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I fiori selvatici per la prevenzione – seconda parte

Come valorizzare i fiori spontanei per l’equilibrio e la stabilità dell’ecosistema – seconda parte.
La consociazione tra piante coltivate e fiori spontanei è molto benefica poiché favorisce la presenza di insetti utili stimolando i meccanismi di controllo biologico naturali

Il concetto di “consociazione” viene solitamente definito tra pianta coltivata e pianta coltivata (ad esempio la classica consociazione tra carota e cipolla). Ma lo si può tranquillamente estendere anche alle piante spontanee, per una consociazione utile tra queste e le piante coltivate. La consociazione tra piante coltivate e fiori spontanei può offrire notevoli benefici poiché questi ultimi favoriscono la presenza di insetti utili (predatori, impollinatori), stimolando i meccanismi di controllo biologico naturali. Oltre ai già citati vantaggi estetici, paesaggistici e sociali, grazie ai quali le campagne possono divenire luoghi vivibili e funzionali al benessere collettivo. La creazione di uno stato di armonia come base della prevenzione. La stessa filosofia andrebbe applicata ai centri urbani, con la realizzazione di ambienti ad alta densità di fiori, colori e profumi.

Nota:sull’uso delle piante per il miglioramento complessivo dell’ambiente vedere anche “FITORIMEDIAZIONE”. È possibile il miglioramento della qualità dell’aria, delle acque e del suolo anche tramite azioni mirate di bonifica.

La presenza di Leguminose è sempre auspicabile, sia spontanee che coltivate, per via dell’azione azoto fissatrice. In natura quella delle Leguminose è una funzione essenziale.

Invece nelle consociazioni tra piante erbacee e piante arboree si può ottenere un miglioramento del microclima poiché la creazione di barriere antivento riduce l’evapotraspirazione, con notevoli benefici sul bilancio idrico. E’ quasi inutile ribadire che alberi e arbusti rappresentano un anello fondamentale per i cicli biologici e vitali sulla Terra. Dunque la corretta gestione del regno vegetale pone le basi per l’equilibrio complessivo dell’agroecosistema.

Vedere anche il testo “Biodiversità e controllo dei fitofagi negli agroecosistemi“, Accademia Nazionale Italiana di Entomologia.

Mentre in relazione ai centri urbani si segnala “Specie erbacee spontanee mediterranee per lariqualificazione di ambienti antropici“, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ministero dell’Ambiente).

In questo contesto l’agricoltura urbana si colloca come volàno per l’incremento della biodiversità all’interno dei centri urbani, con la possibilità di sviluppare ambienti e luoghi con finalità altamente educative, nei quali poter instaurare un rapporto diretto con il mondo delle piante e, più in generale, con il vivente. Dove poter insegnare l’agricoltura biologica e biodinamica, la permacultura, l’ecologia e l’amore per la natura. Nel compiere queste azioni non si può non pensare ai più piccoli e al mondo dell’insegnamento.

Nella scelta delle specie da inserire e utilizzare occorre tenere conto della rusticità (capacità di adattamento a condizioni difficili e stress vari) e dell’adattabilità ad ambiente e clima. Queste piante dovranno essere in grado di crescere e svilupparsi in assenza di cure e di attenzioni.

Nelle aree più aride è possibile introdurre Anthemis tinctoria (Camomilla dei tintori), Centaurea nigrescens (Fiordaliso nerastro), Daucus carota (Carota selvatica), Echium vulgare (Erba viperina o Viperina azzurra), Galium verum (Caglio zolfino), Leucanthemum vulgare (Margherita comune), Linaria vulgaris (Linaria o Linaiola comune), Lotus corniculatus (Ginestrino), Prunella vulgaris (Prunella comune), Salvia pratensis (Salvia dei prati), Scabiosa columbaria (Vedovina selvatica), Knautia arvensis (Ambretta comune).

Anche la forma del fiore è determinante per la nutrizione di un determinato insetto, con conseguenze nella selezione degli insetti presenti in una data area. Vi sono fiori che possono essere visitati e bottinati prevalentemente da insetti dotati di proboscide lunga (Megachilidi, Melittidi, Apidi, Antoforidi) per via della forma del calice e della disposizione del nettare al suo interno (fiori zigomorfi come Lamium amplexicaule (Falsa ortica reniforme), Echium vulgare (Erba viperina comune), Consolida regalis (Erba cornetta o Speronella consolida), Stachys arvensis (Stregonia minore). Mentre i fiori di molte Asteracee e di molte Ombrellifere possono essere visitati e bottinati da una vasta gamma di insetti poiché la forma del fiore permette l’accesso diretto al nettare, senza difficoltà, anche in mancanza di proboscide lunga.

Sono presenti anche altre forme di specializzazione mutualistica.

La presenza e la sopravvivenza di determinate piante, a sua volta, è legata all’azione degli insetti impollinatori; al tempo stesso vi sono insetti che per poter sopravvivere necessitano del nutrimento fornito dai fiori di particolari specie.

