Noce erbe-popolari-biolcalenda-settembre-2014

Noce

Juglans regia L. Juglandaceae

Fioritura: aprile-maggio
Parti raccolte: mallo, foglie, gherigli
Tempo di raccolta: estate (frutto acerbo e foglie), autunno (frutto maturo)

Bussoletta Botanica
Come riconoscerla
Albero diritto, alto anche una trentina di metri, avvolto da una corteccia prima liscia, lucente, di colore grigio cinereo, poi scura, ruvida, fessurata longitudinalmente; all’altezza di 3-4 metri il fusto si divide in alcune branche che, nel ramificarsi, formano un’ampia chioma. Le foglie sono composte da numerose foglie, ellittiche e appuntite, ricche di sostanze aromatiche. La parte edule è costituita dal seme (il ben noto gheriglio), contenuto in un frutto globoso la cui parte carnosa esterna (botanicamente definita mallo) avvolge uno strato interno legnoso (guscio). Il nome viene dal latino nux = noce, termine con cui si alludeva ad ogni frutto di cui si consumava il seme (nocciole, mandorle, castagne,..,). A Roma, le noci si chiamavano nuces juglandes e l’albero Juglans o Jovis glans, “ghianda di Giove”, quasi fosse un dono di questo dio.

Dove osservarla
Vicino a dimore dismesse, sul ciglio di qualche coltivo, sul limitare di boschi radi; predilige siti solatii, terreni profondi e ricchi di sostanze nutrienti.

Frammenti di etnobotanica
Usi alimentari: i gherigli unitamente all’aglio e all’olio erano usati come condimento per la pasta; l’olio di noce trovava impiego in cucina, come alternativa all’olio di oliva.
Usi domestici: sacchettini di stoffa con foglie di noce, di pomodori e di lavanda allontanavano il malocchio, gli insetti e i parassiti.
Usi liquoristici: i frutti muniti di mallo, raccolti ancora verdi per San Giovanni (24 giugno), venivano messi a macerare in alcool oppure in grappa.
Usi ludici: con il guscio di una noce si preparavano molteplici giocattoli; proverbio contadino: pan e nose, magnar da spose; nose e pan, magnar da can.
Usi magici: si riteneva che riposarsi o dormire all’ombra dell’albero, sotto cui si radunavano le streghe, avrebbe “fatto male”, sarebbero arrivate malattie pericolose, sogni nefasti e i bambini, nel tempo, avrebbero potuto impazzire.
Usi medicinali: le foglie fresche contuse strofinate sulla pelle evitavano le punture degli insetti e, poste a diretto contatto con la carie dentaria, attenuavano il mal di denti; sotto forma di bagni guarivano i geloni.
Usi tintori: il decotto caldo del mallo e delle foglie ravvivava il colore scuro di tessuti e vestiti messi in ammollo.

Ricetta orale
Nocino
Per ogni litro di buona acquavite: 15 noci, un quarto di chilo di zuccaro, garofani, noce moscata e vaniglia; prima s’immergono le noci e si lasciano al sole per 20 giorni, poi si filtra e si uniscono le altre droghe all’acquavite per altri 26 giorni, poi si filtra di nuovo e si avrà un buon nocino. (Baone, giugno 1964, Maria, anni 56, casalinga)

Ricetta Storica
Tagliarini con noce Aqua, sale pevere e bolla, quando bolle mette giù, tienga la miscola, più bollano più crescano, e cotti, pista noce comme savore soda, stempera con aqua e mette su e mette zafarano, si vole poi fare di manco. (Metti a bollire dell’acqua, mettici sale e pepe; quando l’acqua bolle metti giù i taglierini; la mestola si regga in mezzo; più bollono e più crescono. Cotti che siano pesta delle noci. Stempera con acqua e mettila sui taglierini aggiungendo zafferano di cui puoi anche fare a meno.) (Giovanna Casagrande, in “Gola e preghiera nella clausura dell’ultimo ‘500”, 1989)


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