MESPILUS GERMANICA L.
Rosaceae
Fioritura: giugno – Tempo balsamico: autunno – Parti raccolte: frutti
Mespilus germanica è il nome scientifico con cui Linneo identificò questa specie. Mespilus, il nome del genere, l’ha ripreso dai greci e dai latini che con tale nome indicavano un alberello identificato nel nespolo; germanica è il nome del genere e allude alla zona geografica da cui allora si riteneva provenisse la specie.
Il nespolo invece è un’essenza giunta dal Caucaso con le migrazioni più antiche. Perduta la sua terra di origine e costretta all’esilio, decise di abitare lo spazio e il tempo, assegnatogli dalla natura, mantenendo la sua caratteristica di pianta modesta, rustica, frugale; assumendo solo raramente e in prossimità delle case, uno stato arboreo. Tutte le altre volte è rimasto allo stato arbustivo nelle siepi e nei boschi di querce o anche ai bordi del ceduo su terreni preferibilmente silicei, profondi e dove lo sfatticcio delle foglie è alto e morbido.
Beguinot (1909-1914) ne documentava la presenza sui colli Euganei annotando di averla osservata: “Qua e là nelle siepi e nelle boscaglie soprattutto degli Euganei,…”.e precisava, in altra fonte, che “era coltivato per i frutti. Gli esemplari presenti perciò nei nostri boschi, nelle boscaglie, sulle pendici solatie e tra le rupi, generalmente su terreni acidi, più frequentemente nelle siepi e in prossimità di dimore, sarebbero il residuo di colture molto antiche.”
Di questa pianta si raccoglieva un po’ tutto: fiori, foglie, corteccia frutti, dalla polpa compatta, astringente e che risulta edule solo dopo un periodo di maturazione (ammezzimento), trascorso su lettiere di paglia e in ambienti aerati.In tale stato, la polpa della nespola subiva una sorta di fermentazione naturale e diveniva bruna, molle, zuccherina, pastosa e dal sapore acidulo e gradevole. Un processo talmente misterioso che si è impresso nel proverbio popolare “col tempo e con la paja se fa anca le nespole”, con chiara allusione alla pazienza e alla prudenza.
L’etnobotanica euganea ne ricorda alcuni usi: a Teolo: un decotto di fiori, assunto oralmente, sedava la tosse; ad Arquà Petrarca: le nespole venivano mangiate in abbondanza in caso di diarree. Si preparavano conserve con miele e mosto cotto; A Torreglia si usavano la corteccia e le foglie per la concia delle pelli; a Valsanzibio: (per la Madonna di novembre) si tagliavano le nespole a metà, si privavano dei semi e si cuoceva la polpa con burro, un cucchiaio di miele, una puntina di sale. Si innaffiava con grappa.
Come riconoscerlo? Allo stato selvatico, si presenta con un tronco contorto, avvolto da una corteccia brunastra che, negli esemplari adulti, si sfalda a placche. I rami, tomentosi da giovani e in seguito glabri, sono folti e spinescenti sin dalla base.La chioma si sviluppa in modo compatto e irregolare. Le foglie sono caduche, alterne, semplici con breve picciolo e lamina ellittica lanceolata allungata, di sopra verde scuro, di sotto più chiara e pubescente.
I fiori, grandi (diametro 5 cm), solitari, ermafroditi, sono posti all’estremità dei rami con cinque petali bianchi, cinque sepali e numerosi stami. I frutti (le nespole), sono delle drupe piriformi o globose, di color bruno ferruginoso, coronate all’apice dai sepali, che delimitano un’ampia area depressa (disco) in cui sono evidenti le divisioni del calice. I semi sono immersi nella polpa del frutto.
BRICIOLE DI DOCUMENTI
Sinonimi
Mespilus vulgaris Clus. Hist. I.B.; Mespilus vulgaris, sive minor. Park.; Mespilus foliis integris. Ray.; mespilus germanica, folio laurino non serrato, sive Mespilus sylvestris. G.B. Pit. Tournef.
Loco
“Ama la terra grassa, dolce, humida, vicinità di fiume, alligna in ogni cielo, e d’ogni poca zappatura è contento. Se ne veggono ne’ gli horti, et ne i giardini infinitissime piante” (Tanara)
“… ritrovansi questi nespoli per tutto nelle vigne, nei giardini, nelle siepi.” (Durante)
Cocina
“Non ho mai saputo, che si servivano cotte; … ma sì bene fresche, e verde di varie alle seconde tavole..” (Mattioli)
Giovamenti/Nocumenti
…li fano maturi ne la paglia: che al mio parer e uno principio de marcire… (Savonarola)
“i noccioli delle nespole, polverizzati, e dati in decotione di petrosello in vino fatta, mirabilmente cacciano la pietra dalle reni. (” (Tanara)
“Bisogna mangiar de’ Nespoli parcamente non come cibo, ma come medicina per esser molto costrettivi, et scrivono i Medici per cosa sicura, che la polpa, et l’ossa de’ Nespoli, separate, ò insieme, secche, polverizzate, et bevute con vin bianco, sminuiscono, et rompono il calcolo, così delle reni, come della vessica.” (Pisanelli)
RICETTA STORICA
Torta di NespolePiglia le nespole mature e falle cuocere in brodo grasso. Poi passale alla stamegna e ponile in un vaso con libbra una di formaggio duro grattato e once 9 di zuccaro, e oncia una di cannella pista, e un quarto di pevere, e mezza libbra di butiro, e uova tre; incorpora bene ogni cosa insieme. Ed empi le tue spoglie e fa la torta; e poi ponile sopra once 4 di butiro fresco, e ponla a cuocere.
Come sarà cotta, le porrai sopra once 3 in 4 di zuccaro fino. E il medesimo ordine servarai in quelle di castagne o ghiande … dopoi che queste cose saran cotte, le pisterai nel mortaro, e distemperate con brodo le passerai per la stamegna, giongendoli le robe hai fatto nelle altre; eccetto che il butiro, che hai posto nelle altre di libbra mezza, in queste ne porrai libbra una e dopoi sopra ne porrai libbra mezza. E avvertisci che le ghiande vogliono esser fresche e non secche; e nei giorni che non seranno da carne, le potrai cuocere nell’acqua con butiro in cambio del brodo.
Ma le nespole, stariano meglio cotte in vin dolce o sabba, o possono anco cuocersi sotto le brage.
Io ti propongo molti partiti acciochè pigli quello che ti piace. “ (Messisburgo)
RICETTA ORALE
“Nespolino. Toi sie nespole fate e sie somense dure che te cati in meso ala polpa de le nespole. Pesta tuto insieme e miti in te’na pignata. Cuersi con un litro de graspa par tri o quatro dì, e po’ passa tuto par ‘na pessa de lin. In te n’altra pignata fa un siropo con aqua e sucaro metendo insieme du goti de aqua e el dupio del peso de sucaro. Smissia tuto ben pulito e dopo sonteghe tuto el resto. Lassa tutto là par un dì e po ‘ passa par ‘na pessa de lin e miti in te le butiglie che te conservarè in caneva e al scuro par almanco du mese.” (Valsanzibio, dicembre 1963, Jole, anni 67, casalinga- contadina)