Nella storia dell’agricoltura le siepi hanno sempre avuto un ruolo molto importante per la creazione di un organismo agricolo equilibrato.
Negli ultimi sessant’anni, ovvero da quando la meccanizzazione agricola ha sostituito molta parte della manodopera fornita dai braccianti, sono andate via via scomparendo le alberature e le siepi che era normale ritrovare ai bordi dei campi.
Se da un lato non possiamo negare che sia notevolmente migliorata la vita dell’agricoltore, in termini di sforzi fisici e produttività di una giornata di lavoro, dall’altro ci si è resi conto solo dopo molti anni del fatto che le siepi non servivano solo per offrire un luogo di riposo ombreggiato ai braccianti.
Nella storia dell’agricoltura, infatti, le siepi avevano (ed hanno) una multifunzionalità spiccata. Sono innanzitutto una barriera fisica alla penetrazione delle correnti d’aria, riducendo pertanto la presenza di malattie dovute allo stress delle piante sottoposte a flussi d’aria continui, o alle malattie che si sviluppano a partire dalle micro ferite provocate dalle particelle di terriccio che si staccano in seguito a folate di vento.
Uno scopo fisico «moderno» delle siepi è la funzione barriera che queste hanno nei confronti degli inquinamenti puntiformi che si disperdono nell’atmosfera, come i trattamenti antiparassitari effettuati sui fondi adiacenti.
È utile precisare che chi effettua interventi fitosanitari sulle piante dovrebbe farlo in assoluta mancanza di vento e mettendo in atto tutte le pratiche per evitare il cosiddetto «effetto deriva», ovvero il fenomeno per cui la nube di veleno investe le colture situate nei terreni prossimi a quello soggetto al trattamento; ma a tutt’oggi risulta facile individuare lunghe colonne o lunghe scie di nubi di prodotti fitosanitari emessi dalle botti e che migrano per diverse centinaia di metri distanti dal loro effettivo obiettivo.
La funzione principale di una siepe è quella di offrire un luogo di riparo e di conservazione-riproduzione per predatori e parassiti di organismi che, a loro volta, sono parassiti delle colture da noi messe a dimora. Il numero e la varietà degli organismi che trovano riparo nella siepe (e che svolgono questa funzione «insetticida») è veramente incredibile. Vi sono infatti specie appartenenti a praticamente tutti i regni viventi: batteri, virus, funghi, animali.
Per semplicità prendiamo in esame solo questi ultimi e, solo in questi ultimi, vediamo nuovamente un’enorme varietà . Troviamo infatti insetti, acari, uccelli, roditori, selvaggina di taglie differenti. Questa «biodiversità » è il vero indice che andrebbe monitorato da quegli scienziati che si vantano di misurare la biodiversità solo valutando la tipologia di uccelli che colonizzano una siepe.
Questa ricchezza è presente solo dove l’uomo interviene gestendo in maniera ragionata la siepe; equilibrando interventi di pulizia e manutenzione ad un «abbandono controllato» di individui prossimi alla morte e quindi futuro luogo di rifugio o lauto banchetto per specie secondarie, ma fondamentali al mantenimento di un equilibrio perfetto.
Se una siepe è giovane, si consiglia di intervenire installando nidi artificiali al fine di simulare luoghi di riparo per specie secondarie, o di lasciare alcune porzioni in situazioni simili a quelle relative all’abbandono.
La siepe dovrebbe essere realizzata o mantenuta tenendo conto anche di eventuali scopi secondari, come ad esempio garantire la disponibilità di legna da ardere, oppure la disponibilità di fioriture a scopo di bottinaggio da parte delle api o, più semplicemente, la richiesta di scarsa manutenzione periodica.
La progettazione e la realizzazione di una siepe devono essere fatte tenendo bene in considerazione gli elementi caratterizzanti il territorio, il terreno, la posizione della siepe, la sua funzione principale (tra quelle viste precedentemente) e quella secondaria. In tutte le regioni italiane esistono strutture pubbliche che possono fornire materiale informativo per consigliare sulle specie e varietà più adatte.
La siepe, pur comportando una riduzione della produttività netta nelle fasce di terreno più prospicienti ad essa, garantisce più benefici che perdite. Tra le perdite, oltre tutto, va opportunamente ricordato che non tutte le piante coltivate abbisognano della stessa quantità di irraggiamento solare; pertanto, la presenza di una zona d’ombra garantita dalla siepe in determinate fasce orarie, risulta addirittura favorevole per determinate specie.
Anche nel nostro orto, quindi, possiamo pensare ad una siepe, o addirittura possiamo pensare di organizzare una siepe, composta da specie per la sola produzione di fiori e foglie consociate a specie da frutto, in modo tale da sfruttare al massimo le potenzialità di questa meravigliosa «infrastruttura ecologica».
Biolcalenda maggio 2013