mamma gatta gattini

A proposito di sterilizzazione dei cani e dei gatti

Contributo del dottor Stefano Cattinelli, veterinario omeopata, all’articolo di Paolo Girotto sulla sterilizzazione animale, apparso sul «Biolcalenda» di dicembre 2012.

Una sola cosa è assolutamente vera e cioè che quando una persona decide di prendere con sé un animale solo molto raramente si pone il problema che questo animale eserciterà, prima o poi, la potenzialità che la natura gli ha dato: le sue necessità riproduttive.
Queste necessità variano molto sia come specie (differenze oggettive tra gatto e cane), sia come sesso (tra maschio e femmina) e sia individualmente, perché ogni animale è un universo a sé.

Di fatto però possiamo dire che esiste un punto preciso, nella relazione tra uomo e animale, che va ben oltre la differenza di specie, di razza o di genere, se maschio o se femmina; questo punto lo potremmo riassumere in un’unica e sola domanda e cioè: come io mi relaziono con le sue necessità riproduttive? Cioè come il mio io si confronta con la sessualità di quell’animale, che io ho scelto di accompagnare lungo il suo percorso di vita?

Penso che un confronto con una simile domanda sia sempre e comunque necessario. Nel caso di una relazione con un cane maschio questa domanda può facilmente scivolare nell’omissione, perché è un dato di fatto che esistono molti cani maschi che non manifestano così palesemente le loro necessità riproduttive.
Se però prendiamo come esempio un gatto maschio, sessualmente maturo, ecco che subito ci accorgiamo che i suoi atteggiamenti esteriori sono decisamente più marcati. È interessante notare che un gatto maschio castrato, non in assoluto ma piuttosto come tendenza, pur avendo, per ipotesi, la libertà di uscire in giardino, dopo l’intervento diventerà inevitabilmente più casalingo.
Io rimarrei su questa immagine del gatto maschio che miagola per uscire e cerca tutti i modi possibili per farlo quando è «intero», integro, e quello stesso gatto che, dopo l’intervento di castrazione, se ne sta placidamente accoccolato sul divano e le sue avventure in giardino si riducono notevolmente sia nello spazio che nel tempo.
È in questa precisa immagine che possiamo cogliere le forze con la quali andiamo a confrontarci nel trattare un argomento così importante come il tema della castrazione o della sterilizzazione.
La forza che prende per l’orecchio il gatto e con un calcio nel sedere lo manda fuori a fare il suo dovere, questo tipo di forza la possiamo vedere molto bene, è molto evidente! Il gatto che può fare? Non sembra davvero aver scelta: quello gli dice di fare la natura e quello lui fa!
Partendo dal mio punto di vista, da me uomo che ha creato il suo posto dove vivere e dove accogliere l’animale, vedo che questa forza ha una direzione opposta alla mia intima quotidianità.
Posso osservare che questa forza va oggettivamente verso l’esterno, verso quella dimensione dove la natura è regina. Va verso l’esterno e visceralmente trascina con sé ogni animale domestico. Ciclicamente, perché nella natura c’è la ciclicità tipica delle stagioni, il ripetersi di esperienze tendenzialmente simili a loro stesse; la ripetitività regolare degli amori degli animali.
La cagne sono monoestrali stagionali (un calore ogni sei mesi circa), le gatte hanno un ciclo continuo, che nelle nostre regioni fa una pausa tra settembre e gennaio. Quindi la natura ha una sua forza viscerale intrinseca e questa forza è ciclica. Ecco perché è regina: perché visceralmente e ciclicamente è donna. Ecco perché sono le donne ad avere più forti i conflitti riguardo il tema della castrazione e della sterilizzazione negli animali.
E poi, ancora, cos’è più importante per la natura: il singolo individuo o la specie, il collettivo, il gruppo?
Anche questa è una domanda che ha il suo senso di esistere perché la natura dà lo stesso valore che io do al mio Fufy, o per lei è semplicemente uno dei tanti gatti presenti su questo pianeta? Ecco il confronto epocale che si sta palesando davanti ai nostri occhi di veterinari nella quotidianità ambulatoriale.
