L’editoriale di Marzo


Critica

Termine derivante dal greco kritiké (tékhne) “(arte) giudicatrice”, dall’aggettivo kritikos e questo dal verbo krino “io giudico”. Una curiosa attività intellettuale con connotazioni giuridiche, ma forse di origine medica: probabilmente il medico doveva identificare il momento critico (krìsìs), momento culminante di una malattia, per indirizzare la prognosi.

La parola ha acquisito significato ambiguo da quando è usata da professionisti della “critica”, soprattutto nell’ambito dell’arte: critico d’arte, teatrale, cinematografico, eccetera. Quando non c’è un “canone”, una “legge” che stabilisce regole certe, quando la libertà predomina sui limiti, lo sconcerto coglie le menti abituate alle regole, che allora desiderano, pretendono, una lettura della realtà, per loro non più leggibile, con la creazione di una nuova grammatica si manifesta il “critico”. Nei tempi antichi, quando l’attività pensante praticamente non esisteva e anche i grandi filosofi ritenevano di non essere loro a pensare, ma di riuscire a cogliere il pensiero che pervadeva il mondo, probabilmente l’unica attività “kritikos” era quella del medico che si prendeva la responsabilità, in base all’esperienza, di individuare la crisi (krisis) e quindi la prognosi. Oggi, sembra che tutti abbiano la capacità di individuare la crisi, ma pochi o nessuno sappiano indicare la prognosi (d’altra parte la critica non è più “l’arte giudicatrice” del medico). Il pensiero critico è per l’uomo contemporaneo un’attività quotidiana, spesso degradata a biasimo, disapprovazione, stroncatura o censura, niente a che fare con il “criticismo” (kriticismus) la filosofia di Kant (1724 – 1804) in quanto critica delle possibilità e dei limiti della ragione, ma semplice critica polemica. Quel che pensano e fanno gli altri è sempre sbagliato. Come stupirci se coinvolti in questa crisi finanziaria del “debito”, che supera varie volte il valore quantitativo delle risorse del pianeta, ci sentiamo attoniti, frastornati, impauriti, cerchiamo mille rimedi, tranne quello giusto. Di fronte alla nuova crisi ci vuole un pensiero critico che indichi la prognosi (previsione). Il fenomeno che dobbiamo fronteggiare non si è mai verificato prima, è paragonabile, ma non identico a ciò che si verificò negli anni trenta del secolo scorso, anzi quello di oggi è una conseguenza di quello. Allora il centro del problema era il limite del consumo dei manufatti industriali che erano costruiti per durare nel tempo. Chi aveva la possibilità di acquistare un’automobile, dopo, non aveva più bisogno di cambiarla. Chi non aveva tale possibilità, era comunque escluso dalla circolazione delle merci . La coincidenza con una grave crisi alimentare causata dalla desertificazione indotta da un eccessivo uso di concimi chimici industriali, portò in tempi relativamente brevi, un numero enorme di persone a perdere il lavoro (chiusura delle industrie e delle aziende agricole), con le conseguenze note, che provocò la grande depressione, partita dagli Stati Uniti d’America a coinvolgere l’Europa gia depressa dalla Grande Guerra. Allora la soluzione fu la peggiore possibile perché creò l’illusione di poter consumare risorse all’infinito. La creazione dei consumi psicologici, il consumismo, che si basa essenzialmente su prodotti inutili, ma di “moda”, con prodotti a scadenza di qualità bassa, ma a prezzi accessibili, alla fine la vendita a rate ha insegnato ai più il meccanismo dell’indebitamento, non più per acquisire beni durevoli, ma per inseguire chimere simboliche. Questo meccanismo ha portato alla creazione di enormi concentrazione di denaro (multinazionali finanziarie) sfruttando la distruzione (consumo) veloce delle merci, in tempo di pace come in guerra. Alla fine anche gli stati sono stati indotti a non porre più limiti al denaro, non più limitato delle riserve auree, ma dai BOT , dal debito. La previsione è così difficile? Il medico può curare ma non guarire, è la natura che guarisce purché rimanga a sufficienza tale e l’uomo la segua, impari da lei. Oppure faccia di tutto pur di non tornare alla salute.

 Biolcalenda Marzo 2012


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