È possibile operare il controllo indiretto su svariati insetti nocivi garantendo la presenza di insetti utili predatori. Gli adulti della cimice verde, ad esempio, sono parassitizzati da ditteri Tachinidi endofagi (Trichopoda pennipesF.). I Tachinidi sono mosche parassite di cimici e altri insetti dannosi; queste mosche sono presenti e attive se nell’ambiente si trovano fiori in grado di nutrirle (in grado di nutrire la forma adulta dell’insetto). Sarà dunque necessario garantire la presenza di fioriture costanti durante il periodo estivo. La presenza di questi insetti utili è legata a fiori di Composite (o Asteracee), Labiate, Ombrellifere (o Apiacee), Rosacee, Malvacee e tutte le specie nettarifere che diano continuità alle fioriture, le quali rappresentano fonti alimentari utili all’economia dell’ecosistema e dell’agroecosistema.

Altra condizione necessaria a garantire la presenza di insetti utili è la totale assenza di trattamenti antiparassitari (non selettivi). Questo perché gli insetti utili sono, spesso e volentieri, i più deboli e sensibili nei confronti dei vari fitofarmaci.

Diventa determinante introdurre elementi naturalistici in grado di fornire nutrimento e spazio vitale per gli insetti utili; si tratta di siepi, alberature, fasce boscate, ma anche di inerbimenti, di fascefiorite o di apposite aiuole in prossimità delle coltivazioni. Anche le zone umide, gli stagni e i laghetti svolgono un ruolo ecologico notevole poiché garantiscono la presenza delle Libellule, che sono validi insetti predatori.

Con il pretesto puramente speculativo di eliminare tutto ciò che non è produttivo non si tiene conto che «le cose di per sé non rappresentano nulla, se non nella successione con cui si riferiscono l’una all’altra» (R. Steiner) e che ogni pianta, ogni essere vivente si trova in un rapporto di interdipendenza con il tutto. Ecco che, quindi, si potrebbe veramente fare molto per l’equilibrio ambientale e per la stabilità ecologica andando ad inserire (o reintrodurre) piante ed erbe che dispongano di fioriture abbondanti e prolungate (a scalare). Si otterrebbe un insieme maggiore della somma delle singole parti (per dirla con Aristotele), o equilibrio superiore.

I siti soleggiati sono quelli che solitamente presentano la maggior varietà di specie e di fiori. Ma anche i siti leggermente ombreggiati possono garantire una buona presenza di fioriture.

È possibile introdurre le seguenti specie: Achillea millefolium (Achillea), Adonis aestivalis (Adonide estiva), Agrimonia eupatoria (Agrimonia), Agrostemma githago (Gittaione), Alcea rosea (Malvone), Anthriscus sylvestris (Cerfoglio dei prati), Anethum graveolens (Aneto), Arctium lappa (Bardana), Borago officinalis (Borragine), Calendula officinalis (Calendula), Capsella bursa pastoris (Borsa del pastore), Carum carvi (Cumino dei prati), Centaurea cyanus (Fiordaliso), Centaurea nigrescens (Fiordaliso nerastro), Cichorium intybus (Cicoria comune), Cirsium arvense (Stoppione; questa pianta è una temibile infestante ed il suo utilizzo andrebbe circoscritto ad aree marginali, distanti dalle coltivazioni), Coriandrum sativum (Coriandolo), Crepis spp. (Radicchiella), Daucus carota (Carota selvatica), Dipsacus fullonum (Cardo dei lanaioli), Eschscholzia californica (Escolzia o Papavero della California), Foeniculum vulgare (Finocchio selvatico), Knautia arvensis (Ambretta comune), Inula viscosa (Inula), Leucanthemum vulgare (Margherita comune), Linum grandiflorum var. Rubrum (Lino), Linum perenne (Lino perenne), Malva sylvestris (Malva selvatica), Matricaria chamomilla (Camomilla), Melilotus officinalis (Meliloto comune), Nigella damascena (Fanciullaccia), Nigella sativa (Cumino nero), Oenothera biennis (Enagra comune), Onobrychis viciifolia (Lupinella comune), Orlaya grandiflora (Lappola bianca), Papaver rhoeas (Papavero comune), Pastinaca sativa (Pastinaca comune), Petroselinum sativum (Prezzemolo), Phacelia tanacetifolia (Facelia), Picris spp. (Aspraggine), Plantago lanceolata (Piantaggine), Ruta graveolens (Ruta comune), Salvia pratensis (Salvia dei prati), Sanguisorba minor (Salvastrella minore o Pimpinella), Stachys annua (Erba strega o Betonica), Taraxacum officinalis (Tarassaco), Thymus serpyllum (Timo serpillo), Tordyliumapulum (Ombrellini pugliesi), Urtica dioica (Ortica), Valeriana officinalis (Valeriana), Verbascum thapsus (Tasso barbasso); oltre alle specie già citate sopra.

In questo elenco sono presenti anche alcune piante non selvatiche, o spontanee, ma che comunque possono offrire notevoli benefici.

 

Biolcalenda di marzo 2016


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