Juniperus communis L. Cupressaceae
Fioritura: febbraio-aprile
Parti raccolte: frutti (galbuli), rametti e legno
Tempo di raccolta: agosto-settembre (galbuli), tutto l’anno (rametti e legno)
Bussoletta Botanica
Come riconoscerlo: Arbusto longevo, spontaneo, eretto e piramidale, ma spesso anche prostrato, ricchissimo fin dalla base di ramificazioni che terminano con ramoscelli sottili e tortuosi su cui crescono foglie, di color verde glauco, aghiformi, pungenti, ripiegate sul bordo e striate con una linea mediana chiara. E’ una pianta su cui si incontreranno individui con minuti fiori maschili gialli o individui con fiori femminili, una sorta di piccola pigna verdastra da cui matureranno quelle formazioni grosse, globose come un pisello (botanicamente definiti galbuli e comunemente, anche se in modo erroneo, indicate come “bacche”), che, a maturitĂ , diventano di una consistenza carnosa, di un colore bluastro-pruinoso e di un sapore aromatico.
Dove osservarlo: Boschi aridi, ambienti dell’immediato retroduna, pendii montani incolti. La sua presenza Ă© sintomo di “mediterraneitĂ ” della zona.
Frammenti di etnobotanica
Usi alimentari: i galbuli venivano messi nei cibi come aromatizzanti e per stimolare l’organismo.
Usi artigianali: unitamente a foglie di salvia, di pesco, di mandorlo e di mele cotogne, tagliate a fette, si preparava un macerato per aromatizzare le botti.
Usi domestici: assieme ad altre piante spinose [es. pungitopo (Ruscus aculeatus L.)] veniva posto attorno alle derrate alimentari per difenderle da topi e da altri animali.
Usi liquoristici: i galbuli venivano macerati nell’alcol, nel vino o nella grappa ottenendo un liquore digestivo; una consuetudine riferisce che talora si aggiungevano dei galbuli nel vinello (graspìa), per aromatizzarlo.
Usi magici: i rami appesi fuori dalla porta allontanavano i sortilegi; i rami bruciati in casa allontanavano il malocchio, eliminavano i cattivi odori, disinfettavano le stanze ove era morta qualche persona.
Usi medicinali: si riferisce che sui Colli Euganei quando un bambino, nei primi mesi di vita, dava l’impressione di non riuscire a respirare bene, si mettessero a bruciare sulla “fogĂ ra” alcuni rami che sprigionavano molto fumo ed emettevano un intenso profumo con cui si impregnavano i pannolini usati per fasciarlo.
Usi veterinari: i rami bruciati nei pollai e nelle stalle allontanavano i pidocchi dei polli e le zanzare.
Ricetta orale
Gineprino: Metter a macerare in un litro di grappa un rametto di ginepro e una manciatadi “bacche”, la scorza di un limone, un pizzico di semi di finocchio, un paio dicucchiai di miele precedentemente diluiti in acqua tiepida. Si lascia riposare al fresco per tre settimane scuotendo quotidianamente. Infine si filtra, si aggiunge un rametto di ginepro e si aspetta per un paio di mesi prima di consumarlo. (ArquĂ Petrarca, luglio 1957, Esterina, anni 63, casalinga-contadina)
Ricetta Storica
Salsa di ginepro: “Piglierai due once di bache di Ginepro ben lavate in Vino bianco, lasciandovele in infusione due giorni e che il Vino sia nero, mutandoglielo due volte al giorno, e le metterai a bollire in Vaseto vitriato aggiongendovi una libra d’acetto di Malvasia, oncie sei di Zucaro, mezz’oncia di Canella intiera, coperto benissimo con Carta, e Coperchio, mettendolo al fuoco, facendone consumare delle trè parte una, e questa sarĂ ottima per Francolini, Tordi, et altri Ucelli. “
(Massimo Dall’Acqua, in “Piciol Lume di Cucina…”, 1701)