Gianni Tamino: È tempo di bilanci

Per agricoltura e ambiente va sempre peggio

Da vari anni traccio per Biolcalenda un bilancio dell’anno che sta per finire; ma questo è sicuramente, per l’ambiente e per la salute, il peggior anno che finora io abbia analizzato.

Un anno fa titolavo l’articolo “Cambiamenti climatici, inquinamento, pandemia: bilancio e prospettive”, ma oggi continua la pandemia, nuovi e più gravi sono i cambiamenti climatici che hanno colpito anche l’Italia (prolungata siccità e alluvioni), l’inquinamento continua ad essere molto rilevante e arriva sempre prima il giorno in cui abbiamo esaurito le risorse rinnovabili del Pianeta, ma probabilmente il più grave di tutti gli eventi è la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina.

Gli organi d’informazione continuano a parlare di pandemia, ma non c’è nessuna attenzione per le cause che l’hanno provocata e favorita. Come ho avuto modo di spiegare ad aprile 2020 nell’articolo apparso su EfferveScienza, le cause vanno ricercate nella deforestazione e negli allevamenti intensivi che mettono a contatto i virus di animali con esseri umani, e i virus, una volta modificatisi per aggredire la specie umana, si diffondono a causa dei mezzi di comunicazione in tutte le parti del pianeta, favoriti dalla globalizzazione. Ma come spiega la rivista “The Lancet”, più che di pandemia è meglio parlare di sindemia, cioè della rapida diffusione di un virus (o di un batterio) per cause legate alle attività umane e dell’aggravarsi della malattia a causa della fragilità di una parte della popolazione umana, come gli anziani, i malati e coloro che vivono in zone inquinate o in realtà molto povere. Tutti i fattori che hanno favorito questa pandemia nell’ultimo anno si sono aggravati e di conseguenza è probabile che ci possano essere nuove pandemie.

Tra questi fattori dobbiamo ricordare l’inquinamento, la distruzione dell’ambiente (deforestazione, cementificazione, ecc.) e i cambiamenti climatici. Sempre secondo “The Lancet”, ormai nel mondo ogni anno muoiono circa 9 milioni di persone, soprattutto a causa dell’inquinamento dell’aria e delle acque (polveri sottili, sostanze cancerogene, microplastiche, ecc.). Anche in Italia la situazione è tutt’altro che positiva, visto che per una delle cause dell’inquinamento atmosferico, il PM 2,5, nessuna città italiana è in grado di rispettare i parametri fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

L’inquinamento dell’aria è provocato in gran parte dalle combustioni, soprattutto di carburanti fossili, responsabili anche dell’incremento di CO2, una delle principali cause dei cambiamenti climatici, insieme alle emissioni di metano (originate dalle fughe dai luoghi di estrazione, ma anche dagli allevamenti intensivi), alla deforestazione e ad un’agricoltura che non trattiene più il carbonio nel suolo. Quest’anno le conseguenze del clima impazzito si sono viste anche in Italia, con una eccezionale siccità, durata molti mesi, soprattutto nella pianura padana, seguita da violente piogge improvvise con conseguenti inondazioni, spesso catastrofiche.

A sette anni dagli accordi di Parigi sul clima, secondo vari esperti siamo vicini al punto di non ritorno di quella che definiscono la “peste del nuovo millennio”, cioè un cambiamento climatico devastante. Infatti in tutti i paesi si continua ad investire sull’energia fossile, soprattutto metano, e pochissimo sulle fonti rinnovabili, le uniche in grado di ridurre l’effetto serra, che ha già portato oltre un grado l’aumento della temperatura media del Pianeta. Inoltre l’overshoot day del 2022, cioè il giorno del sovrasfruttamento delle risorse del pianeta, si è verificato il 28 luglio: dopo un rallentamento di questo evento, dovuto alla riduzione delle attività economiche a causa del Covid, quest’anno siamo ritornati ai livelli peggiori, cioè quelli degli anni pre-pandemia.

In una situazione ambientale tragica, come questa, si è aggiunta un’ulteriore tragedia: una nuova guerra che rischia di avere conseguenze planetarie, come quella che si sta combattendo in Ucraina. Infatti la guerra sta aggravando tutti i problemi ambientali e sanitari, come inquinamento, distruzioni ambientali, morti, persone impoverite e più fragili, ma anche un incremento dei cambiamenti climatici, anche senza contare l’enorme quantità di metano uscita dopo gli attentati ai gasdotti Nord Stream 1 e 2.
Infatti le produzioni e le attività militari sono fra le maggiori responsabili del consumo di combustibili fossili e delle emissioni di gas serra, oltre che di molti altri inquinamenti nocivi o letali. Le spese militari aumentano in tutto il mondo (oltre 32 miliardi/anno per l’Italia) e non ci rendono più, ma meno sicuri: queste risorse devono assolutamente venire invece dedicate a spese sociali a al contrasto dei cambiamenti climatici. E speriamo non si arrivi all’uso delle armi nucleari.
Inoltre il conflitto sta provocando la mancata produzione di prodotti agricoli da parte di una delle più importanti nazioni esportatrici di cereali e oli vegetali, con conseguenti rischi di carestie in varie aree del Pianeta, soprattutto nei paesi più poveri. Ma sui nostri media si discute solo della riduzione del gas russo e di come avere metano da altri paesi, ignorando che per motivi sia ambientali che di strategia geopolitica dobbiamo ricorrere alle fonti veramente rinnovabili come solare ed eolico.


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