Ognuno di noi ha provato, almeno una volta nella vita, la sensazione cosciente di aver commesso un errore, oppure peggio, un’azione volontaria che riteneva proibita, cattiva, pericolosa per sè o per gli altri. Il fatto che non ci siano state conseguenze immediate può aver creato in noi l’illusione che c’è andata bene, ma non solo, se l’azione ha portato un vantaggio immediato, per quanto immorale, ci convince della possibile ripetitività, anzi la necessità di ripeterla.
Una della principali funzioni dell’educazione pedagogica consiste nell’indicare al bambino il valore dell’azione morale non tanto o non solo per la paura del castigo, ma per provare il gusto del giusto, del bello, del buono, per l’armonia universale, che viene rovinata, graffiata dalle azioni disarmoniche.
Spesso non c’è educazione all’onestà o è insufficiente, addirittura è rovesciata, imponendo ai figli la furbizia dell’approfittare, dell’opportunista, del raccomandato; alterando la percezione che ha valore ciò che porta un interesse materiale immediato, meglio se a discapito di qualcuno, sia esso un nostro simile, oppure animale, pianta o minerale, in una gradualità approssimativa, ma che vede sempre la natura come il ricettacolo certo dell’ impunibilità.
In questo modo si sono creati mostri, non solo individui moralmente mostruosi, più o meno potenti, ma sistemi economico – politici – culturali in connessione a delinquere. Gli esempi sono troppi, praticamente tutte le attività della, così detta, civiltà occidentale, prendiamone uno o due. E’ noto, scientificamente ed empiricamente provato, che una sostanza chimica di sintesi, se dannosa, non ha una soglia minima in cui non provochi il danno, eppure si continuano a produrre ed usare in agricoltura, nei cibi; leggi protettive rendono impuniti gli autori di danni incalcolabili alla vita umana e all’ambiente, non fanno pagare nemmeno le spese sanitarie, figuriamoci il disinquinamento.
Potrebbe bastare, ma non basta, la connessione si evidenzia quando Istituti Ufficiali come la FSA (Food Standards Agency), organismo ministeriale incaricato di tutelare la sicurezza alimentare inglese afferma che mangiare cibi biologici o prodotti convenzionali non fa alcuna differenza. I loro contenuti nutritivi, dati alla mano sono gli stessi.
L’inganno qui è da prestigiatori, l’affermazione perentoria, pone in secondo piano la precisazione degli stessi autori: "Non riguarda gli effetti dei pesticidi sull’organismo". Inoltre è noto come l’utilizzo delle analisi chimiche sulle sostanze sia molto manipolabile. basta fare poche analisi di confronto quando ci sono differenze molto evidenti e moltissime, esagerate quando non ci sono differenze. Il risultato: truffa. Profitti per i soliti noti, malattie e tumori per molti piccoli e anonimi. Arriverà il pareggio? Ne dovremo riparlare fino al 2012 c’è ancora tempo!
(Biolcalenda – Settembre 09)