La Terra 20

I Cristalli

Cristallo deriva dal greco “cryos” che significa ghiaccio. Gli antichi greci trovavano il cristallo nelle più alte vette dell’Olimpo e dell’Epiro e, data la sua perfetta limpidezza, pensavano che fosse ghiaccio, un ghiaccio particolare, così profondamente ghiacciato da non sciogliersi mai. Il cristallo a cui si riferivano i greci era il quarzo, nella sua varietà cristallo di rocca, e così, per autonomasia, tutte le pietre preziose furono chiamate cristalli.

Con lo stesso nome vengono però chiamati anche dei manufatti dell’uomo, i cosidetti “vetri pregiati” che, nelle varietà più perfette hanno una lucentezza e una trasparenza tali da confondersi con i veri cristalli naturali. Un solo nome, quindi, per due materiali che, dal punto di vista scientifico, sono in completa antitesi, l’uno basato sullo “stato cristallino”, l’altro sullo “stato vetroso” della materia.

Lo stato cristallino è l’unico vero stato solido della materia che si distingue dagli altri stati, il liquido e il gassoso, per il modo in cui si dispongono le particelle atomiche costituenti: ordine perfetto nei solidi, ordine parziale nei liquidi, disordine completo nei gas.

Lo stato vetroso deriva da uno stato liquido della materia che, a seguito di un brusco raffreddamento subisce un processo di indurimento, mantenendo però il disordine parziale delle particelle, caratteristico del liquido. La differenza quindi fra i due stati, quello cristallino, veramente solido, e quello vetroso, solo apparentemente solido, si può considerare come la differenza fra due gradi di ordinamento della materia: uno perfetto che si estende a tutto il cristallo e uno imperfetto che si limita a minime distanze fra le particelle. Ne deriva il fatto che quasi tutte le gemme sono cristalline, mentre non tutti i cristalli sono da considerarsi gemme.

Il perfetto ordine interno delle particelle costituenti i cristalli si riflette naturalmente sul perfetto ordine geometrico esterno dei cristalli. La prima legge della cristallografia, la scienza che studia i cristalli, stabilisce che gli angoli diedri dei cristalli sono costanti e deriva la sua formulazione dall’intuizione di Niccolò Stenone che nel seicento, pose tre lapidarie parolette “non mutatis angulis”, a didascalia di un disegno con varie forme di cristalli, anticipando così di due secoli la formulzione scientifica.

Alcuni autori hanno prospettato l’ipotesi che i cristalli e le loro forme abbiano ispirato le forme architettoniche, le decorazioni stilizzate e anche lo studio della geometria. Sembra che Platone, nella formulazione della teoria dei cinque solidi regolari, si sia ispirato alle forme cristalline ed è interessante notare l’abbinamento che lo stesso Platone fa con la teoria dei quattro elementi di Aristotele. Risulta così che il solido tetraedro corrispone all’elemento fuoco, il cubo alla terra, l’ottaedro all’aria, l’icosaedro all’acqua e il dodecaedro al quinto elemento che Aristotele definsce la quintessenza e che comprende tutti gli altri elementi.


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