A volte mi stupisco di quanta ingenuità e scarsa informazione caratterizzi giornalisti (e questo passi) e politici (e questo è grave, specialmente se hanno grande influenza sulla nostra salute). Mi riferisco a quello che si sente dire o si legge sui giornali in merito all’ormai famoso batterio killer Escherichia coli.
Un giorno si legge che la colpa è dei cetrioli spagnoli, un altro giorno la colpevole è la soia (i germogli in particolare), poi si specifica che non è proprio la soia coma intendiamo noi ma i “fagioli mung”. Non so chi ha parlato di germogli biologici. Che confusione! A questo modo la gente va in panico e giustamente si domanda, e mi domanda cosa può mangiare e cosa no. Riporto qui di seguito qualche frase presa da articoli pubblicati sul quotidiano La Repubblica, ritenendo che siano indicativi della situazione e possano darci indizi su cui riflettere. Ecco qui:
1) LUSSEMBURGO – La Commissione europea è pronta a ritirare dal mercato le verdure invendute – in primo luogo cetrioli, pomodori, lattuga – pagandole un terzo del prezzo ai produttori europei: è una delle proposte che il commissario europeo all’Agricoltura, Dacian Ciolos, ha messo oggi sul tappeto come primo intervento urgente per tamponare la gravissima crisi provocata sui mercati agricoli dal giallo del batterio killer. La cifra annunciata in partenza è di 150 milioni di euro, ma le critiche partite da diversi Paesi, Spagna su tutti e Italia inclusa, hanno spinto in serata Ciolos a un nuovo annuncio: “La Commissione europea rivedrà al rialzo”, dice Ciolos, sia l’ammontare complessivo degli aiuti per gli agricoltori sia la percentuale di indennizzo che verrà data ai singoli produttori. La decisione finale verrà presa “verosimilmente martedì” prossimo.
2) “Il batterio non è nei germogli di soia” – La Ue annuncia indennizzi ai produttori Le prime analisi smontano anche l’ultima ipotesi sulla fonte dell’infezione che ha causato 22 vittime e oltre 2mila contagi in Europa. Il vertice europeo dei ministri dell’agricoltura stabilirà le compensazioni per il settore ortofrutticolo. Primo caso registrato in Canada.
3) Batterio killer, fonte sospetta a Lubecca: “Diciassette casi dallo stesso ristorante” Accertamenti delle autorità tedesche su due possibili focolai dell’infezione, ma il governo di Berlino resta prudente. Falso allarme per un turista ricoverato a Merano, mentre anche il decesso di Firenze non avrebbe collegamenti con la variante cattiva dell’E.coli. Fazio: “L’Italia è sicura”.
Per chi ha fretta e vuole subito la buona notizia, preciso immediatamente due cose: il batterio in questione, non è sporigeno, quindi muore con la cottura. Nel caso delle verdure crude viene eliminato con un lavaggio ben fatto, specialmente con un passaggio di 15 minuti in acqua e Amuchina (per le dosi leggete l’etichetta), oppure con uno di quei prodotti che si usano per sterilizzare i biberon. Facile no? Bastava dirlo. Stupisce che una cosa così semplice non sia detta, non sia stata divulgata come il modo più intelligente per affrontare il problema. Specialmente per evitare il ripetersi di casi mortali. Eppure quei diciassette casi in un ristorante la dicono lunga, e non è necessario mettere quotidianamente il becco nelle cucina dei ristoranti e delle aziende alimentari (come faccio io per lavoro da ormai quasi 30 anni) per sapere che in molti casi le verdure vengono lavate in modo sommario, frettoloso, approssimativo; che in molti casi la frutta destinata alle macedonie non viene lavata prima di sbucciarla, che le foglioline del basilico, o del rosmarino, in moltissimi casi vengono appena sciacquate sommariamente.
Ecco perché succede che le analisi microbiologiche effettuate su alcuni alimenti diano risultati positivi per l’Escherichia coli, di cui esistono differenti ceppi, non tutti patogeni allo stesso modo. E allora cerchiamo di capire un po’ meglio. L’Escherichia coli è uno dei batteri responsabili della cosiddetta “diarrea del viaggiatore”, o della “Maledizione di Montezuma”, ossia quel fastidioso disturbo che rovina le vacanze allo sventurato turista disattento, che non fa attenzione all’acqua che beve o alla verdura che mangia in alcuni paesi esteri. Io la E. coli la trovo in alcuni casi quando analizzo il prodotto di qualche artigiano praticone che, forte della sua esperienza pluriennale si vanta di sapere tutto. La frase che mi sento dire è “Faccio questo lavoro da vent’anni, cosa vuole insegnarmi?”. Se l’E. coli si trova nel pesto è perché il basilico non è stato lavato bene, ed è rimasto sporco di terra. Il fatto è che in questo caso il batterio responsabile di questa dissenteria mortale è di un ceppo particolare, ossia è diverso da quello che purtroppo capita di trovare in alcuni alimenti.
Il ceppo è nuovo, altamente tossico e resistente ad alcuni antibiotici. Questa volta pare proprio che si tratti di un tipo che potrebbe essere il risultato di una mutazione. E qui mi verrebbe da chiedermi quale potrebbe essere la causa di questa mutazione, e se davvero si tratta di una mutazione naturale… (non stupitevi, può capitare). Poi però penso che le mutazioni avvengono anche a causa della radioattività, oppure sono indotte in laboratorio (MOGM). E allora non posso fare a meno di farmi certe domande. E il fatto che si continuino a contare le vittime ma un metodo preventivo di facile attuazione non venga divulgato mi fa pensare male. Voi che ne dite?
Nota da Wikipedia: I ceppi di E. coli enteroemorragico sono i principali responsabili di malattia nei paesi industrializzati. Si calcola che questi batteri causino circa 73.000 casi d’infezione e quasi 600 morti ogni anno negli USA. Circa 50 sierotipi causano malattia; tuttavia il sierogruppo principalmente responsabile è O157:H7. L’ingestione di meno di 100 bacilli può causare la malattia; questa è stata associata al consumo di carne di manzo non ben cotta, di latte non pastorizzato, di succhi di frutta contaminati, (ad esempio, da feci bovine) e di verdura cruda. La malattia si manifesta a carico dell’intestino crasso dopo un periodo di incubazione di 3-4 giorni durante i quali inizia a comparire una diarrea non sanguinolenta. Circa al terzo giorno compaiono forti dolori addominali accompagnati da diarrea sanguinolenta.
(Biolcalenda Luglio/Agosto 2011)