L’editoriale di dicembre

Onorevoli a delinquere 
Avrei voluto intitolare l’editoriale di fine anno all’onestà, come segno di speranza per il futuro nuovo anno. I tempi bastardi in cui viviamo sono dominati, purtroppo, dalla confusione per le troppe deviazioni, alterazione di significato, per cui cerco di accedere alla saggezza insita nel linguaggio per trovare, non una via di fuga, ma un po’ di lucidità che ci permetta di capire cosa è giusto fare. L’onestà (dal latino honestas) dovrebbe indicare la qualità umana di agire e comunicare in maniera sincera, leale e trasparente, in base a princìpi morali ritenuti universalmente validi. L’onestà ha un’importante centralità nei rapporti sociali e costituisce uno dei valori fondanti dello Stato di diritto.
 

Per contro la disonestà si configura come vero e proprio reato punibile penalmente come nei casi di corruzione, concussione di pubblici ufficiali e comunque come disvalore nei rapporti umani, quali l’ipocrisia, la menzogna, il segreto.

L’onesto (dal latino honestus, onorato, derivante da honos – honor) è per eccellenza onorevole (honorabilis): da qui deriva la norma che chi siede in parlamento sia per definizione onorevole, cioè onesto e quindi in grado di legiferare secondo la Costituzione «senza vincolo di mandato».

Il «vincolo» eventuale porterebbe a legiferare ad personam o a categoria, genere, corporazione, mentre la legge deve essere «media» (nel significato di mediare), deve limitare la libertà di tutti (tutti uguali davanti alla legge): se ciò non viene fatto abbiamo un parlamento a delinquere.

L’etimologia di delinquere (in latino, participio passato, delictus) composto dalla particella de che ha valore intensivo e linq-ere (participio passato, lic-tus) lasciare, abbandonare, dalla radice indo-iranica rik, rink = link, link con il senso di rendere o lasciar vuoto, abbandonare (rec’-ayami = far vuoto, lasciare), poi il greco leip-o (per leik-o) e limp-ano (per linkano) con significato simile: lascio, abbandono.

Per farla breve, delinquere aveva un significato originale simile a deviare dalla retta via, perdere il rigore dell’onestà, sottrarsi al dovere, perdere l’onore, quindi essere nulla, vuoto. Questo ci porta a considerare che per non delinquere, l’onorevole non può «cambiar partito», se cambia idea deve dimettersi, in quanto entrerebbe in conflitto d’interessi tra il mandato ricevuto dagli elettori e la funzione di rappresentante; mediare è degli onesti, il compromesso dei disonesti, il tradimento dei delinquenti.

Ci si potrebbe domandare com’è possibile che in Italia sia così diffuso l’abbandono della via della giustizia, della legge e così facile il «delitto»? Certo ci sono ragioni antiche, storiche; nel nostro paese non c’è esperienza di cultura democratica e i barlumi di democrazia hanno una massa impressionante di nemici, ma forse la grande confusione è nel credere che il mercato diffuso, il consumismo, sia di per sé democrazia.

L’inganno legalizzato, che è la norma nel messaggio pubblicitario, può far credere ai bambini, o ad adulti immaturi, che le promesse siano parte del prodotto, mentre sono parole o immagini, come fiocchi e pacchetti, con nessuna valenza reale. Si giustificano solo da un punto di vista numerico: si vende di più, si ottengono più voti, più potere.

Il risultato quantitativo abbatte ogni dubbio, ma la perdita della qualità liquida la vita, svuota la democrazia, impedisce la partecipazione dei normali cittadini e, in particolare, impedisce la visibilità degli onesti a vantaggio dei delinquenti.

Avete presente una mela, bella, grande, rossa, lucida: un morso ed è gia troppo tardi. Non dobbiamo attendere un principe che ci risvegli alla democrazia: l’onestà è a disposizione di tutti.

Un augurio per il Nuovo Anno.

Biolcalenda dicembre 2012


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