BAMBINI DIFFICILI
La recentissima normativa comunitaria impone, a partire dal 20 luglio 2010 che per alcuni coloranti in etichetta compaiano alcune indicazioni aggiuntive. Si tratta di quei coloranti per i quali, nel corso degli anni, studi sulla capacità di concentrazione e di attenzione dei bambini, soprattutto in ambito scolastico, ne hanno dimostrato l’influenza negativa. Alcuni bambini sono più sensibili ai cibi trattati e mostrano effetti immediati, subito dopo l’ingestione di coloranti. In realtà la tossicità di un additivo è sempre in relazione con la quantità ingerita e dipende anche dall’interferenza creata da altri additivi.
Gli effetti sono legati alla quantità e al peso, i bambini consumano sette volte più additivi della “dose giornaliera ammissibile” (ADI). I neonati hanno una limitata capacità di disintossicarsi, dovuta al prematuro sviluppo del fegato e degli enzimi che metabolizzano i veleni, inoltre il peso esiguo del loro corpo può scatenare la tossicità. Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Southampton (Gran Bretagna) e pubblicato sulla rivista Lancet, i coloranti artificiali contenuti negli alimenti possono diventare estremamente pericolosi per la salute dei bambini.
I ricercatori britannici hanno evidenziato che la rimozione di queste sostanze dai cibi è in grado di diminuire l’incidenza di comportamenti iperattivi (avete presente i bambini eccessivamente vivaci?) e di disturbi dell’attenzione nei bambini piccoli. Pensate ai danni che conseguono all’incapacità di essere attenti, di concentrarsi su un argomento. Si traducono inevitabilmente in un ritardo nell’imparare a leggere, ad apprendere. Un dramma. Preciso che si tratta del primo studio condotto su bambini che non manifestavano iperattività per cause diverse.
Ecco qui gli imputati: E 102 TARTRAZINA, E 104 GIALLO DI CHINOLINA, E110 GIALLO TRAMONTO, E122 CARMOISINA, E 124 PONCEAU 4R, E129 ROSSO ALLURA. A partire dal 20 luglio 2010 gli alimenti che contengono questi coloranti devono riportare in etichetta la seguente indicazione aggiuntiva: “può influire negativamente sull’attività e sull’attenzione dei bambini”. Qualcuno probabilmente obietterà: visto che dal punto di vista nutrizionale non servono a nulla, non si faceva prima ad eliminarli? Bella domanda!
(Biolcalenda Giugno 2011)