Un contributo per le api (ed altri insetti utili). Sappiamo bene quale sia l’importanza strategica delle piante per l’intera economia naturale poiché la vita sulla Terra dipende principalmente dalle funzioni svolte proprio dai vegetali, che sono definiti anche produttori primari perché si trovano proprio alla base della catena alimentare, da cui dipende il sostentamento di tutti gli altri organismi viventi (sia erbivori che carnivori).
All’interno del regno vegetale vi è un gran numero di specie che per potersi riprodurre e propagare necessita dell’intervento di insetti impollinatori come api, bombi, sirfidi, osmie e altri apoidei selvatici. A sua volta, la vita degli insetti come le api dipende direttamente dalla disponibilità di nutrimento fornito appunto dalle piante (nettare, polline) ed anche dalla disponibilità di altre risorse fornite sempre dal regno vegetale per poter sviluppare pròpoli. In quest’ultimo caso risulta strategica la presenza del Pioppo (Populus spp.) e dell’Alloro (Laurus nobilis).
Vi è dunque una stretta relazione di interdipendenza e cooperazione reciproca tra il regno vegetale ed il mondo delle api (e altri insetti utili). Si tratta di simbiosi organica e sostegno reciproco.
Sappiamo anche, purtroppo, che oggi l’ape si trova sempre più in difficoltà a causa di svariati fattori come il cambiamento climatico (caldo e siccità ) e l’inquinamento ambientale.
Il caldo e la siccità possono determinare conseguenze negative per l’ape in maniera diretta e indiretta, mentre l’inquinamento dovuto alle attività antropiche (come agricoltura, industria e circolazione di autoveicoli inquinanti) può provocare una esposizione di tipo cronico oppure di tipo acuto a sostanze nocive in grado di danneggiare le funzioni vitali di questi importanti organismi, arrivando anche a fenomeni estesi di moria. Ad essere danneggiate non sarebbero solamente le api ma anche tutti gli altri insetti utili in grado di svolgere mansioni e servizi vantaggiosi per l’intera economia naturale; oltre all’impollinazione basti pensare alla possibilità di sfruttare e valorizzare i rapporti di antagonismo tra organismi viventi al fine di limitare e contenere organismi che possono risultare nocivi o dannosi (controllo biologico). In questo caso andrebbe dunque favorita la presenza di insetti utili in grado di predare o parassitizzare insetti che risultano dannosi per l’agricoltura (rapporto preda-predatore).
Spesso, purtroppo, questi insetti utili sono molto sensibili alle variazioni ambientali risultando più fragili ed anche più suscettibili alla presenza di inquinanti, mentre gli insetti nocivi dimostrano una resistenza superiore ed una migliore adattabilità (tutto ciò ne determina una maggiore proliferazione). Questo perché l’antropizzazione, così come la conosciamo oggi, ha esercitato una pressione selettiva che di fatto ha ridotto il numero complessivo di specie a favore di poche specie dal carattere invasivo e generalista. Ciò è dovuto anche all’impoverimento degli habitat, mentre una gestione oculata dei territori può facilitare la presenza di organismi utili consentendo anche un loro insediamento stabile e continuativo nel corso del tempo.
Gli insetti utili divengono poi co-produttori all’interno dell’azienda agricola (organismo agricolo) offrendo i servizi essenziali già citati sopra.
Un altro fattore fondamentale riguarda le risorse alimentari disponibili durante il periodo di attività delle api. Se è vero che un gran numero di piante necessita dell’intervento degli impollinatori per potersi riprodurre e propagare, è altrettanto vero che le stesse api esigono la presenza di piante nutrici per potersi nutrire. È importante che vi sia una adeguata quantità di risorse alimentari, ma è altrettanto rilevante la qualità di queste risorse nel senso di pluralità e molteplicità di specie differenti.
Le risorse alimentari delle api possono essere rappresentate da svariate categorie di piante: dalle specie spontanee (o selvatiche) alle specie coltivate (coltivate non solo per scopi commerciali ma anche per finalità ornamentali). Questo significa che diversi gruppi di vegetali possono essere utilizzati dalle api come fonte alimentare, e tra questi figurano le stesse piante coltivate (colture erbacee, foraggere, colture arboree), alberi e arbusti spontanei, fiori selvatici di tipo erbaceo, fiori e piante da giardino o parco (ornamentali). Come già ribadito, sarebbe necessario un approvvigionamento alimentare garantito durante tutto il periodo di attività nel corso dell’anno. È importante che vi sia disponibilità continua di nutrimento, ed anche di risorse idriche soprattutto durante la stagione calda. Purtroppo la struttura del paesaggio rurale è stata impoverita, banalizzata e semplificata per rispondere a logiche di produttività e specializzazione. Rispetto al paesaggio agricolo tradizionale (nel quale era presente una pluralità ed una molteplicità eterogenea di forme vegetali differenti) quello che si è definito in epoca moderna è un paesaggio semplificato ed uniforme. Ciò è dovuto alla specializzazione ed alla massimizzazione delle rese, per cui tutto ciò che non è considerato remunerativo in termini economici viene eliminato nel corso del tempo (ad esempio alberature, siepi, fasce boscate, inerbimenti spontanei). Da una parte abbiamo dunque un modello agroecologico (che potremmo definire dinamico) nel quale vi è un alto numero di relazioni e connessioni tra svariati organismi, mentre dall’altra parte abbiamo un modello statico nel quale i rapporti di scambio e collaborazione sono minimi. Tutto ciò ha ripercussioni sull’equilibrio e la stabilità dell’ecosistema (ed anche dell’agroecosistema).
Come detto, anche le stesse colture potrebbero rappresentare una potenziale fonte alimentare per le api. Sfortunatamente l’applicazione delle logiche agroindustriali (soprattutto in Pianura Padana) ha contribuito alla diffusione di un numero limitato di colture, presenti su ampie superfici, che molto spesso non offrono alcun nutrimento per api, apoidei e altri insetti utili (o forniscono un apporto ridotto e di scarsa qualità nutritiva).
Una delle specie arboree più strategiche e interessanti è senza dubbio il Ciliegio e, più in generale, tutte le specie coltivate e spontanee appartenenti al genere Prunus. Il genere Prunus, oltre alla qualità della fioritura, può offrire nutrimento già dalla fine dell’inverno e dunque risulta strategico proprio in questa delicata fase annuale.
Altre specie coltivate in grado di fornire buon nutrimento nel corso dell’anno per api e apoidei (solo per citarne alcune) sono la Colza, la Lupinella, il Lampone (Rubus spp.), vari Trifogli, la Facelia, il Grano saraceno, il Girasole.
Tra i diversi alberi e arbusti spontanei, anche qui occorre citare in primis quelli che possono offrire nutrimento già dalla fine della stagione fredda come il Nocciolo, il Tasso, il Corniolo ed il Prugnolo, ma soprattutto e principalmente i Salici (Salix spp.), che per vari motivi rappresentano uno dei generi più apprezzabili. E poi a seguire nel corso dell’anno altre specie come l’Acero campestre (Acer spp.), il Biancospino, l’Acacia (Robinia pseudoacacia), la Frangola, il Tiglio, l’Edera (rampicante). Solo per citare alcune delle piante più utili.
(Segue)