Rafano – Armoracia rusticana – Fam. Crucifere Brassicaceae.
Il nome comune di rafano è utilizzato per indicare diverse piante, alcune di origine europea, come il rafano bianco (Armoracia rusticana) o quello nero (Rafanus sativus) e altre di origine asiatica come il rafano verde (wasabia japonica).
Sono tutte appartenenti alla famiglia delle Brassicaceae e tutte accomunate dalla presenza di eterosidi solforati, dai quali, in seguito a una razione di idrolisi, si libera un gruppo di principi attivi: esteri dell’acido isotiocianico. La droga è rappresentata dalle radici, che vengono utilizzate a scopo culinario, tagliate a fettine o grattate, per insaporire o accompagnare diverse pietanze e a scopo terapeutico, nella medicina tradizionale, per la loro azione stomachica a livello dell’apparato gastrointestinale, drenante l’apparato urinario, fluidificante a livello bronchiale, nonché per uso esterno, applicate sulla cute con effetto antinfiammatorio, revulsivo e antimicrobico.
Il Rafano bianco (Armoracia rusticana), originario probabilmente della penisola balcanica; predilige posizioni soleggiate e cresce rigogliosa formando dei cespugli. Le radici, voluminose a fittone, raccolte preferibilmente in autunno, se integre non sprigionano molto profumo, ma, se tagliate o grattugiate, emanano un forte odore pungente e un sapore deciso, acre e piccante. Si utilizzano allo stato fresco perché, se essiccate perdono le loro proprietà .
In cucina il Rafano bianco, conosciuto anche come “Cren”, viene utilizzato per accompagnare carni bollite o affumicate, oppure, dopo essere stato conservato in aceto nelle insalate, in cui a volte si usano le foglie tagliuzzate allo scopo di stimolare la digestione dei cibi ed esercitare un’azione protettiva sull’intestino. La spiccata azione secretoria lo rende efficacie antispasmodico delle vie biliari, utilizzato nelle colecisti acute e croniche, nelle discinesie (mancanza di movimento) delle vie biliari e nelle litiasi biliare. Non agisce direttamente come colagogo, ma indirettamente stimolando la peristalsi intestinale. E’ utile quando i disturbi cronici delle vie biliari e la variazione del flusso biliare determinano stipsi, emicrania, nausea, pesantezza e dolore all’ipocondrio destro.
Nella medicina popolare l’olio essenziale di Armoracia rusticana viene usato per contrastare le fermentazioni intestinali e le sue foglie finemente sminuzzate e mischiate al cibo dei cani, hanno proprietà vermifughe oltre ad agire come ricostituente. L’infuso di radice diluito con tre parti d’acqua serve per irrorare i meli allo scopo di tenere lontani in modo naturale i parassiti.
Da tempo è nota una stretta correlazione tra il consumo di ortaggi appartenenti alla famiglia delle Brassicaceae e la prevenzione di diverse forme tumorali. Gli isotiocianati, infatti inibiscono l’effetto cancerogeno di svariate sostanze e la presenza di un’alta percentuale di perossidasi, enzima dotato di una forte attività antimutagena, consente di ridurre la frequenza delle aberrazioni cromosomiche sia spontanee che indotte dai raggi gamma. Tra i glucosinolati, in particolare la sinigrina e la disulfosinigrina hanno rivelato sia un effetto inibitorio sugli enzimi ciclossigenasi (COX-1 e COX-2) e sulla perossidazione lipidica sia sulla proliferazione delle linee cellulari responsabili dei tumori a livello della mammella, del colon, del polmone e del sistema nervoso centrale. A livello polmonare sono gli allil isocianati, ma anche i fenil isocianati a determinare una significativa riduzione della formazione di noduli. L’efficacia è massima quando questi composti sono somministrati a livello preventivo non quando la formazione tumorale è ad uno stato avanzato. Un altro componente rilevante nel sopprimere sia l’accrescimento delle cellule tumorali che la sopravvivenza delle stesse è il 6-(metilsulfinil) esil isotiacianato, che è particolarmente efficacie nel carcinoma della mammella, nel melanoma e nella leucemia inducendo la morte cellulare mediante apoptosi e nel tumore polmonare inibendo la formazione delle metastasi. L’efficacia antitumorale è dovuta principalmente al fatto che gli isotiocianati inibiscono gli enzimi di fase 1 responsabili della conversione di molti composti precancerogeni in molecole cancerogene, mentre determinano induzione nei confronti degli enzimi di fase 2 responsabili di reazioni protettive di detossificazione, come la glutatione S-transferasi, probabilmente influenzando l’espressione genica.
Controindicazioni, le principali sono l’irritazione per contatto agli occhi, alle mucose o vesciche in caso di pelli molto sensibili. E’ inoltre controindicato in coloro che presentano affezioni renali o gastrointestinale come gastriti, ulcere, nausea e diarrea, nei soggetti con patologie tiroidee perché la tiourea contenuta nel rafano riduce la captazione dello iodio da parte della tiroide; deve essere evitato dalle donne in gravidanza e durante l’allattamento. Data l’ampia gamma di proprietà , dall’azione antinfiammatoria a quella antibiotica e antifungina, dall’azione anticoagulante a quella antiasmatica, esso può interferire con farmaci dotati di queste stesse azioni, potenziandone gli effetti.
(Biolcalenda – Novembre 09)