Due forze che strattonano il gatto: chi da una parte chi dall’altra; due mondi che cercano, nell’interiorità umana, un punto di unione, un momento di quiete. Può la razionalità (ci sono troppi animali nei canili) o la logistica (non sono in grado di gestire tutti i cuccioli che la mia gatta farebbe negli anni che sta con me) risolvere questo conflitto interiore?
No, io penso proprio di no! Perché la sterilizzazione o la castrazione rappresentano oggettivamente un salto senza ritorno che chiediamo di fare ai nostri animali; una volta tolto il legame con la natura non potranno di certo più tornare indietro.
Allora penso che la questione sia da affrontare in maniera più spirituale che non razionale o logistica. È la mia interiorità che deve trovare un punto di quiete, non la mia logica. È la regina che è in me che ha bisogno di essere accolta e trasformata, non il re che sta aspettando a casa.
Quel re che rappresenta proprio quella forza interiore che vorrebbe legato l’animale a sé, il quale, inevitabilmente, proprio per le sue caratteristiche intrinseche di polarità, deve avere una direzione opposta a quella della natura, perché è proprio dal risultato del contrasto tra queste due forze (che faccio? è giusto o no sterilizzare il mio animale?) che in me nasce il conflitto riguardo la giusta decisione da prendere.
Non solo questa forza deve avere una direzione opposta, ma deve anche avere delle caratteristiche antitetiche a quelle della ciclicità. Dev’essere una forza che è sempre diversa, che non si ripete mai, che possa emanciparsi da uno schema che ripercorre sempre gli stessi sentieri; e soprattutto deve valorizzare il singolo individuo perché la natura, il singolo individuo, lo annulla a favore di un tipo di esperienza che mette in risalto la coscienza collettiva del gruppo.
Per riassumere, potremmo dire che la forza, che porta in casa un animale e che lo fa vivere nella propria dimensione intima, è oggettivamente polare a quella della natura.
Dove la possiamo riscontrare questa forza nell’uomo? Ma nella sua stessa vita e nella volontà di condividere questa vita con un animale! Nella vita dell’uomo l’animale vive chiamato per nome e quindi viene tolto dal gruppo e a lui viene affidata un’identità. La scelta di vivere con un animale gli offre un morbido divano al posto di un letto di foglie.
Eppoi, la vita stessa dell’uomo non è mai uguale a se stessa. Da sottolineare il fatto che negli animali, proprio perché legati per sempre alla natura, non esiste la menopausa.
Il re è l’esperienza dell’io nell’uomo, perché sono io che accolgo un animale in casa. E la regina? La regina è rappresentata proprio dall’animale, che per definizione ha un’anima. Dalla natura-animale.
L’animale mi offre la possibilità di accompagnarlo lungo strade mai percorse prima, diverse di anno in anno, di mese in mese, di giorno in giorno, a volte perfino di ora in ora.
Quel singolo animale avrà la possibilità di vivere un pezzetto della mia vita: uno, due o, a volte, anche tre settenni (di media due) ed io, per tutto il periodo che mi è concesso di vivere con lui, avrò la possibilità di far ri-vivere la regina che c’è in me. Quella regina che non aspetta l’ora di essere ascoltata e accolta proprio grazie allo specchio evolutivo che gli animali portano con sé.
«Guarda quel cane come assomiglia a quella persona!». No, non assomiglia, è quella persona: una parte di quella persona, una parte dell’anima di quella persona. Un frammento della sua regina che anela essere riconosciuto, onorato e integrato.
Ultimamente mi sto accorgendo sempre più spesso che la spinta evolutiva verso la sintesi armonica dell’uomo prende strade inusuali. O più semplicemente adesso siamo in grado di vederle.

Biolcalenda febbraio 2013

 


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *