Tanti sono gli anni che sono passati da quando è iniziata l’avventura del nostro Biolcalenda.
Siamo partiti nel 1990. L’associazione esisteva già dal 1977, aveva un centinaio di soci e svolgeva attività culturali come i corsi, le conferenze e qualche pubblicazione a livello di fotocopie. Il collegamento con i soci era curato da Filippo (fondatore e presidente dell’associazione) che ogni mese inviava una lettera con la descrizione delle attività in programma nel mese successivo e un pensiero di taglio filosofico su argomenti di attualità.A inizio 1990 proposi a Filippo di trasformare la lettera in un giornalino mensile in cui trovassero uno spazio adeguato le varie proposte culturali dell’associazione. L’idea piacque e ci mettemmo subito al lavoro. Scegliemmo un formato il più semplice possibile, 2 fogli A4 piegati a metà per un totale di 8 pagine. Al suo interno il calendario delle attività, il calendario biodinamico per le semine e le lavorazioni, l’editoriale di Filippo, la scheda descrittiva di un ortaggio, un mio articolo su tradizioni e miti collegati con le feste del mese in corso.
A fine 1990, visto il favore incontrato dall’iniziativa, decidemmo di fare il primo salto di qualità passando dal formato A4 al formato A3 piegato in due per un totale di 12 pagine e, ai contenuti originari, si aggiunsero altre rubriche: la pedagogia steineriana, l’astrologia, l’erboristeria, le recensioni, la rassegna stampa e altro ancora. Ma la cosa più significativa fu la scelta del nome da dare alla testata. In un’apposita riunione del direttivo, furono vagliate varie proposte e alla fine ci trovammo d’accordo nel nome “Biolcalenda” , una sintesi di “Bio” come biologico, “Biolca” come il nome dell’associazione, “Calenda” come richiamo al titolo originario di “Calendario della Biolca”.
Il n. 0 del nuovo giornale uscì a Dicembre 1990 e portò con sé un incremento notevole dei soci, tanto che nei mesi successivi si pose il problema di come ridurre i costi di spedizione che si facevano allora con i normali bolli postali. La soluzione era l’abbonamento postale ma per usufruirne serviva un direttore responsabile e l’iscrizione al ROC, il registro degli operatori della comunicazione. Fra i nostri soci c’era un giornalista professionista, Sergio, che si offrì volentieri di fare il direttore responsabile e, una volta soddisfatto questo requisito, cominciammo ad informarci sulle procedure da seguire per avere l’abbonamento. Procedure che, sin dall’inizio si dimostrarono parecchio complesse.
In quel periodo io avevo un lavoro che mi occupava 10-11 ore al giorno e quindi dovetti utilizzare il periodo di ferie del 91 per disbrigare le varie formalità e arrivare così al sospirato abbonamento.
Nel 1992 ci rendiamo conto che il formato A3 è un po’ ingombrante e quindi si decide di passare ad un formato un po’ più piccolo, una via di mezzo fra il formato A3 e il formato A4.
L’aumento delle copie ci diede la forza e l’entusiasmo per andare avanti ma allo stesso tempo ci aumentò parecchio il lavoro di impaginazione e spedizione. A quel tempo si faceva tutto a mano: dopo la stesura degli articoli e la stampa della prima copia si procedeva all’impaginazione ritagliando i pezzi degli articoli, i titoli, le figure e incollandoli su dei fogli vergini secondo uno schema prederminato. La fase successiva era la riproduzione della bozza definitiva (mediante fotocopiatrice), la spillatura delle pagine di ogni copia e la suddivisione delle copie in base al CAP. Un lavoro notevole che richiedeva il coinvolgimento di più persone.
Spontaneamente si formò un gruppetto di volontari che, una volta al mese, si ritrovava in sede alla sera dopo cena e, con un lavoro a catena, svolgeva le varie fasi fino al completamento delle copie pronte per il conferimento al CMP, Centro Meccanizzato Poste di Padova. Il lavoro era impegnativo ma col tempo si creò fra i partecipanti un affiatamento e una complicità che ci permetteva di andare avanti fino a tarda sera e oltre senza accorgersi del passare del tempo. Oltre al sottoscritto, c’erano Filippo e Roberta, Ermes e Liliana, Carmen, Diego, Umberto, Paolo, Maurizio (forse dimentico qualcuno).
