Uno degli insetti più temuti dagli orticoltori è senza dubbio la cosiddetta Pulce di terra o Altica.
Vi sono numerose categorie di Altiche appartenenti a specie differenti, anche se potremmo definire due principali tipologie: quelle che provocano danni alle bietole (piante appartenenti alla famiglia delle Chenopodiacee) e quelle che danneggiano i cavoli o, più in generale, le Brassicacee.
Come detto, si tratta di specie differenti che provocano lo stesso tipo di danno: possono cioè danneggiare la foglia determinando numerosi fori, arrivando a crivellare l’intera superficie fogliare (in alcuni casi possono nuocere anche all’apparato radicale).
Questi ed altri fitofagi sono favoriti da temperature elevate e superiori alla norma, ed anche dalla quasi totale assenza di basse temperature invernali prolungate (al di sotto dello zero termico).
Il rigido freddo invernale avrebbe un’azione abbattente sulle popolazioni di fitofagi, ma questa condizione è sempre più rara. Ciò determina un incremento ed una proliferazione del numero di individui.
Dunque l’innalzamento delle temperature e la mancanza di inverni freddi e rigidi sta favorendo proprio la moltiplicazione e la diffusione di vecchi e nuovi fitofagi su tutto il territorio nazionale.
A pagarne le conseguenze, purtroppo, è soprattutto l’agricoltura.
Da tutto ciò emerge chiaramente che sono necessarie azioni strutturali invece di rincorrere le emergenze attuando solamente azioni estemporanee e occasionali.
Per quanto riguarda l’Altica va detto che solitamente le specie più dannose per le Brassicacee sono Phyllotreta atra, Phyllotreta cruciferae, P. nigripes e P. undulata, mentre per le bietole si tratta di Chaetocnema tibialis (Altica della Barbabietola). Non mancano altre specie in grado di danneggiare colture diverse come Fragola, Nocciolo, Vite, Canapa, Lino.
Il termine “altica” deriva dal greco e sta a significare “saltatore” poiché questo genere di insetto può compiere un rapido salto quando viene avvicinato (ricordando appunto le movenze della pulce).
E proprio per questo fattore vengono ricoperte le colture con un telo di “tessuto non tessuto” al fine di impedire o limitare i movimenti e gli spostamenti dell’Altica. Questo stratagemma consente di mantenere le piante sane impedendo alle varie Pulci di terra di svolgere la propria azione (il tutto senza ricorrere a nessun tipo di trattamento). Questa strategia, però, a volte può rivelarsi antieconomica poiché l’acquisto dei teli può diventare oneroso soprattutto per ricoprire ampie superfici.
I mesi caldi come luglio e agosto rappresentano il periodo di maggiore attività per questo insetto, ed è proprio in questa fase che le colture andrebbero maggiormente protette.
Monitoraggio e prevenzione sono basilari, agendo in anticipo sulla comparsa del problema, oppure ai primissimi sintomi.
Uno dei rimedi naturali più utili è senza dubbio la zeolite micronizzata in polvere, che deve essere distribuita sul fogliame tramite miscelazione e irrorazione con acqua.
Questo minerale esercita una azione abrasiva nei confronti dell’apparato masticatore del fitofago ed agisce dunque da deterrente. La copertura del vegetale deve essere garantita durante tutto il periodo critico ripetendo i trattamenti ogni 7-12 giorni circa e, soprattutto, dopo le piogge dilavanti.
Alla zeolite può essere aggiunta la Quassia amara (Legno quassio) in modo da creare un mix tra questi due ingredienti.
Il meccanismo d’azione è molto semplice: i principi amari che questa pianta contiene rendono il fogliame inappetibile ai vari parassiti (contiene la quassina, una delle sostanze più amare che si trovano in natura). I trattamenti effettuati sulle colture con la Quassia amara devono essere sospesi almeno 15 giorni prima della raccolta poiché il sapore del prodotto potrebbe risultare amaro, anche se spesso gli attacchi delle Pulci di terra tendono a concentrarsi sulle piantine più giovani poiché i tessuti sono teneri e molli, e quindi più appetibili.
Nell’uso dei rimedi naturali occorre prestare attenzione ai dettagli poiché l’efficacia degli interventi può essere condizionata anche da alcuni aspetti particolari come la copertura uniforme ed omogenea dell’intera vegetazione (che va garantita tramite una buona nebulizzazione del getto liquido) oppure la corretta estrazione del principio attivo nel caso degli estratti vegetali. La cura dei dettagli può fare la differenza.
Da non sottovalutare poi anche l’azione degli antagonisti naturali (come predatori e parassitoidi) che possono contenere il numero di individui tramite vari meccanismi di azione. Vi sono, ad esempio, Nematodi entomopatogeni che vivono a spese degli adulti di Altica svernanti nel terreno. Questi ed altri organismi utili possono anche essere introdotti direttamente all’interno dell’azienda agricola, ma sarebbe sempre auspicabile una loro presenza naturale come conseguenza di una corretta e sana gestione dell’intero agroecosistema (o organismo agricolo) iniziando dalla prima fondamentale regola di base: non nuocere. Per fare ciò occorre rinunciare all’uso di prodotti chimici nocivi (prodotti di sintesi) ed occorre ricreare un habitat che sia in grado di ospitare e sostenere insetti utili e antagonisti naturali dei fitofagi.
Saranno necessarie infrastrutture ecologiche come siepi, alberature, fasce boscate, fasce fiorite etc., non solo nella singola azienda ma anche e soprattutto su scala di paesaggio.
Oltre a questi aspetti è possibile prendere in considerazione anche l’impiego di rimedi agro-omeopatici, per i quali occorre una formazione specifica e distinta. Rimedi allestiti in funzione del tipo di coltura e del tipo di ambiente (agroecosistema).