Microbiota umano e agricoltura

Oggi si parla molto di salute del microbiota intestinale per via dell’importanza fondamentale che ricopre per il nostro organismo. Il microbiota intestinale è quel complesso di batteri che garantisce la corretta funzionalità dell’intestino.

Questi batteri ci sostengono e ci proteggono garantendo l’efficienza ed il benessere di ogni individuo. Non solo l’intestino, ma la funzionalità di tutti gli organi (e dell’intero organismo) dipendono direttamente dalle condizioni di questi microrganismi.

A sua volta questo insieme è considerato un vero e proprio organo per via dell’importanza strategica che ricopre, ed è ormai confermato che la nostra salute dipende direttamente dalla salute del microbiota intestinale.
Diventa dunque di basilare importanza tutelare, proteggere e nutrire correttamente questo ricco complesso di batteri attraverso una corretta alimentazione ed un sano stile di vita. Fornire cibo sano e pulito (cioè privo di inquinanti) significa garantire la miglior condizione di salute dei nostri migliori alleati poiché la più importante fonte di energia del microbiota intestinale è rappresentata proprio dall’alimentazione.
Anche i cosiddetti “probiotici” sono fondamentali per la corretta funzionalità del microbiota. Ovviamente si tratta di un tema ampio e complesso che necessiterebbe anche di considerazioni mirate a livello individuale, ma in estrema sintesi possiamo affermare con certezza che la qualità della materia prima sia il punto più importante per garantire una sana e corretta alimentazione

Nella moderna alimentazione possiamo trovare, purtroppo, numerosi nemici del nostro microbiota; tra questi spiccano i vari composti chimici utilizzati nell’agricoltura industriale come insetticidi, erbicidi e fungicidi che possono essere presenti nel cibo, nei corsi d’acqua, nell’aria ed anche nel suolo. Un’eccessiva assunzione di questi composti può determinare un’evidente alterazione del microbiota con conseguenze negative per l’intero organismo.
L’uso di piretroidi (impiegati come antiparassitari), di fungicidi e di erbicidi sarebbe dunque da bandire a favore di un’agricoltura, come quella biodinamica, che rinunci ad utilizzare molecole nocive.

Ad essere sotto accusa è comunque l’alimentazione moderna nel suo insieme che finisce per sacrificare cibi freschi e ricchi di fibre (possibilmente di provenienza locale) a favore di alimenti processati e manipolati dall’industria alimentare come cibi confezionati ricchi di additivi, grassi, conservanti e zuccheri. A lungo andare questi cibi manipolati e raffinati possono indurre stati infiammatori e provocare alterazioni della barriera intestinale.

Il cibo quindi non può essere considerato solo un mero riempitivo dello stomaco ma deve rappresentare un fattore diretto utile al mantenimento del miglior stato di salute dell’individuo. Rudolf Steiner a sua volta ribadisce l’importanza di un alimento vitale come fattore idoneo a nutrire anche le parti più sottili dell’essere umano arrivando a sostenere i processi della coscienza e le forze interiori.
L’agricoltura biodinamica nasce proprio da questo tipo di impulso, mentre con la specializzazione delle varie discipline è venuto meno il dialogo tra i vari saperi ma, soprattutto, è venuto meno il dialogo tra agronomia e scienze contingenti (nutrizionali, mediche, naturali, ecologiche etc.).

Da questi fattori emerge chiaramente la connessione e l’interdipendenza tra cura del suolo, salute del Pianeta e benessere umano.
La stessa interazione mutualistica riguarda la salute del suolo, il microbiota del terreno e la vitalità delle piante. Dunque lo ripetiamo: terreno sano = cibo sano = persone sane.

Tutte le buone pratiche utili a valorizzare e salvaguardare il microbiota del terreno in agricoltura sono fondamentali. Queste pratiche consistono nei sovesci plurispecie, nel compostaggio, nell’uso dei preparati biodinamici e, non ultimo, nell’applicazione di lavorazioni che rispettino il suolo (evitando il compattamento e l’asfissia del terreno).
È determinante rinunciare all’uso di composti chimici di sintesi che finiscono con l’inibire proprio l’attività microbiologica del suolo (e dell’intero ecosistema).

Si possono altresì utilizzare anche ammendanti organici fermentati o altre pratiche utili a promuovere e stimolare la microbiologia del terreno nel suo insieme. In questo si andrà a favorire la miglior condizione di sviluppo delle colture; si favorirà la miglior interazione tra radice e suolo con beneficio reciproco.

Occorre dunque favorire queste simbiosi tra radice e microrganismi terricoli poiché vi è un doppio vantaggio: da una parte si favorisce lo sviluppo della pianta e dall’altra vi è la formazione del suolo e la sua strutturazione al meglio.
La pianta contribuisce in maniera determinante alla costituzione del terreno dal quale poi riceve sostegno e nutrizione.
In questo possiamo affermare che non vi sia un confine netto e delimitato tra radice e suolo, ma che sia un tutt’uno. Anche qui Rudolf Steiner si espresse molto chiaramente in merito alla questione della concimazione: “Dico questo per suscitare l’immagine dell’intima affinità esistente fra quanto è racchiuso nei limiti di una pianta e il terreno che la circonda. Non è vero che la vita della pianta si esaurisca nei limiti e nella zona periferica della pianta stessa. La vita della pianta come tale continua dalle radici fin dentro la terra, e per molte piante non esiste neppure un limite ben definito fra la loro vita e quella della zona circostante in cui esse vivono. Bisogna compenetrarsi profondamente di questo fatto per comprendere davvero che cosa sia la terra concimata o lavorata in un modo adeguato”.

Healthy soils for healthy plants for healthy humans – Heribert Hirt – EMBO reports

Fonte immagine: https://www.embopress.org/doi/full/10.15252/embr.202051069


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