Per tre estati abbiamo cautamente scandagliato il nord d’Italia alla ricerca di spunti, accompagnati da pochissime certezze e tante insicurezze… Nel frattempo, dispiaciuti dell’ipotesi di abbandonare la nave senza prima aver tentato il possibile per salvarla, abbiamo anche potenziato il nostro annoso attivismo ambientalista, diventando sempre più partecipi in svariate attività: ci siamo impegnati per la creazione di piste ciclabili, per la cura e l’incremento del verde, nella battaglie contro lo spreco e l’inquinamento. Ci siamo spesi anche per diffondere l’auto produzione e gli orti urbani. Tutte attività che ci hanno portato gioia ma piccoli e sporadici frutti.
Dal punto di vista lavorativo, dopo rocambolesche esperienze passate, mi ritrovavo nella serenità di un lavoretto a chiamata, poche centinaia di euro al mese che completavano lo stipendio del mio compagno, insegnante di matematica in un liceo.
Un vero peccato perderlo! Poi è arrivato l’uragano del covid che ha spazzato via il mio impiego: lavoravo come guardarobiera in teatro e per questioni di igienizzazione era impensabile che questa attività potesse avere luogo. Bene, pensai, sarà una zavorra in meno! E a fine primavera 2020 capisco che è il momento di levare le ancore, togliere gli ormeggi alla zattera della sicurezza, tapparsi le orecchie per non sentire i canti terrorizzanti delle sirene e dare ampio spazio all’immaginazione e alle possibilità.
Mi trasformo in una goccia e come uno stillicidio chiedo al mio compagno, di farsi dare il trasferimento altrove. Tiriamo le fila delle valutazioni sulle gite degli anni precedenti e la scelta cade su Rovereto, a sud del Trentino, che mette i piedi tra limoni e ulivi del Garda e posa il capo tra le vette delle Alpi. Siamo in piena bufera pandemica, tutto è più difficile, il mio compagno inizia a capitolare sotto lo stress da terrore ma io carica di dubbi punto la prua verso nord.
Inaspettata arriva la notizia che il trasferimento è stato accettato. La paura di non riuscire è all’apoteosi, ci tappiamo il naso e ci tuffiamo tutti e tre dentro al vortice. Come salmoni, in un periodo che incita alla stasi, risaliamo la corrente e con un colpo di coda, là dove pare ci siano affitti solo per studenti, riusciamo a trovare un appartamento a Rovereto, luminoso ed ospitale.
L’affitto per quanto è salato fa venire i capelli dritti ma non avendo alternativa, l’accettiamo.
Apro una parentesi: già prima del concepimento del nostro bambino, avevamo deciso che l’educazione scolastica “offerta” dal sistema non si accordava con le nostre idee.
Come tanti altri genitori abbiamo appurato che dietro all’autoritario nome “scuola dell’obbligo” si cela la libertà costituzionale di dare al figlio l’educazione desiderata.
In attesa quindi che i pilastri della scuola diventassero la cooperazione, la condivisione dei saperi, il risalto dei talenti, l’attenzione ai bisogni e alle emozioni interiori, piuttosto che il paragone, la competizione, la punizione ed il ricatto, abbiamo portato nostro figlio, fin dalla tenera età, in gruppi informali di mamme e bimbi che la pensavano come noi.
Così, tra gli spruzzi e gli effluvi del lungo serpentone pandemico ci siamo ritrovati a “surfare” sulle onde inaspettate di parecchie possibilità che si dischiudevano: una volta approdati a Rovereto è stato semplice e naturale stringere amicizie solidali con le famiglie che condividevano il percorso dell’educazione parentale. La risultante è stata che due volte alla settimana i bambini si incontrano presso le famiglie che lasciano a disposizione una o più stanze e possibilmente ampi giardini.
Continua…