Il sovescio … un’alternativa alle pratiche agroindustriali – sesta parte

In commercio è possibile reperire numerose tipologie di sovesci forniti da ditte sementiere specializzate. La pratica del sovescio viene definita anche concimazione verde, riassumiamo di seguito brevemente le caratteristiche delle piante da sovescio:

  • la pianta deve svilupparsi rapidamente e deve produrre una grande massa verde
  • la pianta deve risultare poco esigente in termini colturali
  • le radici devono essere numerose e profonde
  • devono essere idonee all’ambiente pedoclimatico ed alla stagione in cui si vuole seminare
  • una volta interrata la pianta deve subire velocemente la decomposizione e non deve ricacciare
  • le Leguminose non devono mai mancare (per una funzione concimante).

Per una rotazione colturale che sia valida occorre rispettare l’alternanza con colture miglioratrici. Questo dato rappresenta uno degli aspetti principali delle rotazioni.

Oltre alla già citata pratica del sovescio (vedasi numeri precedenti), a seconda dei casi è possibile ricorrere anche ad erbai oppure a prati pluriennali. Ciò permette al terreno di rigenerarsi. Quella che poi sarà la scelta delle colture da inserire nella rotazione dipende naturalmente dalle caratteristiche dell’ambiente e dalle risorse a disposizione in azienda (irrigazione, meccanizzazione, mano d’opera etc.).

Se invece sono presenti parassiti specifici correlati ad una determinata coltura o patologie legate al terreno, sempre connesse ad una particolare coltura (che si annidano all’interno del suolo), è necessario allungare i tempi di ritorno sullo stesso terreno. Ovviamente in quest’ultimo caso sarà necessario rimuovere anche le cause che hanno portato alla proliferazione della malattia.

L’erbaio solitamente ha una durata annuale e, insieme al prato pluriennale, rappresenta una modalità con la quale è possibile “mettere a riposo” il terreno. Solitamente sia gli erbai che i prati sono costituiti principalmente da Leguminose e da Graminacee, e questa consociazione aumenta la stabilità della struttura prativa così come è in grado di aumentare produttività e qualità per un eventuale foraggio. Anche qui le scelte e le opzioni sono molteplici, considerando ad esempio che un buon prato di Leguminose crea le migliori condizioni, la coltura che segue trova il terreno libero dalle infestanti, ricco di nutrienti e strutturato; ma nel caso di cereali come orzo e farro (oppure altri cereali poco esigenti) l’eccessiva disponibilità di azoto può determinare maggiori problemi di allettamento.

Dunque diventa fondamentale far seguire ad una pratica miglioratrice come il sovescio una coltura che sia forte consumatrice di azoto, in grado di tollerare bene e gradire la disponibilità di nutrienti. Stessa cosa vale a seguito di una concimazione importante tramite compost oppure tramite humus di lombrico. La sequenza con la quale pianificare la rotazione sarà dunque: concimazione – forti consumatori – medi consumatori – deboli consumatori. Queste caratteristiche dipendono principalmente dalla specie ma soprattutto dal tipo di varietà (o Cultivar), per cui potrebbero esserci differenze e diversità anche marcate tra varietà diverse appartenenti ad una stessa specie.
Per cui potrebbero esservi ad esempio cipolle di varietà differenti con caratteristiche ed esigenze nutrizionali completamente diverse, pur essendo sempre cipolle. Così come potranno esserci differenze anche marcate tra varietà moderne di grano e varietà (cosiddette) antiche.

Si riporta di seguito a titolo indicativo un elenco delle specie forti, medie e deboli consumatrici. Si tratta di tendenza generica in termini di consumo di azoto. Come detto queste caratteristiche possono mutare in base alla varietà.

Forti consumatori: cavoli, cipolla invernale, bietola, melanzana, patata, peperone, pomodoro, porro, sedano, sedano rapa, zucca.

Medi consumatori: aglio, cicoria, carota, cipolla estiva, finocchio, lattuga, melone, zucchino, rapa, ravanello, spinacio.

Bassi consumatori: erbe aromatiche, Leguminose.

