Il Tarassaco, chiamato anche soffione o dente di leone, e un’infinità d’altri nomi dialettali, dimostra con questo di essere pianta conosciutae apprezzata da millenni. Il suo nome deriva dal greco “Tarasseo”, che significa “io guarisco”.
Le sue foglie ricche di vitamine A, C, E, clorofilla, amare e depurative, purificanti, disintossicanti del fegato, della cistifellea e del sangue, diuretiche, aperitive, digestive, rinfrescanti, toniche e stimolanti, antiossidanti e anticancro, ottime per tutte le epatopatie e colecistopatie, eczemi, sfoghi e macchie della pelle, gonfiori ghiandolari, prurito, acne, diabete, gotta, artrite e reumatismi, cirrosi e teatosi, epatite, angiocolite, itterizia, gastrite, stipsi, emorroidi, edemi, cistiti, sindrome premestruale, candida, sinusiti, raffreddori, bronchiti, iperglicemia, ipercolesterolemia, calcoli urinari e della cistifellea, non poco per una singola pianta commestibile. Può essere usata fresca ed essiccata, in succo o decotto, infusione, dalla radice al fiore.
Ehenfried E. Pfeiffer definisce il Dente di Leone (Taraxacum officinale) un’erba dinamica: fiorisce per prima in primavera e in estate. Si consocia con facilità con il trifoglio e con l’erba medica perché preferisce un buon terreno profondo. Dove cresce il tarassaco, il suolo è abbastanza adatto per gli ortaggi migliori. I lombrichi amano la terra intorno al tarassaco perché produce un humus neutro. Anche quando cresce fitto il dente di leone, non è in competizione con le graminacee perché ha un fittone lungo anche un metro.
Penetrando nel terreno anche se è presente uno strato compatto, il tarassaco trasporta i minerali, soprattutto il calcio, dagli strati più profondi alla superficie. Recupera ciò che il terreno ha perso per dilavamento. Il tarassaco cresce troppo vicino al terreno per essere falciato e utilizzato per il composto, ma arricchisce l’humus e, quando muore, i canali lasciati dalle radici morte fanno salire i lombrichi. Si potrebbe affermare che come pianta il tarassaco migliora il terreno come il lombrico come animale. Quando cresce veramente come infestante indica che l’humus e la vita del suolo sono trascurati, comunque lui si occupa del drenaggio verticale, finché l’uomo non interviene erpicando.
Una pianta, il dente di leone, che segue i passi umani per cui è ben conosciuto e diffuso sia per i suoi fiori appariscenti sia per i semi a pappo che volano, se maturi, se vi soffiamo sopra. In agricoltura biodinamica il preparato 506 è costituito dai fiori del tarassaco.
I capolini che stanno sbocciando sono raccolti all’inizio della primavera prima che arrivano a fiorire completamente, in una mattina di sole. Si lasciano asciugare e seccare. In autunno (da san Michele fino alla fine d’ottobre) si bagnano con un infuso, oppure con succo fresco di tarassaco pianta intera. Poi si mettono nel mesentere bovino (sacco che avvolge l’intestino del bovino) e a questo sacco, pieno di fiori, si possono aggiungere, se il clima lo permette, anche fiori freschi appena raccolti, poi s’interra in una buca. A primavera (da Pasqua a tutto maggio) possiamo dissotterrare il preparato pronto. Potrà essere conservato in appositi contenitori in terracotta e messo in piccole quantità nel compost.
Ehenfried E. Pfeiffer definisce il Dente di Leone (Taraxacum officinale) un’erba dinamica: fiorisce per prima in primavera e in estate. Si consocia con facilità con il trifoglio e con l’erba medica perché preferisce un buon terreno profondo. Dove cresce il tarassaco, il suolo è abbastanza adatto per gli ortaggi migliori. I lombrichi amano la terra intorno al tarassaco perché produce un humus neutro. Anche quando cresce fitto il dente di leone, non è in competizione con le graminacee perché ha un fittone lungo anche un metro.
Penetrando nel terreno anche se è presente uno strato compatto, il tarassaco trasporta i minerali, soprattutto il calcio, dagli strati più profondi alla superficie. Recupera ciò che il terreno ha perso per dilavamento. Il tarassaco cresce troppo vicino al terreno per essere falciato e utilizzato per il composto, ma arricchisce l’humus e, quando muore, i canali lasciati dalle radici morte fanno salire i lombrichi. Si potrebbe affermare che come pianta il tarassaco migliora il terreno come il lombrico come animale. Quando cresce veramente come infestante indica che l’humus e la vita del suolo sono trascurati, comunque lui si occupa del drenaggio verticale, finché l’uomo non interviene erpicando.
Una pianta, il dente di leone, che segue i passi umani per cui è ben conosciuto e diffuso sia per i suoi fiori appariscenti sia per i semi a pappo che volano, se maturi, se vi soffiamo sopra. In agricoltura biodinamica il preparato 506 è costituito dai fiori del tarassaco.
I capolini che stanno sbocciando sono raccolti all’inizio della primavera prima che arrivano a fiorire completamente, in una mattina di sole. Si lasciano asciugare e seccare. In autunno (da san Michele fino alla fine d’ottobre) si bagnano con un infuso, oppure con succo fresco di tarassaco pianta intera. Poi si mettono nel mesentere bovino (sacco che avvolge l’intestino del bovino) e a questo sacco, pieno di fiori, si possono aggiungere, se il clima lo permette, anche fiori freschi appena raccolti, poi s’interra in una buca. A primavera (da Pasqua a tutto maggio) possiamo dissotterrare il preparato pronto. Potrà essere conservato in appositi contenitori in terracotta e messo in piccole quantità nel compost.
(Biolcalenda aprile 2011)