Mentire è uccidere?

Sappiamo quante bugie piccole e grandi sono dette per motivi diversi, paura di affrontare le conseguenze di nostri errori o irresponsabilità. Fin da bambini cerchiamo di deviare, nascondendoci alla realtà, usando foglie di “fico” per coprire ciò che appare evidente in noi. La menzogna sembra l’affermazione, in negativo,  dell’essere “errante” che scopre il proprio arbitrio e cerca di negarlo per tornare nella perfezione immobile. La menzogna quindi è una forma d’umana immaturità che danneggia più il bugiardo che l’ingannato.

Esistono però gradi diversi di menzogna che la nostra società occidentale ha elaborato porgendoceli quasi come furbizia, prestigio (gioco di prestigio), superiore intelligenza. Ulisse che inganna gli dei è il prototipo dell’eroe che usa la menzogna o mezza verità per “errare” sul mondo. Oggi noi ammettiamo tranquillamente che la pubblicità dica o faccia credere cose non corrispondenti al prodotto pubblicizzato, in una specie d’inganno collettivo che ci dice come il consumismo sia il paradiso in terra, l’acquisto della felicità. La difesa ad oltranza di questo “bengodi” porta inevitabilmente alle sue estreme conseguenze e allora la menzogna diventa delitto.      Quando la menzogna uccide lo abbiamo visto tutti, costruita come pretesto per la guerra in Iraq, cioè la denuncia delle armi di sterminio in mano a Saddam Hussein, rivelatasi poi infondata. Ci sono state anche bugie sul coinvolgimento di Saddam negli attentati dell’11 settembre, altre bugie sui tentativi di Bagdad di comprare uranio in Niger, sempre bugie, bugie e ancora bugie. Ma la bugia che potenzialmente ci può uccidere tutti è quella rivelata sul Guardian di Londra sono usciti documenti, ottenuti da Greenpeace al Dipartimento di Stato, che provano l’attivo coinvolgimento della società petrolifera Exxon Mobil nella formulazione della politica anti Kyoto dell’Amministrazione USA.  Il New York Times ha smascherato il ruolo di Philip Cooney nominato da George W. Bush come capo gabinetto del comitato presidenziale per la qualità dell’ambiente. Un economista senza alcuna esperienza scientifica, aveva lavorato come lobbista per l’industria petrolifera, cioè per il nemico numero uno dell’ambiente. Nel suo nuovo incarico ha continuato a servire gli interessi dei grandi inquinatori, correggendo e forzando i rapporti preparati dagli esperti sull’effetto serra e sulle sue cause. Dalla menzogna individuale alla menzogna di sistema c’è una differenza, perché chi mente danneggia sé stesso, ma se il soggetto è la collettività?


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