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Cicoria selvatica

Cichorium intybus L. Asteraceae
Fioritura: giugno-settembre
Parti raccolte: foglie, radice
Tempo di raccolta: giugno-settembre (foglie), autunno (radice)

 

Bussoletta Botanica

Come riconoscerla:
Erba perenne. All’inizio della primavera, produce numerose foglie semplici, ruvide, pelose, dentate. E’ questo il momento in cui la pianta è commestibile. Successivamente sviluppa un fusto, alto oltre 1 metro, eretto, flessuoso che si espande verso l’alto mediante rami divaricati. I fiori, di colore azzurro, talora tendenti al rosa, sono riuniti in infiorescenze che sia con il tempo nuvoloso o piovoso e sia verso sera, tendono a chiudersi.

Dove osservarlo: 
Comune lungo i bordi delle strade e negli incolti erbosi.

Frammenti di etnobotanica

Usi alimentari: le foglie basali più tenere, raccolte in primavera, venivano mangiate cotte, da sole o miste ad altre erbe selvatiche; tali mescolanze si cuocevano assieme per mangiarle come zuppe, come contorno o “ripassate” in padella con olio di oliva ed aglio.
Usi domestici: i germogli venivano sbollentati e conservati sottaceto; le radici, tostate e macinate, erano usate come succedanee del caffè (cafè mato).
Usi medicinali: le foglie contuse venivano applicate, come cicatrizzanti, sulle ulcere cutanee e sui foruncoli; il decotto veniva assunto oralmente dopo i pasti per facilitare la digestione e come depurativo durante i cambi di stagione.
Usi veterinari: le foglie, aggiunte a molliche di pane o a farina, venivano utilizzate per alimentare i pulcini appena nati.

Ricetta orale

Vino alla cicoria
Macerare in un litro di vino bianco una manciata di radici per una diecina di giorni, agitare spesso, filtrare e bere un bicchierino prima dei pasti. Svolge un’azione amaro-tonica. (Arquà Petrarca, giugno 1956, Nadale, anni 67, contadino)

Ricetta Storica

Minestra di cicoria
Fa bollire per mezz’ora circa le lattuche ben polite e tagliate, poi cavale e premile bene, triturale grossan(en)te e poi mettile a cuocere in buon brodo di carne, con un poco di graso d’arrosto o lardo ben triturato, con mettervi il sale necessario. Ma lasciale bollir poco, perche gia sono cotte. Poi, prima di levarle dal fuoco, gettavi dentro ova sbattuti con formaggio, rivoltale un poco, e lasciale ancor dar qualche bollo, acciò tutto s’incorpori bene assieme, e poi minestra.
[Lorena Carrara (a cura di), Anonimo delSettecento, in “Raccolta di diversi potacchi, zuppe, intingoli, paste. La cucina dei benedettini a Parma”, 2007]

Biolcalenda marzo 2014


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