Fine della scienza

Il metodo scientifico, vanto e risorsa della modernità, luminoso cammino per procedere verso la spiegazione dei fenomeni della natura, rigoroso, senza compromessi, senza tentennamenti illogici o mistici, è giunto anch'esso a termine.

I principi di laicità, verificabilità, non contraddizione, in continua disputa sulla falsificazione (ciò che si ritiene vero oggi potrebbe essere falso con l'accrescersi della conoscenza), sembrano cose dell'altro mondo, morte e sepolte. Se non c'è copertura finanziaria la ricerca scientifica non esiste. Per avere finanziamenti i ricercatori, gli scienziati, obbediscono alle leggi di mercato, dove vanno gli interessi finanziari la vanno la ricerca. Vera o falsa, non è dato sapere, perché tutto diventa segreto industriale, più accurato del segreto militare.

Gran parte delle comunicazioni scientifiche, pur apparentemente in stile, formalmente somiglianti al linguaggio, adoperato dai tradizionali ricercatori, vedi: tabelle, diagrammi, procedure; in realtà sono propaganda per un prodotto da immettere sul mercato. Forse non tutto è così fraudolento e tra tanti qualche illuso di buon cuore c'è, ai margini molto ai margini dove non vi sono interessi pregnanti e immediati qualcuno rimane, così onesto da non capire l'inganno di cui fa parte.

Infatti succede che qualche strano personaggio emerga per un attimo e proponga una scoperta e ingenuamente la comunichi al mondo, senza aver verificato la ricaduta industriale, senza averla brevettata. Avrà tutto il mondo, così detto scientifico, contro, non per verificare, ripetere, eventualmente confutare, ma per abbattere un blasfemo negatore di un dogma: se non vi è ricaduta industriale la cosa non è valida, non deve avere nessuna validità.

Tutto deve essere previsto, programmato e progettato in linea finanziario – produttiva – finanziaria. La scienza non è più ciò che rivela, spiega rende intelligibile le leggi naturali, ma ciò che produce tecnologia la quale a sua volta diventa la tecnica, non per esprimere l'estetica, la sensibilità umana, ma il profitto. Il dio Denaro diventa il creatore del mondo e i suoi potenti sacerdoti hanno il diritto di dare vita o morte a tutto. Senza limiti, senza remore, senza legge ne umana ne naturale, perché l'unica legge valida è il profitto, non l'onesto, antico profitto economico, che rispettava le leggi economiche e quindi naturali, ma il profitto finanziario.

Quello che non si ferma, che non ha limiti e tutto trasforma in "Denaro". La morte per fame, per malattia, per guerra, per disastro ambientale anziché essere limiti diventano risorse da sfruttare per maggiori ricavi. Il "pensiero scientifico" che è un gradino evolutivo umano, sembra offuscato, negato zittito.


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