Prima o dopo (più spesso prima che dopo!) tutti i veterinari che si occupano di animali, in particolare quelli da compagnia, s’imbattono nel cancro che colpisce i nostri amici a 4 zampe in qualunque età e con le più disparate tipologie. Si va dal “nodino” mammario o sottocutaneo alla neoplasia già diffusa ed infiltrante che appare subito, alla visita clinica, con prognosi quasi certamente infausta, prima ancora di avere il referto dell’istologico. Sembra proprio che i nostri animali ci seguano nella triste via crucis del cancro.
In effetti l’aumento di tale gravissima patologia è stato enorme in questi ultimi 20 anni ricalcando, grosso modo, gli incrementi che parallelamente si riscontrano in umana. Che tipo di correlazione c’è, se esiste? A questa domanda, più che naturale, ho cercato di dare risposta solo dopo che ho intrapreso la via di conoscenza della Scienza dello Spirito o Antroposofia. Sintetizzando molto, posso dire che gli anima-li sono, come dice il nome stesso, dotati d’anima come l’uomo ma a differenza di quest’ultimo non hanno una individualità ovvero un’essenza spirituale individuale. Essi hanno un’anima unica per ogni specie di appartenenza che viene definita “anima di gruppo”. In pratica ogni cane ha un’anima comune a quella di tutti gli altri cani del pianeta, così pure il gatto, il cavallo e tutti i mammiferi superiori possiedono un’anima comune di specie.
Gli animali quindi sono in grado di soffrire e gioire perché dotati di un “corpo astrale” cioè di anima che include tutti i loro istinti di specie, brame e passioni, simpatie e antipatie anche se con un grado di sensibilità diverso rispetto all’essere umano, diciamo meno complesso. Per i nostri animali noi rappresentiamo un punto centrale nella loro esistenza, a volte ci sentiamo quasi dei “semi-dei” per l’importanza quasi imbarazzante che ci attribuiscono. Quindi nella convivenza soprattutto stretta tra uomo e animale si hanno conseguenze sul piano psicologico-emotivo molto importanti. Proprio perché non dotati d’individualità (il cosi detto “io”) subiscono in modo totale e senza possibilità di difesa, gli influssi caratteriali che noi trasmettiamo loro quotidianamente: siano essi positivi che negativi. Questo è un punto fondamentale: il loro mondo emotivo è fortemente influenzato e condizionato dalla nostra emotività o “astralità” senza possibilità di scelta.
Loro, giorno dopo giorno, vengono plasmati dalle nostre caratteristiche emotive. In questa sede non è possibile chiarire fino in fondo ma questo fatto ha, come si può facilmente intuire, conseguenze importanti sulla loro salute. Premesso che non si possono mai trarre conclusioni rigide e valide per ogni situazione ma si deve sempre valutare caso per caso, tuttavia animali che convivono a stretto contatto con i proprietari soprattutto se dormono insieme, cioè nella stessa camera, arrivano ad avere una stretto collegamento emotivo al punto da riprendere con tutta evidenza i salienti connotati caratteriali del proprietario: il classico caso del cane che assomiglia al padrone. Quante volte capita di notarlo , come veterinario, nella pratica ambulatoriale!
Ma questo è un fatto molto profondo con implicazioni importanti: il proprietario che ha un’esistenza particolarmente tormentata e difficile e che non riesce a trovare momenti di pace e tranquillità, che vive dolorosamente e prolungatamente condizioni di forte squilibrio psicologico senza intravedere una possibilità d’uscita, trasferisce (è necessario saperlo), senza filtri, tutto il proprio squilibrio nella sfera emotiva (astrale) del proprio amato amico peloso con l’aggravante che quest’ultimo si carica di queste “energie negative” senza avere una individualità sviluppata che possa ridurne gli effetti dannosi. Questo è molto caratteristico nel rapporto uomo-animale ma è quasi universalmente ignorato, impedendo quindi ai proprietari di mettere in atto dei meccanismi di controllo emotivo, in presenza dei propri animali, che aiuterebbero molto il loro stato di salute.
Possiamo ora concludere che siamo noi la causa del cancro dei nostri animali? Certamente sarebbe un errore riduttivo affermare questo tout-court, ma dobbiamo renderci sempre più consapevoli del fatto che con i nostri comportamenti quotidiani siamo in grado d’influenzare pesantemente la loro interiorità non protetta e quindi riflettere che è possibile che il nostro Amico possa ammalarsi precocemente essendo diventato, suo malgrado, “parafulmine” di forti squilibri emotivi del proprietario. Detto questo è importante indicare delle possibili vie d’uscita ovvero metodi che siano in grado di aiutare i nostri Amici animali a condurre il più a lungo possibile una qualità di vita decente e in alcuni casi anche riuscire a guarire cioè con una remissione completa della patologia stessa.
L’utilizzo del Vischio (viscum album) come principale ausilio in pazienti con cancro fu suggerito da Rudolf Steiner, padre dell’antroposofia, agli inizi del secolo scorso: da allora molta esperienza positiva è stata fatta. In ambito veterinario posso affermare che il vischio è dotato sicuramente di una intensa azione “infiammatoria” cioè apporta “calore” in un corpo “freddo” colpito da cancro. Se si riesce ad arrivare a una diagnosi precoce ci sono concrete possibilità di alleviare non poco le sofferenze collegate alla patologia cancerosa ed in alcuni casi aiutare l’avviamento di una fase di miglioramento sintomatologico con il soggetto che continua a fare una vita buona . Questa fase può anche essere il preludio di una guarigione completa ma più spesso consente di prolungare la vita in maniera più che accettabile per poi arrivare comunque ad un decesso che spesso risulta “sereno” e non drammatico sia per l’animale, sia per i proprietari che nel frattempo riescono in parte a “metabolizzare” l’inevitabile separazione.