La speranza è sempre quella: che l’anno nuovo sia meglio di quello vecchio.
Purtroppo i presupposti non sono dei migliori.
La COP26 di Glasgow ha mancato l’obiettivo di combattere decisamente le cause del riscaldamento globale e quindi dovremo aspettarci disastri sempre più frequenti. Il fenomeno delle migrazioni investe ormai tutto il mondo: masse di disperati, sospinti dalle guerre, dalle povertà, dalle persecuzioni premono sempre più numerose ai confini dei paesi ricchi e benestanti, fenomeno che sarà incrementato dagli effetti del riscaldamento globale con la desertificazione di interi territori, o l’allagamento di isole e zone litoranee, dovuto all’innalzamento del livello dei mari.
A tutto questo aggiungasi che siamo ancora in piena pandemia: dopo due anni di calvario, costellato di fermate e ripartenze, di mascherine e vaccinazioni, di affermazioni contrastanti sugli effetti dei vaccini, di limitazioni alle libertà individuali, di ricatti per avere il greenpass… dopo tutto questo non abbiamo ancora trovato la soluzione e siamo in balia delle ondate di pandemia, delle campagne di vaccinazione e dei pareri contrastanti dei presunti scienziati di turno.
Agli inizi, in piena pandemia, c’erano messaggi di speranza; lo slogan più frequente era “.. ne usciremo migliori !”. Slogan purtroppo disatteso, anzi è maturato un atteggiamento di contrapposizione, di discriminazione, di caccia alle streghe. Personaggi pubblici, più o meno importanti, che, nei vari dibattiti televisivi, tirano fuori il loro lato peggiore arrivando a negare l’assistenza pubblica ai non vaccinati o auspicando la ghettizzazione forzata per chi non ha il greenpass. Presunti scienziati che di fronte a un contradditorio, per difendere le loro tesi devono ricorrere alle offese più volgari nei confronti dell’interlocutore.
Da una parte si proclama il diritto di non essere contagiati, dall’altra si proclama il diritto alla libertà di non farsi vaccinare. Logica vorrebbe che, di fronte a un problema così controverso che riguarda tutta la popolazione, si aprisse un dibattito serio, aperto a tutte le ipotesi e a tutti i contributi in modo da trovare la soluzione migliore per uscire dalla crisi.
Invece, fin dall’inizio, si è scelto di supportare solo le tesi di una parte, quella favorevole ai vaccini. Nei giornali, nei dibattiti televisivi, comparivano solo i fautori dei vaccini. Adesso, ultimamente vengono ospitati anche dei personaggi che sono critici nei confronti delle vaccinazioni ma sono sempre in minoranza e si fa di tutto per non farli parlare.
Questo crea un’esasperazione del confronto per cui le posizioni si radicalizzano e diventa sempre più difficile trovare una soluzione condivisa che ottemperi allo stesso tempo le esigenze sanitarie della collettività e il rispetto delle garanzie costituzionali del singolo individuo. Sembra quasi che una regia occulta si stia servendo dell’argomento vaccini per dividere la popolazione, per mettere uno contro l’altro, per creare malcontento e sfiducia nelle istituzioni.
La domanda che si pone a questo punto è: “A chi giova?”
Non certo al cittadino comune che vorrebbe riprendere una vita normale fatta di relazioni sociali e di libertà di movimento, di momenti di svago e di arricchimento culturale…
E allora, a chi giova? Forse è il caso di pensarci e rivedere con spirito critico cosa ci insegna la storia in queste situazioni. Quando la gente è divisa, quando la partecipazione democratica è carente, quando le leggi non sono il frutto di un confronto ampio ma sono calate dall’alto, quando stampa e TV sono allineate sulle tesi del governo, quando il concetto di democrazia nel senso di difesa delle minoranze e dei diversi viene stravolto dal diritto della maggioranza di imporre con la forza e con il ricatto le proprie decisioni… allora la società è profondamente ammalata e il covid non è altro che un alibi per giustificare i comportamenti liberticidi che ci stanno imponendo.
A questo punto c’è bisogno di un grande dibattito, di una informazione seria e documentata che aiuti a prendere coscienza dei reali problemi e a prendere delle decisioni adeguate.
Anche noi vogliamo portare il nostro contributo: in ConoScienza di questo mese abbiamo raccolto alcune testimonianze dei nostri collaboratori che hanno risposto al nostro invito.