Quali i rimedi naturali per combattere questi disturbi?
Sempre per quanto riguarda gli interventi per uso esterno, voglio ricordare alcune piante utili per fare impacchi e impiastri. L'arnica, il tamaro, la pratolina (bellis perennis), sono da preferire negli indolenzimenti e dolorosità legati a traumi, anche di vecchia data. L'azione analgesica può essere rafforzata dall'edera ed anche dell'iperico.
Quest'ultima pianta, tanto di moda ai nostri giorni per la depressione, rimane sempre un ottimo rimedio per uso esterno nei casi di coinvolgimento di parti fortemente innervate. Quando vi sono problemi ai tendini si può ricorrere alla ruta ed in caso di versamenti (sinoviti, borsiti), sarà utile la Brionia (1). Per produrre una certa azione revulsiva, preziosa in molti disturbi artro-reumatici ed anche nelle sciatalgie, si può ricorrere a piante come la senape nera, il cren e l'aglio con una certa prudenza, soprattutto per la senape nera (2). Nel quadro delle strategie di tipo esterno prenderò ora in considerazione quelle più cruente:
l'URTICAZIONE e l'APITERAPIA.
La flagellazione con le ortiche era tenuta in grande considerazione nell'antichità non solo per i reumatismi, ma anche per altri problemi: l'assenza di mestruazioni, la perdita di virilità etc. Questa tecnica pur di una certa utilità per i dolori artro-reumatici ha dei limiti in quanto la materia prima fresca viene a mancare per lunghi periodi di tempo, inoltre la reazione cutanea è molto violenta e mal sopportata dall'uomo civilizzato.
Per quanto riguarda l'apiterapia, va ricordato che non si tratta di un metodo idoneo al "fai da te": la terapia con le punture d'api va effettuata sotto controllo medico perchè gli individui particolarmente sensibili possono avere reazioni brutali anche molto pericolose. Per le persone non allergiche in genere il problema non sussiste. Le quattro, cinque punture nella stessa zona si possono sopportare. Non si può prescindere da un forte bruciore che però passa presto.
Da circa un secolo più di qualche medico ha fatto ricorso all'apiterapia. Studiosi americani e russi hanno potuto accertare la validità del veleno d'ape per la sua capacità a stimolare le surrenali aumentando il tasso di cortisone ma più in generale è stata accertata la possibilità di stimolare il sistema immunitario.
Le applicazioni dirette dell'apiterapia si effettuano di solito prelevando con una pinza l'ape ed applicandola sulla parte da trattare. Non entriamo nei dettagli, quello che desidero evidenziare è che si inizia con una sola puntura verificando la reazione dell'organismo anche dopo qualche ora. I giorni successivi si aumenta gradualmente il numero di applicazioni.
In Cina per rivitalizzare l'organismo, specialmente al cambio di stagione (autunno/primavera), da migliaia di anni si effettua una singolare cura. Ogni giorno si punge con un ape il soggetto per ventotto giorni in un nuovo punto del corpo.
In Bulgaria si sono effettuate applicazioni degli ultrasuoni per l'introduzione del veleno d'ape in punti ben determinati. I risultati sono stati incoraggianti.
A conclusione di questo articolo sulle applicazioni esterne, ritengo utile riportare una formula fitoterapica valida in caso di dolori ben localizzati, di grande effetto soprattutto per le sciatalgie.
Macerare per 2 giorni: a) fichi secchi macinati gr. 300 – b) semi polverizzati di senape nera gr. 300 – c) farina di mais gr. 150.
Il liquido di macerazione è costituito da mezzo litro di vino bianco secco + 200 gr. di alcool da liquori a 95°. Bagnare con alcool la parte dolente e coprire con l’impiastro sopra descritto. Coprire con una pezzuola o un’asciugamano e lasciare in applicazione per tre-quattro ore, poi togliere e ungere con olio d’oliva. Si consiglia di ripetere l’applicazione dopo qualche giorno.
Note:
(1) Di questa pianta si utilizza la radice, che deve essere fresca, ciò vale anche per il tamaro.
(2) Vedi dispensa "Rimedi naturali" – Biolcalenda dispense al capitolo impacchi e impiastri.