La terra e le dinamiche della psiche
La “Terra” ha come primo carattere la resistenza. Il mondo resistente ci spinge fuori dall’essere statico. Di fronte ad un ostacolo materiale, o ci si ferma e si rinuncia, o si mettono in atto tutte le risorse per poterlo superare.
La necessità stimola la fantasia e l’immaginazione e produce il rafforzamento della volontà . Il tutto si traduce nell’esperienza del lavoro umano, che, nella pratica dei vari mestieri, porta a realizzazione gli impulsi più profondi dell’essere.
L’uomo che lavora la terra, è spinto dalla necessità di procurarsi il cibo. Ma la terra è dura, non si lascia lavorare docilmente e le mani, da sole, non bastano. Bisogna inventare degli strumenti che diano più potenza al lavoro delle mani. Cosa si può utilizzare per incidere la dura terra: un materiale più duro della terra, il legno, la pietra. Nascono i primi attrezzi rudimentali fatti con bastoni di legno o pezzi di pietra, scelti fra quelli che meglio si prestano per il lavoro che devono svolgere. L’uso continuo di questi oggetti primitivi, porta nel tempo a sviluppare l’esperienza, per cui si capisce che uno strumento sagomato in una certa maniera, ha più efficacia rispetto ad un altro. Si amplia l’orizzonte: lo strumento diventa un prolungamento della mano e fondendosi con l’abilità della mano permette di ottenere dei risultati da prima insperati. La gioia, la soddisfazione dei risultati raggiunti, stimola ulteriormente la fantasia e l’immaginazione e porta ad affinare sempre più gli strumenti e con essi l’efficacia del lavoro. Nasce la consapevolezza di poter dominare la materia e di poterla adattare alle proprie necessità . Il sentimento di una vittoria compiuta, che dà la materia domata nel lavoro, aumenta la sicurezza in se stessi e dà modo alle energie latenti di trasformarsi e di esprimersi come energie creative.
Nella lotta contro la materia ostile trovano sfogo anche le dinamiche della psiche. Tutte le ostilità che si ritengono profondamente umane con le loro valenze ciniche o subdole, con il loro clamore o la loro ipocrisia, vengono a realizzazione nelle attività contro le materie inanimate particolari. Il lavoro diventa un commutatore di ostilità .
La collera, provocata dalla resistenza della materia, diventa forza fisica che si moltiplica e si specializza in funzione del grado di resistenza e della tipologia dei vari materiali.
L’impulso di aggressività si trasforma in manualità , da quella più elementare e ripetitiva del semplice operaio, a quella più elaborata dell’artigiano a quella più raffinata e originale del grande artista.
L’istinto sadico trova sfogo nell’atto di tagliare, di incidere. La possibilità di avere a disposizione una materia indifesa stimola il desiderio, e la volontà di azione si raccoglie sulla lama di un utensile.
La paura dell’ignoto lascia il posto al sentimento di sicurezza e di padronanza di sè.
Lo stato naturale di infelicità viene superato dal dinamismo dell’attività perchè, come dice Novalis: “E’ la pigrizia che si incatena agli stati di sofferenza”(1)
(1)Citazione da R.Huch, Les Romantiques allemands, pag. 24