Negli ultimi giorni "Il Sole-24Ore" ha pubblicato prima un appello firmato da esponenti della Comunità scientifica, poi un punto di vista di Emilio Gerelli nei quali si afferma che il ministro per le Politiche Agricole e Forestali ha deciso di bloccare la ricerca biotecnologica "promulgando direttive volte a far chiudere tutte le ricerche che utilizzano organismi geneticamente modificati (Ogm)".
Nei testi pubblicati dal giornale si invoca la "sacrosanta libertà di ricerca", che verrebbe lesa. Ma il ministro non ha mai pensato nè di bloccare la ricerca (il finanziamento di cui si parla è il più elevato mai stanziato per la ricerca agricola) nè di limitarne la libertà. Tutte le ricerche sugli Ogm sono libere, ovviamente a condizione che rispettino le norme in vigore, e possono essere finanziate se effettuate in laboratori o in ambienti controllati, come le serre, per le finalità previste dal bando.
Si escludono solo le sperimentazioni (non la ricerca) in pieno campo, poichè vi sono parecchie preoccupazioni sui rischi che tali coltivazioni sui rischi che tali coltivazioni possono determinare per la biodiversità agricola (la cui salvaguardia rientra nelle finalità indicate) a causa di possibili inquinamenti genetici di specie e varietà sia coltivate che spontanee. L'anno scorso gli agricoltori italiani che coltivano mais hanno avuto seri problemi a cusa della contaminazione del loro prodotto da parte di mais transgenici e, tra queste, trasporto, lavorazione e produzione in pieno campo. Contaminazione le cui cause possono essere diverse, come anche indicato nel Regolamento sulle piante geneticamente modificate.
Un altro aspetto che mi preme evidenziare è il vittimismo che traspare nell'appello. Pare si dimentichi che negli ultimi dieci anni sono stati stanziati quasi 200 miliardi a favore delle biotecnologie applicate all'agricoltura, mentre briciole sono state stanziate per altri settori di ricerca, come i metodi agricoli non inquinanti e sostenibili. L'agricoltura biologica ha dato al Paese, pur in condizioni di scarsissime risorse per la ricerca, più reddito e più posti di lavoro di quanto si prevede – nelle più rosee previsioni – possa dare l'impiego di Ogm nei prossimi cinque anni (si vedano i rapporti Nomisma sui due settori).
Credo sia del tutto legittimo che un ministro indirizzi la ricerca in favore di ciò che è più utile per il Paese, garantendo nel contempo che ricerche innovative, come l'uso ben controllato di Ogm, soprattutto per valutarne i rischi e per approfondire le conoscenze, possano mantenere un'adeguata presenza?