adolescente parla cellulare

Telefoni mobili e tumori alla testa

Campi elettromagnetici non ionizzati e conseguenti rischi per la salute umana. Le radiofrequenze emesse dai TM sono state classificate come possibili agenti cancerogeni dalla IARC/OMS, l’abuso di questi apparecchi espone al rischio di tumori cerebrali e dell’acustico.

Sappiamo ormai da tempo che le esposizioni prolungate a campi elettromagnetici non ionizzanti (CEM), emessi da numerose tecnologie, danno luogo a possibili rischi a breve e a lungo termine per la salute umana. I telefoni mobili (TM cellulari e cordless) che, insieme ad altri sistemi wireless (stazioni radio base per la telefonia mobile, router wi-fi, tablets, computer portatili, smart meters o contatori intelligenti, monitor per neonati ecc.), emettono CEM/RF-MO a microonde, cioè radiofrequenze (RF) estremamente alte, costituiscono un’importante esposizione nella vita quotidiana per la maggior parte delle persone, bambini compresi.

La telefonia mobile, esigendo l’implementazione di stazioni radio base per la copertura del segnale, ha riempito le nostre città di tralicci e antenne; l’introduzione di sistemi di connessione wireless nelle piazze, nelle strade, sotto le pensiline dei tram, nei luoghi di lavoro pubblici e privati per accedere alla rete, ha concretamente aumentato l’esposizione individuale, per lavoro e svago, su specifiche parti del corpo (testa, addome, corpo intero). L’utilizzo di questi dispositivi determina tempi di esposizione sempre più lunghi nell’arco della vita a cominciare da un’età sempre più tenera, per proseguire in modo ancora più massiccio nell’età lavorativa.

I TM utilizzati all’orecchio espongono ovviamente la testa, il cervello, l’apparato acustico e la faccia. Giovani e giovanissimi mantengono il cellulare acceso (emissione continua di segnale) nella tasca anteriore dei pantaloni quasi tutto il giorno e di notte sotto il cuscino o sul comodino, magari solo per utilizzarlo come sveglia! Abitudini scorrette dovute quasi sempre alla scarsa conoscenza di come funzionano i dispositivi e dei possibili rischi dovuti all’uso intenso e compulsivo. L’eliminazione delle reti telefoniche fisse, nell’illusione di un risparmio economico e l’uso del cordless al posto del vecchio apparecchio col filo, espone adulti e bambini, spesso nonostante si disponga di un numero di rete telefonica fissa e di una rete internet cablata.

L’agenzia Internazionale per le Ricerche sul Cancro (IARC), operante sotto l’egida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha classificato i CEM/RF-MO come «possibili agenti cancerogeni per l’uomo» (2011) sulla base di dati epidemiologici ripetutamente confermati (rapporto causa-effetto, plausibilità biologica), con riferimento all’aumento di tumori maligni al cervello (gliomi) e tumori benigni ai nervi cranici (neuromi dell’acustico) negli utilizzatori abituali (20-40 minuti/giorno) e da almeno 10 anni di TM. Tale classificazione come “possibili” (2B) anziché come “probabili” (2A) cancerogeni è frutto di una sottovalutazione dei rischi oncogeni provocati dalle RF. Oggi possiamo dire ben documentati in letteratura, innescata dai pesanti conflitti di interessi presenti anche tra i componenti i Gruppi di lavoro della IARC e dai fattori confondenti che hanno condizionato protocolli, risultati ed interpretazioni di ricerche largamente finanziate da produttori e gestori delle reti mobili “business bias” con l’obiettivo di rassicurare il consumatore. Enti governativi preposti alla tutela della salute (in Italia l’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute) continuano a resistere all’adozione di misure cautelative ispirate al Principio di Precauzione e minimizzazione dei rischi, quali ad esempio la riduzione dei limiti di esposizione, nonostante le evidenze scientifiche e le raccomandazioni emanate dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), dal parlamento Europeo e da autorevoli Commissioni scientifiche internazionali. Al contrario il programma digitale dell’attuale governo, prevede per il prossimo futuro un notevole aumento dei limiti di esposizione: ipotesi preoccupante dato che ormai sappiamo che la RF produce effetti ossidativi sulle cellule a livelli di esposizione estremamente bassi.

Il rischio di tumore alla testa per gli utilizzatori di TM, attualmente stimabile sulla base dei dati epidemiologici su utilizzatori adulti da non più di 10-15 anni, rappresenta solo la “punta di un iceberg”, vista la lunga latenza (fino a più di 30 anni) dei tumori in oggetto (gliomi cerebrali e neuromi acustici, ma anche meningiomi a sviluppo più lento). Nonostante già oggi i dati diano luogo a stime molto preoccupanti in termini di sofferenze individuali e di spese sanitarie che ricadranno su tutti noi, una valutazione definitiva dei danni potrà essere fatta solo nei prossimi decenni. E i più giovani? Sappiamo che bambini e adolescenti sono maggiormente sensibili alle RF rispetto agli adulti perché il loro cervello mostra un tasso di assorbimento maggiore e che le RF hanno una influenza negativa sullo sviluppo intellettuale e sulle funzioni cognitive (incluso il rischio epilessia). Gli adolescenti che usano abitualmente i TM hanno un rischio di 5 volte maggiore di contrarre un tumore maligno al cervello rispetto ai coetanei non utilizzatori. Effetti sulla fertilità nei giovani maschi (diminuzione della mobilità degli spermi) sono stati evidenziati in relazione all’uso di computer wi-fi tenuti sull’addome o TM tenuti nella tasca dei pantaloni. L’esposizione prenatale (della madre quindi) è associata a difficoltà comportamentali e iperattività nell’età scolare. Senza toccare, in questa sede, i rischi legati alla dipendenza psicologica da questi dispositivi che costituisce un ulteriore capitolo del problema.

Negli ultimi mesi alcuni autori hanno puntualizzato come le evidenze scientifiche siano sufficienti a inserire le RF quanto meno tra i “probabili” cancerogeni e circa 200 scienziati di tutto il mondo hanno sottoscritto un appello all’ONU chiedendo fortemente limiti di esposizione cautelativi e indicando come sui CEM, l’OMS continui a sostenere che non vi sono prove sufficienti per giustificare tale riduzione, mancando così di adempiere al suo ruolo di ente internazionale di salute pubblica. Essi chiedono tra l’altro: che il pubblico sia pienamente informato riguardo ai rischi per la salute, particolarmente riguardo il rischio per lo sviluppo dei bambini e del feto ed educato sulle strategie per ridurre i rischi di esposizione; che i professionisti del campo medico siano formati adeguatamente circa gli effetti biologici dei CEM e sul trattamento di pazienti che soffrono di elettrosensibilità.

In attesa dell’intervento delle Autorità Sanitarie e di nuove norme cautelative, che sembrano francamente lontane, risulta di vitale importanza adottare tutti volontariamente (e far adottare a figli e nipoti) indispensabili misure di autotutela “prudente avoidance”, per limitare i rischi per la salute mediante l’uso cautelativo della varie tecnologie che emettono CEM.
Per i TM, possono essere utili le 10 Regole scaricabili dal nostro sito: http://www.applelettrosmog.it/le-buone-regole.html
.  

LAURA MASIERO
PRESIDENTE A.P.P.L.E.
 (Associazione Per la Prevenzione e Lotta all’ Elettrosmog)

Biolcalenda di luglio/agosto 2015


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarĂ  pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *