(Musa sapientum e Musa paradisiaca). Famiglia Musacee o Scitaminacee
Il banano e i suoi frutti sono conosciuti da sempre, ancor prima della coltivazione dei cereali. Originario dell’Asia orientale e forse dell’Oceania, il banano si è diffuso in tutto il mondo lungo la fascia tropicale; in Africa è stato portato dagli arabi, mentre spagnoli e portoghesi l’hanno introdotto in America prima nelle Antille e poi a Santo Domingo, nella Guyana, successivamente in Brasile, Honduras, Ecuador, costarica e Panama. La coltivazione, l’esportazione e la lavorazione delle banane costituisce una delle più redditizie fonti di reddito agrario, tanto che la sua coltivazione è tra le più estese al mondo.
La famiglia delle Musacee, alla quale appartengono le banane, comprende 5 generi e 150 specie. Si tratta di piante tropicali monocotiledoni, erbacee: infatti, sono dotate di un falso tronco costituito da strati concentrici di guaine fogliari che crescono erette alla sommità centrale del fusto. Per quanto ridotto il genere Musa è importante perché le sue piante sono utilizzate da millenni a scopo alimentare o come fibre tessili (Musa textilis, da cui si ricava la canapa di Manila); altre hanno fornito utensili e mezzi di copertura. Linneo decise di distinguere la banana dal Platano (nome spagnolo di banana, detta anche “da legume”, consumata acerba e cotta) adottando come criterio distintivo il modo di consumare questi frutti.
Così chiamò la prima Musa sapientum (perché Plinio il Vecchio affermava che in India era il cibo dei saggi) e il secondo Musa paradisiaca, forse perché nel Corano viene citata come “pianta del paradiso”. Originariamente in Europa la banana era chiamata proprio mela del paradiso, oltre che fico d’Adamo; il nome attuale sembra entrato in uso nel 1600 e derivi dal termine arabo per “dito” o da una parola di origine bantù, mediati dal portoghese. Anche se non sono due specie diverse i due frutti vengono anche oggi distinti. Il valore nutrizionale della banana lo si ha a maturazione completa, quando la buccia è giallo carico e chiazzata di nero. Può essere un buon preventivo dell’anemia, del rachitismo e dello scorbuto e un buon rimedio in caso di dispepsia, gastrite, ulcera gastro duodenale, colite cronica e disordini metabolici.
Può contribuire a prevenire e curare le infezioni intestinali e, nei soggetti affetti da morbo di Parkinson, contribuire con apporto di dopamina, all’attenuazione del tremore.
Composizione per 100 g | % g |
Acqua | 72,00 |
Protidi | 1,00 |
Lipidi | 0,30 |
Glicidi | 12,36 |
Zucchero riducenti | 8,00 |
Saccarosio | 4,00 |
Amido | 1,00 |
Cellulosa | 0,75 |
Calorie da 66 a 108 |
Minerali | mg |
Calcio | 7,00 |
Fosforo | 27,48 |
Sodio | 2,00 |
Potassio | 404,00 |
Magnesio | 35,00 |
Manganese | 0,70 |
Ferro | 0,80 |
Zolfo | 13,00 |
Cloro | 100,00 |
Iodio | 0,02 |
Vitamine | mg |
A U.I. | 45,00 |
Provitamina | 0,20 |
B1 | 0,06 |
B2 | 0,06 |
B3 o PP | 0,7 |
B6 | 0,32 |
C | 16,00 |
E | 0,37 |