Avvicendare più colture su uno stesso appezzamento è il metodo che più efficacemente consente di limitare lo sviluppo incontrollato di parassiti o patogeni. In particolare gli effetti sono più evidenti se gli organismi nocivi sono poco mobili e/o se sono specifici di una o più colture. A tal proposito occorre evitare di avvicendare tra loro colture che hanno in comune gli stessi parassiti poiché può accadere che determinate colture appartenenti a famiglie botaniche diverse condividano comunque determinate patologie e vari parassiti. Tramite rotazioni valide e sensate si evita di fornire “cibo” e habitat a patogeni specifici, evitando che questi prolifichino oltre il dovuto (soprattutto nelle coltivazioni in serra dove ci sono condizioni più favorevoli allo sviluppo di determinati patogeni). Per le colture in serra sarà ancor più importante rispettare questi fattori.

Sono di aiuto anche le giuste consociazioni, il mantenimento di un terreno sano e l’incremento di biodiversità. Quali e quanti cicli colturali sarà possibile applicare dipenderà dalle caratteristiche del terreno. Ad esempio si potranno susseguire anche due forti consumatori (invece della sequenza forte-medio) purché il terreno lo consenta e supporti adeguatamente.

Per una gestione razionale dei vari strati del terreno è possibile una ulteriore suddivisione delle varie colture sulla base dello sviluppo radicale (profondità di accrescimento). Si tratta di un dato che consente di alternare colture che sviluppano un apparato radicale più profondo a colture che invece arrivano a profondità più modeste; questo permette appunto di razionalizzare anche lo sfruttamento dei vari strati di terreno generando una alternanza tra i vari apparati radicali. Ne giova la vita del suolo. Inoltre sulla base di questo dato sarà possibile calibrare eventuali lavorazioni del terreno prima di una data coltura in relazione allo sviluppo radicale e annesse esigenze.

Di seguito si riporta lo sviluppo di alcuni apparati radicali (sempre come tendenza di specie).

Superficiale: cavoli, fragola, lattuga, cipolla, spinacio, ravanello.

Medio: bieta da costa, fagiolo, carota, cetriolo, melanzana, pisello, peperone, zucchino.

Profondo: asparago, carciofo, cocomero, melone, pomodoro, zucca.

Al di la di questi dati occorre precisare che comunque ogni tipologia di coltura gradisce un terreno soffice e ben strutturato anche in profondità poiché questo consente lo sviluppo ottimale dei peli radicali più sottili senza incontrare ostacolo e resistenza, e permette di generare un’architettura dell’apparato radicale complessa ed articolata. E viene favorito anche il drenaggio ottimale delle acque. Va inoltre ribadito che il ricorso periodico al sovescio contribuisce comunque a riequilibrare eventuali squilibri, deficit o unilateralità (soprattutto sovesci plurispecie grazie alla eterogeneità dei vari apparati radicali).

In agricoltura biodinamica le varie colture vengono prese in considerazione anche sulla base dell’organo destinato al consumo (la parte edule o commestibile). Gli organi principali e caratteristici per una pianta sono 4: la radice, la foglia, il fiore ed il frutto/seme. Ne consegue che, ad esempio, una carota viene definita ortaggio da radice poiché l’organo che verrà utilizzato per il consumo sarà proprio questo, cioè la radice. Mentre un pomodoro è definito ortaggio da frutto poiché la sua coltivazione è finalizzata ad ottenere e ad utilizzare proprio questo organo.

E dunque nella pianificazione delle rotazioni e degli avvicendamenti colturali si alternano le varie colture in base all’organo edule secondo il seguente schema: radice – fiore – foglia – frutto/seme. Al di la di questa particolare sequenza quella che è l’alternanza tra le varie colture in base all’organo commestibile evita squilibri e unilateralità che potrebbero verificarsi con successioni limitate ad un solo singolo organo (ad esempio coltivare sempre e solo colture da foglia su un dato terreno).

La priorità comunque va data all’alternanza tra famiglie botaniche diverse ed al rispetto dello schema: (sequenza) concimazione – forti consumatori – medi consumatori – deboli consumatori che andrà ripetuto e mantenuto tale nel corso del tempo. Ovviamente non potranno mancare eccezioni o variazioni dovute ad imprevisti o problematiche varie, ma il quadro di fondo dovrà comunque essere mantenuto.


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