Molti aspetti dei vaccini, come di altri medicinali, vengono taciuti, e non si capisce come il medico curante e il paziente possano prendere le opportune precauzioni in assenza delle informazioni necessarie.
È cosa delicata e io sono sempre restio a rischiare d’incrinare la fede altrui, ma il fatto di aver giurato a Ippocrate ormai più di quarant’anni fa m’impone di dire almeno qualcosa.
Autunno pieno, cadono le foglie e si svuotano le siringhe. Come ogni anno, anche il mese di settembre-ottobre 2012 è stato ricco di consigli mediatici di grande interesse: se fa molto freddo, non uscite in costume da bagno; quando piove, aprite l’ombrello e, immancabilmente, vaccinatevi contro l’influenza.
Accettata la saggezza dei primi due consigli, per quanto riguarda il terzo non voglio esprimere opinioni ma solo mettere sul tavolo alcune informazioni oggettive. Per prima cosa è alquanto improbabile che una vaccinazione consegua qualche effetto su bambini al di sotto dei due o tre anni. Il loro sistema immunitario non è ancora all’altezza. Stessa cosa va detta per chi è arrivato ad un’età superiore ai, più o meno, 65 anni. Per loro il sistema immunitario non ce la fa più. È bene sapere poi che, anche se il vaccino fa l’effetto promesso, la sua efficacia è tutt’altro che assoluta.
Se posso, racconterei un’esperienza personale con il valore che ovviamente ha. Da almeno quarant’anni io non mi becco un’influenza, questo con l’eccezione di un inverno quando, su consiglio del mio allenatore di maratona (ero ancora definibile un atleta), mi vaccinai. E l’influenza, ironicamente, arrivò.
Tenendo sempre presente il fatto che in medicina ciò che non è utile è dannoso, ci sono alcuni aspetti dei vaccini, così come del resto di parecchi altri medicinali, che vengono taciuti. Credo sia inutile sottolineare come il business legato al farmaco sia obiettivamente immenso, paragonabile a quello delle armi e della droga, e per reggerlo occorre vendere più che si può, magari dipingendo pericoli che non sono così gravi, inventando malattie inesistenti o spacciando per un prodotto un’efficacia che di fatto non c’è.
Senza fare della dietrologia e senza addentrarmi in descrizioni di trame oscure, è un dato di fatto che i vaccini contengono sì il principio attivo, per esempio un virus attenuato di una certa malattia come l’influenza dell’anno, ma contengono anche tanta altra roba che in parte non viene tenuta ufficialmente in considerazione e in parte viene nascosta tour court.
Conservanti, stabilizzanti, antibiotici, adiuvanti… ma anche princìpi attivi non denunciati come, ad esempio, sempre restando all’influenza, prodotti inattivi verso il ceppo dichiarato, ma attivi nei confronti di altri ceppi. Non saprei dire perché non si dichiarino quei partecipanti, ma i fatti sono questi.
Oggi ci sono adiuvanti, cioè sostanze che potenziano il vaccino, come per esempio, il mercurio o l’alluminio, che il grande pubblico crede siano stati tolti dalle formulazioni. In realtà queste ci sono ancora, magari in proporzioni ridotte rispetto al passato, ma pur sempre potenzialmente dannose.
Se si va a leggere il bugiardino contenuto nelle confezioni, si troverà una lista di componenti, ma se si va effettivamente ad analizzare il prodotto, si troverà , oltre a quello, dell’altro. La cosa buffa è che tra le controindicazioni si vede regolarmente riportata in bella evidenza l’«allergia nei confronti di uno o più componenti». Rimane misterioso come si possano prendere le giuste precauzioni, se né medico né soggetto hanno conoscenza di che diavolo stiano uno somministrando e l’altro ricevendo nell’organismo.
Occupandomi io di nanopatologie, cioè delle malattie derivate da polveri inorganiche non biodegradabili e non biocompatibili, per una tesi di laurea, ho analizzato nel mio laboratorio, facendolo con la metodologia di microscopia elettronica messa a punto nell’ambito di un progetto europeo di ricerca, venti vaccini diversi, prodotti da case farmaceutiche diverse e mirati all’immunizzazione di varie malattie, tra cui l’influenza.
Va sottolineato come le analisi abbiano riguardato un solo pezzo per ogni vaccino e non lotti di produzione. Comunque sia, la cosa sgradevolmente sorprendente è stata trovarli tutti e venti inquinati da micro e nanopolveri, vale a dire da granelli piccolissimi, poco sopra o poco sotto il micron, di materiali né biodegradabili né biocompatibili e per questo patogeni: ferro, cromo, nichel, piombo, tungsteno, titanio, zirconio, alluminio, stronzio, bismuto, rame, silicio… Il tutto spesso in combinazione reciproca.
Naturalmente di questo non esiste traccia, non solo nelle note illustrative dei vari vaccini, ma nemmeno all’Istituto Superiore di Sanità che istituzionalmente vigila sulla sicurezza dei farmaci.
Quando, dopo anni, i media resero timidamente noti alcuni dei nostri risultati, ci furono due reazioni diverse. La prima fu quella di una grande ditta farmaceutica che disse che sì, le nostre analisi sono serie, ma che non c’è motivo di allarme. Prima dell’iniezione il medico guarda la fiala e, se vede qualcosa d’indebito, non ne usa il contenuto. Qualcuno mi spiegherà come farà mai un medico, anche se ha l’occhio di lince, a scorgere particelle che sfuggono al microscopio ottico e si vedono solo, sapendole cercare, con quello elettronico.
La seconda reazione fu più preoccupante. L’Istituto Superiore di Sanità , per mezzo della dottoressa Stefania Salmaso, direttrice del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute, disse che le nostre «osservazioni non fanno testo» perché «estemporanee e non riproducibili».
Che cosa s’intenda con quei due aggettivi resta avvolto nella nebbia. Tralasciando il fatto che il nostro laboratorio è classificato dalla Commissione europea entro i cento di punta di tutta l’Unione dei ventisette paesi, diventa difficile pensare che un 20 su 20 (venti analisi su venti vaccini) sia frutto del caso.
Forse sarà opportuno che ci sia chi si prende l’onere di fare qualche controllo un po’ più accurato della routine, non solo sui vaccini, ma anche su un Istituto che non soltanto è mantenuto dai contribuenti, ma di cui tutti hanno il diritto di potersi fidare.
Biolcalenda novembre 2012