Questa procedura andò avanti fino al 1995. Il giornale era arrivato a 24 pagine e si stampavano circa 2500 copie. Pur disponendo di un bel gruppo di volontari, il lavoro cominciava ad essere sempre più impegnativo e quindi cominciammo a valutare la possibilità di andare in tipografia. Ci venne incontro una tipografia del luogo, la “Tipografia Regionale Veneta” che ci propose di fare tutto il lavoro di stampa e spedizione ad un prezzo molto contenuto. La soluzione ci sembrò subito buona perché ci liberava da un impegno ormai diventato gravoso e ci forniva un prodotto molto più professionale. Le prime copie stampate in tipografia andarono bene e, facendo quattro conti, il costo era sostenibile per cui decidemmo di continuare così. L’unico rimpianto la perdita di quella occasione che ogni mese ci vedeva riuniti insieme a fare il giornale ma anche a scambiarci opinioni, a discutere, a fare battute, a scherzare e a prenderci in giro.
Altra novità per quell’anno l’introduzione nella prima di copertina del sottotitolo “Dalla cultura un’educazione permanente per la sobrietà dei bisogni” il motto che condensa in poche parole la filosofia del giornale e che ci accompagnerà fino ai nostri giorni.
Arriviamo al 1999: il giornale è cresciuto ulteriormente, siamo a 40 pagine e sono aumentate le rubriche e i redattori; gli articoli spaziano dall’alimentazione naturale, all’agricoltura biologica e biodinamica, alle terapie alternative, alla bioedilizia e altri temi di cultura varia. Ma la novità è l’introduzione del colore, limitato per il momento alla quadricromia per la copertina e ai due colori per le pagine interne, ma che diede un aspetto più piacevole a tutto il giornale.
A settembre 2008 il giornale viene arricchito di un inserto centrale di quattro pagine che tratta argomenti monotematici di approfondimento e di denuncia: “Effervescienza”, proposto e curato da Furio e da Marcello.
Nel 2009 il grande salto. Questo è l’annuncio che compare nel n. di gennaio:
“Biolcalenda si rinnova!!! Nuovo formato, nuova grafica, nuove rubriche e tutto a colori. Proseguiamo così nel nostro impegno per fornirvi un prodotto sempre migliore e più qualificato”.
Avevamo creato una bella rivista che poteva ben figurare accanto alle altre riviste che erano esposte nei negozi di prodotti biologici, negli studi dei medici alternativi, nelle biblioteche e nelle varie manifestazioni pubbliche. Le pagine arrivavano a 52 e aumentarono ancora negli anni successivi. Entrarono nuovi collaboratori, aumentarono i contenuti e si affrontarono nuove tematiche.
Dopo altri 10 anni, nel 2019, cioè l’anno scorso, pensiamo che sia arrivato il momento di rinnovare il giornale seguendo i nuovi canoni di impaginazione che compaiono in altre riviste e che sono riassunti nell’editoriale di gennaio: “Anche noi abbiamo pensato di rinnovarci: pur mantenendo fede al motto ‘Dalla cultura un’educazione permanente per la sobrietà dei bisogni’ abbiamo cercato di creare una rivista che sia più piacevole alla lettura, più interessante nei contenuti, più attuale nella forma grafica. Iniziamo con la copertina, in cui, al posto delle foto, inseriremo ogni mese un disegno, una creazione originale della nostra socia e collaboratrice Elena B. Poi le pagine interne in cui abbiamo cercato di alleggerire l’impostazione grafica togliendo qualche grassetto, le cornici e la giustifica al testo. E ancora, la pagina del calendario che abbiamo deciso di mettere in una posizione sempre uguale a fondo rivista in modo da facilitare la ricerca. E altri piccoli particolari che scoprirete nel corso della lettura”.
Inutile dire che il progetto è stato accolto con molto favore e numerosi sono stati gli apprezzamenti.
Assieme alla creazione di un nuovo sito internet avvenuta l’anno prima, assieme alla pubblicazione mensile di una Newsletter che raccoglie attualmente più di diecimila utenti, assieme all’aggiornamento giornaliero del profilo facebook che raccoglie più di 6000 like, ora possiamo disporre degli strumenti adeguati per affrontare le nuove sfide che ci pone la realtà virtuale.
A questo proposito, mi sento in dovere di ringraziare tutti coloro che si sono dati da fare e hanno contribuito con idee, proposte, sperimentazioni pratiche alla buona riuscita di tutte queste innovazioni. Un ringraziamento particolare ai nostri soci e ai nostri simpatizzanti che ci hanno seguito per tutti questi anni e che ci hanno permesso di portare avanti i nostri progetti.